domenica 28 aprile 2024

“Viva l’Italia antifascista”.



- Antonio Scurati vi aspetta questa domenica a Che Tempo Che Fa sul Nove.

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Voeller: “Il Bayer è dominante, la Roma di De Rossi bella da vedere. In finale chi meriterà”

 


GAZZETTA DELLO SPORT 

Il passato bussa di nuovo, ma sarà bello rivederlo. “Sarò all’Olimpico con la famiglia, mia moglie Sabrina, romana, due dei miei figli, Greta e Kevin. Io, loro, Roma, la Roma e il Leverkusen. Bello. Una partita con tanto amore. Ma non chiedetemi pronostici, è sempre difficile, sono anche mezzo romano”. Rudi Voeller, 64 anni, ex giocatore e allenatore giallorosso e anche del Bayer, con cui poi ha proseguito la carriera dirigenziale, due anni fa aveva lasciato le cariche operative del club per una tranquilla pensione, rimanendo nel consiglio di sorveglianza, ma continuando a vivere nel club.


Buongiorno signor Voeller, giovedì prossimo il Leverkusen incontra la Roma in semifinale di Europa League, proprio come un anno fa: quanto è diverso da quello della stagione scorsa?

“Innanzitutto sta vivendo un momento eccezionale, ha vinto il campionato tedesco per la prima volta, si può immaginare. In ogni posto della Germania in cui vado si complimentano per il gioco, tutti riconoscono che non è stata una questione di fortuna, casuale o altro. E poi ci sono altri protagonisti, rispetto alla semifinale in cui passò la Roma”.


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Xabi Alonso è diventato subito una star fra gli allenatori: visto da vicino, com’è, come lavora?

“Bravissima persona, sempre corretto, allena come giocava, ha un grande stile. E ha migliorato tanti giocatori. Penso a Jonathan Tah, il difensore centrale: con Xabi Alonso ha fatto un salto in avanti incredibile. Ma non è l’unico”.


Oltre alle mosse del tecnico, un nome sopra agli altri da temere?

“Florian Wirtz, il nostro pupillo anche in nazionale, è un fuoriclasse: è ancora migliore rispetto all’anno scorso, lui fa davvero la differenza”.


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Daniele De Rossi prenderà appunti: come giudica la sua avventura sulla panchina romanista?

“Sono contento per la Roma, per Daniele. Ci siamo scambiati alcuni messaggi, complimenti vari. Siamo amici non so da quanti anni. E’ un bravissimo ragazzo e sta diventando anche un grande allenatore. Sono felice se arriva in Champions League, lo merita”.


Ha visto giocare la sua Roma?

“Sì. l’ho già vista un paio di volte: mi è piaciuta, gioca in un modo diverso da quello di Josè Mourinho”.


Perché?

“I giocatori sono molto disciplinati in campo, hanno un sistema e una tattica chiara: sarà difficile anche per il Leverkusen, che probabilmente avrà più possesso palla, però sono sicuro che si dimostrerà una sfida ad alto livello, proprio da semifinale europea, bella per la gente”.


E lei come la vivrà?

“Sono stato invitato dal Leverkusen per questa trasferta. Sono contento di vedere una partita all’Olimpico, con questi tifosi eccezionali, con questo spettacolo straordinario. Sono felice, perché anche per me è qualcosa di particolare. Sarà anche questa volta una sensazione strana, per quello che ho fatto a Leverkusen e perché la Roma per me è una storia indimenticabile, e in città sono nati anche tre dei miei cinque figli. Spero che sia una bella partita anche al ritorno, qui in Germania. Andrà in finale chi avrà giocato meglio e avrà così meritato il passaggio del turno”.

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🛎️ 𝗚𝗟𝗜 𝗔𝗠𝗕𝗔𝗦𝗖𝗜𝗔𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗜 𝗗𝗘𝗟 𝗖𝗔𝗟𝗖𝗜𝗢: 𝗖𝗔𝗟𝗖𝗜𝗔𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗔𝗭𝗭𝗨𝗥𝗥𝗜 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗗𝗔𝗟𝗟'𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 - 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝟭




Al giorno d’oggi, non è così raro sentire storie di calciatori italiani che, per ragioni di vario tipo, decidono di abbandonare l’Europa in cerca di maggiore fortuna (calcistica o economica che sia). Storie che, puntualmente, stuzzicano la nostra curiosità, aprendo discussioni intra ed interpersonali in merito alla condivisibilità della scelta fatta dal giocatore. Storie che, per la loro indiscutibile unicità, secondo noi di Sottoporta, meritano sempre di essere raccontate.

A tal proposito, perciò, ci siamo chiesti: “Ma perché non farveli conoscere tutti, i nostri ambasciatori del calcio sparsi in giro per il mondo?“ 

Ecco a voi, dunque, una breve rubrica, divisa per macro-aree, sui calciatori italiani attualmente in attività fuori dai confini europei, tra volti (stra)noti e insospettabili scoperte. 


𝗠𝗲𝗱𝗶𝗼 𝗢𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 (𝗲 𝗖𝗮𝘂𝗰𝗮𝘀𝗼)


In questo primo “capitolo”, il nostro viaggio comincia dal Medio Oriente, senz’altro la destinazione più in voga degli ultimi anni, nonché la macro-area che, calcisticamente parlando, sta causando maggiore controversia. 

Qui, troviamo subito uno dei più celebri rappresentanti del calcio italiano all’estero, ovvero 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗩𝗲𝗿𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶. Il centrocampista abruzzese, a causa di un rapporto non così idilliaco con il nuovo allenatore Luis Enrique, la scorsa estate ha deciso di trasferirsi in Qatar e vestire la maglia dell’Al-Arabi. Una decisione che forse ha accontentato tutti, considerati la cifra a cui è stato ceduto dal PSG (45 milioni) e il suo stipendio annuo attuale (30 milioni).

Il pescarese, però, non è l’unico azzurro a giocare nella Stars League qatariota: anche il giovane 𝗜𝗯𝗿𝗮𝗵𝗶𝗺𝗮 𝗕𝗮𝗺𝗯𝗮, infatti, ha scelto di proseguire la sua ancora breve carriera nel paese sede degli ultimi mondiali. Cresciuto nelle giovanili della Pro Vercelli e maturato definitivamente al Vitoria Guimaraes, Bamba è un difensore centrale classe 2002 ancora piuttosto promettente, sebbene in questa stagione in forza Al-Duhail stia giocando al di sotto delle aspettative. Un suo ritorno in Europa, insomma, è tutt’altro da escludere. 


Basta spostarsi di pochi chilometri, per scovare i prossimi italiani emigrati fuori dall’Europa: il primo è l’ex Sampdoria 𝗠𝗮𝗻𝗼𝗹𝗼 𝗚𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗱𝗶𝗻𝗶 che, dal luglio scorso, sta giocando (e segnando) con gli emiratini dell’Al-Nasr Dubai. Con 33 anni da compiere, dopo 69 gol in Serie A e più di 50 presenze in Premier League, non si può proprio dire che la sua non sia una “pausa” meritata. Il secondo, invece, è passato per l’altra squadra di Genova, lasciando forse un ricordo meno indelebile: si tratta di 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹 𝗕𝗲𝘀𝘀𝗮, che dopo una breve esperienza in Brasile (suo paese natale), si è stabilito ormai da due anni nell’Al-Ittihad Kalba. 


Proseguiamo, poi, facendo tappa nel campionato più chiacchierato della penisola araba, ovvero la Saudi Pro League, dove troviamo un altro brasiliano con passaporto italiano: 𝗟𝘂𝗶𝘇 𝗙𝗲𝗹𝗶𝗽𝗲. La sua esperienza europea si è (momentaneamente) conclusa dopo sei anni alla Lazio e uno al Betis, e ora, in Arabia Saudita, condivide lo spogliatoio con nomi altisonanti, quali Benzema, Fabinho e Kanté. La carta d’identità segna 27 anni: il tempo per tornare nel calcio che conta ci sarebbe pure, ma ci sarà anche la voglia?


Prima di spostare lo sguardo sul prossimo continente, c’è ancora un paese da dover menzionare, nel cui campionato militano altri due nostri connazionali, dai cognomi molto meno rinomati rispetto a quelli citati finora. Nella Bardsragujn chumb (no, non ce la siamo appena inventata, così si chiama la massima divisione calcistica armena), giocano infatti 𝗦𝘁𝗲𝗳𝗮𝗻𝗼 𝗖𝗿𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗮𝗿𝗼 e 𝗩𝗮𝗹𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗩𝗶𝗺𝗲𝗿𝗰𝗮𝘁𝗶. 

Il primo, a 22 anni, è un terzino destro praticamente alla sua prima esperienza da professionista, che sta cercando di ritagliarsi un posto tra le file del West Armenia, club coinvolto in una serratissima lotta per la permanenza nella massima categoria; il secondo, invece, classe ‘95, è ormai al quinto anno in Armenia ed è l’attuale portiere titolare del FC Noah, squadra momentaneamente in testa alla classifica del torneo. Molto eloquenti, per l’analisi in questione, le parole rilasciate da quest’ultimo in un’intervista del 2022: “In Italia avevo pensato di cercare una squadra, ma mi sono fermato quando in Serie C mi è stato detto che, nonostante fossi conosciuto, non servivo perché non portavo soldi e nessun tipo di valorizzazione.” Con buona pace di chi sostiene che si tratti sempre e solo di una scelta economica. 


𝗔𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮


Dall’altra parte del canale di Suez, secondo le fonti principali, al momento c’è un solo giocatore di nazionalità italiana in un campionato di massima serie. 

L’unico calciatore azzurro in attività nel continente africano, infatti, sembra essere 𝗭𝗮𝗸𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗛𝗮𝗺𝗮𝗱𝗶, esterno offensivo ventiseienne in forza al Mouloudia d'Oujda, squadra di bassa classifica della Botola (la “Serie A” marocchina). Cresciuto nelle giovanili del Milan, ha fatto il suo debutto tra i professionisti al Chiasso, nella seconda divisione svizzera, per poi passare per l’Yverdon-Sport, i dilettanti del Wolfsburg II e il Bellinzona. Dal 2022, è tornato nella terra di origine dei genitori, dove sta giocando sì con continuità, ma senza mai riuscire a spostare gli equilibri delle partite in cui è in campo. 


E voi, finora, li conoscevate tutti? Ce ne sono altri, nei continenti analizzati, che giocano magari nelle serie minori e che non abbiamo menzionato? Fatecelo sapere nei commenti!

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Nella mappa globale della siccità, l'Italia è fra i punti caldi

 


Sono 21 le zone a rischio nel mondo, dal Nord della Cina al Cile
 
 L 'irrigazione delle colture agricole è fra le cause della crisi idrica, accanto al cambiamento climatico e lala crescita demografica (fonte: zms, iStock) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla Cina settentrionale alle coste cilene, sono 21 le aree del mondo nelle quali la disponibilità di acqua sta diventando un problema e fra queste c'è l'Italia, dove la causa principale è l'irrigazione per l'uso agricolo.

E' il quadro che emerge dalla prima mappa globale della siccità, che raggruppa in sette zone i 21 punti caldi della crisi idrica, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters: coordinata dall'Università olandese di Utrecht, è stata condotta con il finanziamento della National Geographic Society.

Oltre all'uso agricolo, domestico e municipale dell'acqua, le altre principali cause della carenza sono i cambiamenti idroclimatici e la crescita demografica,

Più in generale, ad accomunare le 21 aree, identificate grazie all'analisi combinata di modelli idrogeologici e di 300 casi descritti nella letteratura scientifica, è l'esistenza di un divario significativo tra la domanda di acqua da parte dell'uomo e la disponibilità di questa risorsa. "Sebbene abbiamo scoperto che la scarsità d'acqua ha fattori simili in alcuni punti caldi, l'impatto sulle persone, sugli ecosistemi e sulle economie, così come le risposte sociali e politiche, potrebbero variare notevolmente da luogo a luogo", osserva Myrthe Leijnse, prima autrice dello studio e ricercatrice dell'Università di Utrecht. "Speriamo che questa ricerca - ha aggiunto - dimostri ai decisori politici che, se esistono fattori comuni che contribuiscono alla scarsità d'acqua, possano esistere soluzioni comuni per affrontarla".

Sarebbe un errore pensare ai punti caldi della siccità solo come a luoghi dall'aspetto arido: "la scarsità d'acqua non si presenta sempre come un lago o un fiume che si prosciuga in un clima arido, ma può manifestarsi anche in climi più umidi come un flusso temporaneamente basso o un abbassamento dei livelli delle acque sotterranee", dice uno degli autori della ricerca, Marc Bierkens, National Geographic Explorer e professore di Idrologia all'Università di Utrecht.

L'Italia appartiene alla zona che comprende il maggior numero di punti caldi: ben otto su 21, tutti accomunati dall'uso agricolo dell'acqua. Con il nostro Paese fanno parte di questo gruppo la grande pianura alluvionale della Cina settentrionalela valle che attraversa la zona centrale della California, gli altipiani degli Stati Uniti occidentali, la valle del Nilo bianco in Sudan e il delta del Nilo.

Fra le altre sei zone, la penisola arabica soffre di una bassa disponibilità di acqua naturale contro un elevato consumo di acqua pro capite, mentre in Cile centrale, Spagna e nel bacino australiano del Murray Darling il problema è il progressivo calo delle precipitazioni; l'impatto della crescita della popolazione si fa sentire nei bacini fluviali dell'Indo e del Gange, l'impoverimento delle acque superficiali e sotterranee è un problema nelle zone costiere di Perù e Iran, lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee sta provocando il cedimento del terreno in Messico, Giava e Vietnam; infine, in Thailandia, uno dei maggiori esportatori di riso al mondo, è un serio il cosiddetto commercio virtuale dell'acqua, ossia la quantità di acqua necessaria per questa produzione.

(ANSA)

Cheney71



Iraq approva legge contro i gay, fino a 15 anni di carcere

 


Finora l'omosessualità era tabù ma non era previsto il carcere 
 

 
Iraqi Prime Minister Mohammed Shia al-Sudani © ANSA/EPA

Il Parlamento iracheno ha approvato una legge che punisce le relazioni omosessuali con condanne fino a 15 anni di carcere.

Le persone transgender possono essere detenute per un periodo compreso tra uno e tre anni.

Una precedente bozza aveva proposto la pena capitale per le relazioni omosessuali, in quella che gli attivisti avevano definito una "pericolosa" escalation contro i diritti umani. I nuovi emendamenti consentono ai tribunali di condannare le persone che hanno relazioni omosessuali a pene comprese tra i 10 e i 15 anni di carcere, in un Paese in cui le persone gay e transessuali devono già affrontare frequenti attacchi e discriminazioni. La legge prevede inoltre una pena minima di sette anni di carcere per la "promozione" di relazioni omosessuali e una pena da uno a tre anni per gli uomini che si comportano "intenzionalmente" come donne. La legge emendata rende reato il "cambiamento di sesso biologico basato su desiderio e inclinazione personale" e punisce le persone transgender e i medici che effettuano interventi chirurgici con una pena fino a tre anni di carcere. L'omosessualità è un tabù nella società conservatrice irachena, ma in precedenza non esisteva una legge che punisse esplicitamente le relazioni tra persone dello stesso sesso.

(ANSA)

Cheney71



Nuovo arresto per Antonio Savino Presidente dell’ Unac

 


BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI!

 

1. BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO   
2. SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA FUTURA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

 


  
 

paolo daniela santanchèPAOLO DANIELA SANTANCHÈ

DAGOREPORT - QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI

Su un antico numero del rinomato e patinato mensile di architettura e arredamento "AD", spicca un servizio nel quale si legge: "Daniela e Paolo Santanchè […] lei è una psichiatra che lavora nella comunicazione, lui è un chirurgo delle dive" – vedi foto.

 

Essì, pare che per un certo periodo, vantando un’inesistente laurea in psicologia, Danielona abbia ricevuto nello stesso studio milanese dell’allora ancora marito Paolo Santanchè, pazienti a disagio per il loro aspetto. Sarebbe anche l’unico periodo in cui la Pitonessa avrebbe usato il suo cognome con tanto di targa sulla porta, ''Dottoressa Garnero, psicologa''...

 

Estratto da “AD Italia”

 

Articolo AD su Paolo Daniela SantancheARTICOLO AD SU PAOLO DANIELA SANTANCHE

"Volevamo almeno cinque camere da letto, con i relativi servizi", riprende Daniela Santanchè, "una per noi e quattro per gli ospiti. Più l'alloggio per le persone di servizio. Lo stazzo non poteva darci nemmeno cento metri quadrati: e il rispetto per l'ambiente, più ancora dei vincoli edilizi, ci impediva di progettare una costruzione del tutto nuova, di maggiori dimensioni. Era stato per questo che molti prima di noi avevano finito per rinunciare".

 

Come sia successo che proprio quello stazzo sia diventato la casa che sognavano Daniela e Paolo Santanchè […] lei è una psichiatra che lavora nella comunicazione, lui è un chirurgo […] delle dive, perché è alle sue mani che soprattutto le attrici affidano il proprio fascino compromesso dal tempo, con la certezza del risultato e, naturalmente, dal più assoluto segreto.

 

RIVISTA ADRIVISTA AD

Ma né lui né lei vogliono arrendersi, e per questo coinvolgono un amico designer, Marco Fumagalli, che sta per laurearsi in architettura. Lo stazzo è nuovamente esaminato e si arriva a concludere che almeno il tetto bisogna salvarlo, anche perché appoggia su maestose travature di ginepro e su quattro pilastri portanti di granito […]

AD RIVISTAAD RIVISTA

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https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-bum-quando-pitonessa-strizzava-cervelli-nbsp-392964.htm 
BRIATORE71