mercoledì 22 febbraio 2012

Mercoledì delle Ceneri


Con l'espressione Mercoledì delle Ceneri (o Giorno delle Ceneri o, più semplicemente, Le Ceneri), si intende il mercoledi precedente la prima domenica di Quaresima che, nelle chiese cattoliche di rito romano e in alcune comunità riformate, coincide con l'inizio stesso della Quaresima, ossia il primo giorno del periodo liturgico "forte" a carattere battesimale e penitenziale in preparazione della Pasqua cristiana. In tale giornata, pertanto, tutti i cattolici dei vari riti latini sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l'astinenza dalle carni. Proprio in riferimento a queste disposizioni ecclesiastiche sono invalse alcune locuzioni fraseologiche come carnevale (dal latino carnem levare, cioè "eliminare la carne")o martedì grasso (l'ultimo giorno di carnevale, appunto, in cui si può mangiare "di grasso").
La parola "ceneri" richiama invece in modo specifico la funzione liturgica che caratterizza il primo giorno di Quaresima, durante la quale il celebrante sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronarli all'impegno penitenziale della Quaresima. Per questo il rito dell'imposizione delle ceneri prevede anche la pronuncia di una formula di ammonimento, scelta fra due possibilità: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» oppure «Convertiti e credi al Vangelo».
 el rito ambrosiano, in cui la Quaresima è posticipata di quattro giorni e inizia la domenica immediatamente successiva (e in cui pertanto il carnevale termina con il "sabato grasso"), l'imposizione delle ceneri avviene o in quella stessa prima domenica di Quaresima oppure, preferibilmente, il lunedì seguente. Il giorno di digiuno e astinenza viene invece posticipato al primo venerdì di Quaresima.
Mentre la tradizione popolare meneghina fa risalire il proprio carnevale prolungato, o "carnevalone", a un "ritardo" annunciato dal vescovo di Milano sant'Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio, nel tornare in città per celebrare i riti quaresimali, in realtà tale differenziazione cronologica dipende da un consolidato e più antico computo dei quaranta giorni della Quaresima, conservato peraltro anche nel rito bizantino.
L'imposizione delle ceneri sul capo del pontefice, che tradizionalmente avveniva nella basilica di Sant'Anastasia al Palatino per mano del cardinale protovescovo, per almeno cinque secoli si è svolta in silenzio. Stando alla dissertazione scritta dal cardinal Niccolò Maria Antonelli nel 1727, il rito era piuttosto antico, anteriore a papa Gregorio I (VI secolo), e si svolgeva «dicendo sacra illa verba: Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris» perlomeno fino al pontificato di papa Celestino III (1191-1198), mentre l'assenza di qualsiasi formula rituale («nihil dicendo») è sicuramente attestata con papa Urbano VI (1378-1389) ma potrebbe essere anticipata con buone ragioni all'inizio del Trecento. Il passaggio quindi al rito silenzioso sarebbe avvenuto nel XIII secolo, mentre la pronuncia della formula ammonitrice è stata reintrodotta all'inizio del Settecento.
Dalla basilica di Sant'Anastasia prendeva poi le mosse la solenne processione che, a piedi scalzi (almeno fino al XII secolo), saliva fino alla prima stazione quaresimale della basilica di Santa Sabina, sull'Aventino, dove i pontefici celebravano la messa stazionale e pronunciavano la loro omelia del Mercoledì delle Ceneri. Interrotta nel Settecento e ripresa da papa Giovanni XXIII nel 1962, facendola però iniziare dalla chiesa benedettina di Sant'Alselmo, a poca distanza da Santa Sabina, questa tradizione è continuata anche con i suoi successori.
Come accade normalmente con le maggiori celebrazioni religiose, anche il Mercoledì delle Ceneri può vantare una serie di curiosità, abitudini e costumi particolari riservati a questo giorno. A cominciare dal nome proprio Cenerina (più raro il maschile Cenerino), che deriva testualmente dall'appellativo di questa ricorrenza, e proseguendo con la tradizionale scampagnata delle Ceneri che, nel Parco Nazionale del Vesuvio, gli abitanti di Sant'Anastasia compivano ancora pochi decenni fa sul Monte Somma, percorrendone le pendici lungo la suggestiva strada ornata dalle stazioni della Via Crucis, per andare infine a dissetarsi con l'acqua limpida della sorgente Olivella.

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