venerdì 27 aprile 2012

Daniela Possenti l'avvocato (quasi) invincibile.


Daniela ci attende nel suo studio a Piazzale Clodio a pochi passi dal tribunale capitolino. Sulle  sue spalle già 8 anni da PM e l’attuale incarico di magistrato a Frosinone. Ci troviamo innanzi una donna decisa ma allo stesso tempo attenta, una persona giovane che dà comunque l'idea di averne viste già molte nel suo lavoro e di saper di dover condurre ancora molte battaglie per la GIUSTIZIA nel nostro paese.
Con lei parliamo di molte cose, di molte altre non dice per rispettare le regole del suo lavoro, ma il lavoro del bravo giornalista è rispettare chi ha davanti ma cercare di capire e sapere per rendere la notizia e l'intervista degna di questo appellativo.
"In Italia la giurisprudenza" va molto a rilento -è l'esordio dell'avvocato Possenti- "In Italia il lavoro non manca, le controversie sono infinite ed i casi spesso molto interessanti ma la lentezza dei processi è il grande problema del nostro paese". Nel 2011 L'Italia ha vantato il poco invidiabile record di sentenze inapplicate  ( 2.522 su un totale di 10.698) proprio a causa della lentezza della giustizia. È il quinto anno consecutivo che l'Italia conquista il  primato del Paese con il maggior numero di sentenze della Corte europea per i diritti dell'uomo rimaste inapplicate. Un fenomeno legato alla 'giustizia lumaca che fa del nostro Paese un sorvegliato speciale in sede europea. Alle spalle del'Italia, nella classifica 2011 degli Stati inadempientì stilata a Strasburgo, si colloca la Turchia con 1.780 casi seguita della Russia con 1.087 casi, della Polonia (924) e dell'Ucraina (819). "Siamo passati dal trattore al satellite senza intermezzo con le conseguenti difficoltà"- ci racconta Daniela- le leggi sono molte, i cavilli, tantissimi, le sentenze in attesa di giudizio un'infinità e poi ci sono le attese snervanti di chi è implicato e deve sapere come andrà a finire.
I giuristi, gli avvocati, soprattutto i magistrati, hanno il compito di ricostruire la realtà passata.
“Mi è capitato durante l'esercizio della mia professione  di sentire qualche giudice ammonire la persona che reclamava dinanzi a lui i suoi diritti, che non avrebbe vinto la causa  a seconda della ragione o meno, ma se il processo avesse dato un risultato istruttorio coincidente con quello espresso da lui che chiedeva giustizia”.  Poi ci sono le divergenze delle parti.
I giuristi devono dare una rappresentazione dei fatti tra l'altro ormai passati similmente o ancor più di quanto fanno i fotografi, i pittori, gli scultori, i musicisti (i quali tutti si rifanno ad un modello, spesso più vicino alla rappresentazione di quanto non sia quello dei giuristi).
I giuristi si possono quindi grosso modo considerare anche loro degli artisti, chiamati a rappresentare una realtà per loro sempre trascorsa. E il diritto in tal caso diventa in qualche modo un'arte giusta o sbagliata che sia.  Forse il quesito è ozioso od addirittura impossibile, perché il giusto in arte equivale al bello e l'errore, equivale al brutto. Ma una tale scelta la danno i critici i cui giudizi, poi a distanza i anni possono rivelarsi sbagliati. O comunque da aggiornare.. Tutta l'arte moderna o postmoderna (e anche quella passata) è stata giudicata in maniera differente tra tempo e tempo. La risposta che mi pare possibile è quella che si poggia sull'evoluzione dei giudizi, non sulle opere. Cambia il tempo, cambia il gusto, cambiano i canoni estetici e razionali, mentre non cambia l'oggetto del giudizio. Questa è la regola. Poi esistono le eccezioni, e la principale è quella della distorsione voluta, dei fatti e delle norme giuridiche da applicare al caso specifico. I principali protagonisti di questa opera di distorsione,quando si tratta di giurisprudenza, sono senza dubbio gli avvocati, perché il loro codice deontologico consente questa operazione, giacché il protagonista, colui che va sempre assistito, è l'utente che appunto si affida ad un avvocato, il quale è tenuto a rispettare un tipo di condotta, che non include di certo quella di raccontare ai giudici tutta la verità e di indicare le norme applicabili al caso. Molte volte è proprio il conflitto tra avvocati e giudici, ad apparire più evidente, perché in questo campo i media televisivi e giornalistici arrivano ad un vasto pubblico, e appare naturale, mente naturale non lo è, ma dovuto al fatto che le due categorie si fanno in partenza l'idea che ognuno ha il suo modo di rappresentare la realtà.
Non posso dire quale categoria abbia ragione, ma quel che è certo che il dissidio nasce da questa ragione.  Poi vi è anche la figura del  giudice di pace  un giudice non professionale chiamato a decidere cause minori, in ambito civile e penale. Alla denominazione corrispondono, però, significati diversi a seconda dell'ordinamento giuridico di riferimento. In Italia il termine "giudice di pace" è stato adottato per indicare un magistrato onorario (comunemente detto "non togato"), nominato dal Ministro della Giustizia a seguito di una selezione per titoli, bandita, a livello distrettuale, dal Presidente della Corte di Appello, su conforme deliberazione del Consiglio Superiore della Magistratura, tra i laureati in Giurisprudenza che abbiano conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione forense o che abbiano esercitato funzioni giudiziarie, di età non inferiore agli anni trenta e non superiore ai settanta. I giudici onorari sono citati nell'articolo 106 della Costituzione Italiana. E secondo Daniela, d i diritti dei magistrati onorari sarebbero tutti da rivedere.
Capitolo a parte quello concernente alcuni processi infiniti: “a volte è un problema di prove – ci dichiara l’avvocato Possenti” gli inquirenti attualmente hanno metodi scientifici all’avanguardia ma in passato tutto questo non avveniva ed i tempi ed i modi di conduzione delle indagini non aiutavano sempre i processi e la loro conclusione.



Eccovi alcune pillole estratte dal nostro incontro.
L’avvocato Possenti ci tiene  a sottolinerare che “Il diritto è appesantito ma resta il migliore possibile provenendo direttamente dal Diritto Romano” sinonimo di perfezione.
La prescrizione breve in Italia è inutile.
I reati medio piccoli sono trattati con disinteresse. L’impatto sociale è basso.
Sui tre gradi di giudizio: spesso il primo grado è eccessivamente duro, il secondo media, poi la Cassazione indirizza le procedure.
Contraria alla spettacolarizzazione dei processi rischiano di essere influenzati  dall’eccessiva pressione su inquirenti e giudici. Bisognerebbe fare un passo indietro, meno spettacolo e più sostanza. Un esempio il giallo di Via Poma (di queste ore l’assoluzione del principale imputato), in Italia si hanno i mezzi per fare le indagini meglio che in altri paesi ma i parametri non vanno contaminati

Reato di stalking è arrivato in ritardo ed il processo stesso avviene in tempi ritardati. La condanna è necessaria che arrivi nel minor tempo possibile e non dopo anni.

Sulla violenza in famiglia. “La società è passata dal carro bestiame alla Ferrari troppo velocemente. Ancora esiste il senso di proprietà………………..
Per concludere chiediamo a Daniela cosa farà da grande: “ soltanto il tempo potrà dirlo, per ora lavoro per i miei assistitii e per il mio Paese sperando che le riforme possano agevolare me ed i miei colleghi”. Un avvocato vincente che ama il suo lavoro può considerarsi quasi invincibile….al resto devono pensare i nostri governanti…..
Ha mai paura? “Un PM se ha paura lavora anche meglio. Quindi mai negare di avere paura aiuta a sapersi gestire ed a migliorare. (RD).




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