domenica 29 aprile 2012

Sindacati come lo spendete il finanziamento pubblico?

Francesco Clementi

 Domani il ministro Giarda dovrebbe proporre la sua prima relazione sulla spending review. Ma allora perché, in epoca di spending review per tutto ciò che è pubblico, non festeggiare questo 1° maggio di crisi facendo sapere ai lavoratori, in trasparenza e responsabilità - cioè per bene e nel dettagli - come i loro sindacati usano il denaro pubblico derivante dalle nostre tasse?


L’Italia è in una forte recessione. E abbiamo appena saputo che vi sarà un nuovo aumento della tassazione per fare fronte ai costi della crisi mentre, al tempo stesso, non si riesce a far sì che lo Stato sia il primo a pagare per i suoi debiti con i privati.
Eppure di sprechi dei soldi pubblici ancora ce ne sono. Basti pensare a quanti soldi pubblici “sono andati persi” (diciamo così) leggendo le inchieste del caso Lusi e della Lega, invece di utilizzare quel finanziamento pubblico per garantire l’uguaglianza delle chances di partecipazione di tutti alla vita politica (ex artt. 3-49 Cost.), un finanziamento che invece deve essere opportunamente mantenuto a mio avviso.
In questo quadro, a brevissimo –si dice- arriverà la spending review del pubblico, ossia “la” revisione della spesa pubblica, in modo tale da rendere la nostra spesa pubblica, appunto, molto più efficiente, riducendone i costi ed evitando così l’innalzamento dell’Iva.
In attesa di tutto ciò, posto che nulla può essere fuori dalla lente del controllo di come i soldi pubblici vengono spesi, mi è venuta una domanda, che ho girato ad alcuni colleghi giuslavoristi, ma ho ricevuto risposte un po’ vaghe. Per cui la pongo, qui, pubblicamente: quanto denaro pubblico ricevono i sindacati per porre in essere la loro funzione ex art. 39? Detta in altri termini: quanto pesa sul bilancio pubblico il sistema di finanziamento delle organizzazioni sindacali? Immagino non poco. Anzi, secondo alcune inchieste giornalistiche, moltissimo. [Si v. il volume del giornalista de l'Espresso Stefano Livadiotti: S. Livadiotti, L’Altra Casta. Privilegi. Carriere. Misfatti e fatturati da multinazionale L’inchiesta sul sindacato, Milano, Bompiani, 2009]. Assai sinteticamente, mi risulta che il loro bilancio dovrebbe essere alimentato, sostanzialmente, da tre fonti principali di finanziamento:
(a) i finanziamenti diretti, tramite le ritenute salariali;
(b) i finanziamenti indiretti, tramite l'attività dei c.d. enti parasindacali (patronati, CAF ed enti bilaterali);
(c) i finanziamenti percepiti tramite la retribuzione percepita dai lavoratori per lo svolgimento di attività di natura sindacale durante l'orario di lavoro, in forza dei diritti sindacali sanciti dallo statuto dei lavoratori e dalla contrattazione collettiva.
Escludendo i finanziamenti diretti (a), sarebbe utile conoscere a quanto ammontano dettagliatamente gli altri quelli di derivazione pubblicistica, posto peraltro che manca -come per i partiti- una legge che disciplini le organizzazioni sindacali. Forse, non sarebbe male se queste informazioni, in piena responsabilità e trasparenza, venissero alla luce in modo davvero pubblico, in modo tale che tutti possano cogliere fino in fondo il senso delle spese e delle scelte fatte in ragione della importante funzione democratica che i sindacati svolgono.
Di sicuro –immagino- gli addetti ai lavori ne hanno piena contezza dell’ammontare del finanziamento pubblico ai sindacati. Ma allora perché, in epoca di spending review per tutto ciò che è pubblico, non sarebbe utile che lo sapessero anche chi, come me, non è un esperto di bilanci sindacali? In fondo, anche quelli sono soldi pubblici e tutti-tutti dovrebbero conoscere nel dettaglio come vengono spesi, a maggior ragione se spesi per tutelare una importante funzione democratica.
Perché non festeggiare questo 1° maggio di crisi facendo sapere ai lavoratori, in trasparenza e responsabilità -cioè per bene e nel dettaglio, come i loro sindacati usano il denaro pubblico derivante dalle nostre tasse?



Nessun commento:

Posta un commento