sabato 30 giugno 2012

RETTIFICA

IL BISCIONE SNIFFA - L’AVVOCATO DI PAOLA BARALE CI INVIA LA SEGUENTE RETTIFICA ALL’ARTICOLO CHE DAGOSPIA HA RIPRESO DA “LA STAMPA”: “I FATTI NARRATI NELLA INTERCETTAZIONE SONO FALSI… E LA PUBBLICAZIONE È VIEPPIÙ LESIVA PERCHÉ DEL TUTTO GRATUITA; RIFERISCE FATTI RISALENTI NEL TEMPO; DEL TUTTO PRIVI DI INTERESSE PUBBLICO PER IL LETTORE. PAOLA BARALE, INFATTI, HA LAVORATO NELLA TRASMISSIONE “BUONA DOMENICA” CITATA FINO ALL’ANNO 2001”…

www.dagospia.com 

Riceviamo e pubblichiamo:
Paola BaralePaola Barale   STUDIO LEGALE DEL RE - SIRIANNI

Rettifica ai sensi dell'art. 8 L. stampa
La sottoscritta avv. Maddalena Claudia del Re, in qualità di rappresentante e difensore della sig.ra Paola Barale espone quanto segue:
in data 29 giugno 2012, sul sito internet denominato dagospia.com precisamente al seguente indirizzo web
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/1-bufera-di-neve-su-mediaset-in-una-telefonata-spuntano-costanzo-e-la-barale2-40883.htm
è pubblicato l'articolo dal quotidiano La Stampa a firma Andrea Sceresini: "Spacciavano cocaina a Mediaset" nel sommario: "Arrestati 22 uomini. E in una telefonata spuntano i nomi di Costanzo e della Barale".
paola barale a misteropaola barale a mistero
  Nell'indice iniziale, tutto in grassetto si legge: "1. Bufera di neve su mediaset: in una telefonata spuntano Costanzo e la Barale; 2. ""l'amico mio ha preso 12 anni di galera perché lavorava con Maurizio Costanzo. Davide Caffa, lui gli dava la barella... (cocaina) alla Barale, a Costanzo, ad ogni Buona Domenica ... Gli dava due etti e mezzo. Gliela pagavano profumata... È successo... E ha preso 12 anni".
3. l'ira di Paola Barale: "sono totalmente estranea ai fatti mai visto o sentito nulla. fare nomi senza verificare è da idioti. si rovina la reputazione delle persone". 4. la procura di Milano precisa che nessun VIP è stato mai sentito dagli inquirenti e non esiste assolutamente nessun riscontro: allora perché sputtanarli?"

3bo55 ta haggiag pa barale paola barale dvd14 paola barale raz degan paola barale raz degan Il servizio di Dago Spia è corredato di foto della sig.ra Paola barale di cui quella più in rilevanza è modificata con il programma photoshop e la rappresenta in foggia di drogata con occhiaie profonde e pupille (ovviamente modificate) piccole come spilli. Nella stessa foto a fare da sfondo una lametta per formare le cosiddette "piste", quantità notevole di cocaina e un rotolo di banconote, nonché il, conduttore Costanzo, non modificato.
Dall'articolo della Stampa è riportata la trascrizione di una conversazione telefonica tra tale Marco Damiolini e Raffaele Laudano nella quale, tra l'altro, il Damiolini racconta: "l'amico mio ha preso 12 anni di galera perché lavorava con Maurizio Costanzo. Davide Caffa, lui gli dava la barella... (cocaina) alla Barale, a Costanzo, ad ogni Buona Domenica ... Gli dava due etti e mezzo. Gliela pagavano profumata... È successo... E ha preso 12 anni".
Successivamente si precisa nell'articolo che la Procura di Milano, in assenza di riscontri, non ha ritenuto di dover sentire i personaggi citati. E il PM Sagermano spiega: "Mediaset è completamente estranea alle indagini".
costanzo baralecostanzo baralepaola baralepaola barale La signora Paola Barale con la presente richiesta di rettifica formale precisa di non aver mai conosciuto o incontrato le persone citate nell'articolo a parte, ovviamente, il signor Maurizio Costanzo.
I fatti narrati nella intercettazione telefonica riportata dall'articolo messi tra virgolette in cui viene citata la signora Barale, sopra integralmente richiamati, sono falsi e in ogni caso la signora Barale ne è del tutto estranea e non la riguardano assolutamente.
Si precisa inoltre che la pubblicazione della suddetta intercettazione, con la pubblicazione del nominativo della signora Paola Barale, riportato anche nel sommario dell'articolo, è lesivo della dignità e del decoro della signora Paola Barale poiché, con superficialità e leggerezza dell'articolista, la stessa viene collegata al mondo della droga, all'inchiesta che ha visto diversi arresti anche di dipendenti della società Mediaset, lasciando intendere al lettore un coinvolgimento giudiziario della famosa conduttrice televisiva nella suddetta inchiesta.
barale 301barale 301 La pubblicazione è vieppiù lesiva perché del tutto gratuita; essa, si ribadisce, riferisce fatti di un'intercettazione telefonica non corrispondenti al vero; risalenti nel tempo; non attuali e pertanto del tutto privi di interesse pubblico per il lettore. La signora Paola Barale, infatti, ha lavorato nella trasmissione "Buona Domenica" citata fino all'anno 2001.
barale dicembregqbarale dicembregq Per quanto sovraesposto, la signora Paola Barale ha subito e continua subire dalla pubblicazione del suddetto articolo danni gravi alla immagine e alla reputazione.
Si chiede pertanto a codesta spettabile testata così diffusa nella sua versione on-line di voler pubblicare la presente rettifica ai sensi dell'art.8 della legge sulla stampa, e di voler altresì eliminare integralmente il richiamo del tutto gratuito alla signora Paola Barale nel suddetto sito con contestuale eliminazione degli articoli riportati.
Con riserva di tutelare tutti i diritti della mia assistita Paola Barale nelle competenti sedi giudiziarie.
Si insiste per la pubblicazione della presente rettifica ai sensi dell'art. 8 della Legge sulla stampa.
Milano, 29 giugno 2012
avv. Maddalena Claudia del Re
RISPOSTINA
A DIFFERENZA DE "LA STAMPA", NEL TITOLO ABBIAMOCRITICATO IN MANIERA ESPLICITA IL FATTO CHE LA PROCURA DI MILANO MANDA ALLA STAMPA INTERCETTAZIONI TELEFONICHE SU PERSONAGGI CHE NON SONO STATI NE' INDAGATI NE' INTERROGATI. SECONDO, LA FOTO DELLA BARALE IN APERTURA NON E' STATA FATTA CON PHOTOSHOP PERCHE' RISALENTE A UNO SPETTACOLO DELLA STESSA SHOW-GIRL.
CORDIALI SALUTI
DAGOSPIA
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Chrome su iOS: perché è più lento di Safari?

Google Chrome per iOS

Google Chrome è più lento di Safari in quanto Apple impedisce al browser di utilizzare il motore di rendering Nitro.

Durante il Google I/O, in corso a San Francisco, l’azienda di Mountain View ha annunciato Chrome per iPhone e iPad, la versione iOS del noto browser desktop. Si tratta di una valida alternativa a Safari, sopratutto per la presenza di più funzionalità rispetto al browser integrato, ma i primi test pubblicati in Rete hanno rivelato una eccessiva lentezza nel rendering delle pagine web. Google ha realizzato un software scadente? No, la colpa in realtà è di Apple.

Safari utilizza un motore JavaScript, denominato Nitro, che sfrutta la compilazione JIT (Just-In-Time) per eseguire gli script e quindi aumentare la velocità di caricamento delle pagine. Ebbene, Apple impedisce ai browser alternativi e alle applicazioni web di terze parti di usare Nitro. Google Chrome, quindi, non è altro che una nuova interfaccia di Safari, in quanto è obbligato ad utilizzare una vecchia versione di Nitro, denominata UIWebView, per il rendering delle pagine web. Apple avrebbe imposto questo vincolo per garantire in teoria una maggior sicurezza del sistema operativo.
In base ai commenti pubblicati dagli utenti sull’App Store, Chrome è circa 3,5 volte più lento di Safari nel benchmark SunSpider. Gli screenshot mostrati in Rete indicano una superiorità ancora più marcata: Safari completa il test in 1.784 ms, mentre Chrome impiega 6.863 ms. La versione desktop di Chrome sfrutta il motore JavaScript V8, grazie al quale è diventato il browser più veloce in assoluto, ma come detto Apple ne proibisce l’utilizzo.
In definitiva, Apple sembra cercare di usare tutti i mezzi a sua disposizione per impedire agli utenti di scegliere un browser alternativo, nonostante Chrome integri diverse feature assenti in Safari, tra cui la possibilità di aprire un numero maggiore di schede. L’azienda di Cupertino non permette nemmeno di impostare Chrome come browser predefinito: tutti i link verranno quindi aperti automaticamente in Safari.

www.webnews.it




Fa troppo caldo. A Londra svengono le reclute da ore sotto il sole

Svenimenti a catena, malori e abbassamenti di pressione per una dozzina di cadetti della Metropolitan Police



Svenimenti a catena, malori e abbassamenti di pressione per una dozzina di cadetti della Metropolitan Police
Come riporta Repubblica.it, si sono registrati "svenimenti a catena, malori e abbassamenti di pressione, alla presenza del sindaco di Londra Boris Johnson una dozzina di cadetti della Metropolitan Police sono stati portati via dai medici del pronto intervento durante il giuramento delle reclute dell'accademia di polizia di Hendon". Le cause? Il caldo eccessivo. E dopo diverse ore sotto il sole, in molti non hanno retto.




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 www.cadoinpiedi.it

Nicola Zingaretti. La Sinistra Reale trova un nuovo modello: Israele


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di Miguel Martinez - www.kelebeklerblog.com
Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, è la versione postmoderna del funzionario sovietico.
Wikipedia ci racconta infatti la sua fortunata carriera di non lavoratore, di cui diamo qui un breve riassunto:
“A diciassette anni è tra i fondatori dell’associazione di volontariato antirazzista “Nero e non solo”, impegnata nelle politiche dell’immigrazione e per una società multietnica e multiculturale.”
Segnaliamo che “Nero e non solo” è diretto da persone dai nomi multietnici e dalle posizioni multiculturali, come Marco Pacciotti (fondatore,oggi dirigente del PD), Gianpiero Cioffredi (ex-presidente, passato dal PCI all’ARCI al PD) e Aniello Zerillo, attuale presidente e dirigente ARCI.
“Nel 1991 [Zingaretti] viene eletto Segretario Nazionale della Sinistra Giovanile e l’anno successivo Consigliere Comunale di Roma: [...] organizza il primo Campeggio Giovanile Antimafia di San Vito Lo Capo e numerose iniziative in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.”
I due Santi Laici della Legalità non potevano mancare…
“Dal 1995 al 1997 è presidente dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista (IUSY) e Vice Presidente dell’Internazionale Socialista.
Nel 1998, a 33 anni, entra a far parte della Commissione che elabora la piattaforma politica dei socialisti per il nuovo secolo “Progresso Globale”.
Dal 1998 al 2000 è responsabile delle Relazioni Internazionali presso la Direzione Nazionale dei Democratici di Sinistra e nel 1998 organizza, a Milano, il Congresso dei Socialisti Europei. Con una delegazione DS composta anche da Walter Veltroni, nel 1999 si reca in Birmania a sostegno del “Movimento per la democrazia” e incontra il Premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi. Lo stesso anno organizza il viaggio del Dalai Lama a Roma.
Nel 2000 è eletto Segretario dei Democratici di Sinistra di Roma. L’anno seguente è uno dei promotori della candidatura di Walter Veltroni a Sindaco di Roma.
Nel marzo del 2004 è [eletto] al Parlamento Europeo nella lista Uniti nell’Ulivo. [...] Fa anche parte delle delegazioni interparlamentari per i rapporti con Israele e la penisola coreana, degli intergruppi parlamentari “Volontariato”, “Disabilità”, “Diritti delle persone omosessuali” e “Tibet”.
Pare che abbia un particolare legame con il mondo degli imprenditori tessili, tanto che:
“Dal 2005 al 2007 è relatore per il Parlamento europeo della direttiva Ipred2 sulle Sanzioni penali a tutela dei diritti di proprietà intellettuale e riesce a far approvare un progetto legislativo che per la prima volta introduce sanzioni penali uniformi in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La direttiva attribuisce sanzioni penali per i contraffattori che importano merci illegali e pericolose dai paesi extra-Ue.”
L’ambulante senegalese condannato per aver venduto qualche patacca Gucci ai turisti saprà chi ringraziare.
Adesso il nostro uomo dell’apparato (anche elettronico: lui realizza “il progetto ProvinciaWiFi, che consiste nell’installazione in piazze, biblioteche e luoghi di ritrovo del territorio provinciale di apparati WiFi per l’accesso gratuito ad Internet“) ha un rimedio di sinistra per i problemi del Lazio:
““Laboratorio Israele” ovvero “Start-up Nation” di Dan Senor e Saul Singer, diventa l’occasione per il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, per rendere omaggio al “modello Israele”, con tanto di invito rivolto ai giovani italiani a emularne l’esempio per rilanciare la nostra poco creativa economia.”
“I ragazzi impegnati in questo progetto – dedicato a promuovere l’innovazione nelle università romane – vinceranno per il secondo anno consecutivo un viaggio premio in Israele. Un viaggio nel corso del quale incontreranno imprenditori, professori universitari, venture capitalist, esperti del trasferimento tecnologico, che spiegheranno ai nostri giovani come funziona il ‘modello Israele’. Un esempio per il mondo di come possa costruirsi un ecosistema dell’innovazione efficiente e capace di competere, in pochi anni, con il meglio del mondo. Un viaggio destinato a lasciare i nostri ragazzi con occhi attenti e la voglia di replicare quello che hanno visto qui da noi.



L'odissea di un profumo in mezzo alla burocrazia

Lanfranco Vaccari
RETROPENSIERI


Un'eau de parfum dimenticata in Usa diventa il simbolo di un Paese soffocato da un apparato assurdo e costoso.

di Lanfranco Vaccari

Al duty free di Parigi ho comprato due bottigliette di eau de parfum per mia figlia. Le ho dimenticate in albergo a San Francisco. Così ho chimato l’hotel, che si è messo in contatto con FedEx e ha organizzato la spedizione in Italia (avrei naturalmente speso meno se fossi andato in una qualsiasi profumeria di Milano e le avessi ricomprate, ma questo è un altro discorso).
Dopo qualche giorno, ho ricevuto una telefonata dal broker monomandatario di FedEx a Malpensa, quello che si occupa di sbrigare le questioni burocratiche.
UN NULLA OSTA DA 40 EURO. Mi hanno detto che, in base alla legge italiana, l’eau de parfum non poteva essere consegnata senza il nulla osta dell’Ufficio Sanità, operazione che costa 40 euro, dal momento che proviene da un Paese extra Ue. Ho fatto presente che l’ho acquistata all'aeroporto Charles De Gaulle ed è ancora nel sacchetto di plastica del duty free, che è per uso personale, che se me la fossi portata in valigia nessuno mi avrebbe detto niente, che si tratta di una quantità largamente inferiore al massimo consentito (quattro “colli”, per adattarmi al gergo in uso).
Mi hanno risposto che è stata spedita dagli Stati Uniti, «a conoscenza un Paese fuori dell’Europa», e che la disposizione vale per tutti i prodotti di profumeria che vengono a contatto con il corpo e per gli integratori alimentari: così, se voglio ritirare l’eau de parfum, che rientra nella prima categoria, devo pagare «la tariffa stabilita dall’Ufficio Sanità».
Ho risposto che la toiletterie e gli integratori sono due cose diverse e che mi sembrava una legge demenziale. E loro: «Non possiamo farci niente».

Il broker monomandatario e la rendita puramente parassitaria

Così ho chiamato l’Ufficio Sanità. Il funzionario, senza essere sollecitato, ha concordato sull’assurdità della disposizione, aggiungendo un particolare interessante: il loro nulla osta è gratuito, è il broker monomandatario che stabilisce la tariffa per la sua intermediazione.
Si tratta dunque di una rendita puramente parassitaria, un taglieggiamento applicato in maniera indiscriminata: perché (sul piano del semplice buon senso) un conto è se sono un’azienda che importa tre quintali di deodorante, un altro se sono un privato che acquista due flaconi per evitare che gli maleodorino le ascelle.
Il funzionario dell’Ufficio Sanità mi ha detto che potevo avere il nulla osta andando alla Dogana e compilando il modulo, che poi doveva essere consegnato a loro. Sono andato a Malpensa Cargo City (a questo punto, con i soldi che mi stava costando la faccenda, avrei potuto comprare su eBay lo Chanel n.5 di Marilyn ma, ancora una volta, è un altro discorso), edificio C.
LO SCONCERTO DEI FUNZIONARI. Sono salito al secondo piano, dove stanno gli uffici della Dogana, entrando in un ufficio a caso. Ho trovato due funzionari gentilissimi che dopo aver ascoltato la storia hanno scosso la testa: «Non ha senso». E mi hanno dato una mano per recuperare il modulo.
All’Ufficio Sanità, al quarto piano, c'era il medico di turno, anche lui di squisita gentilezza, che ha avuto una reazione desolata: non si capacitava di come una norma potesse venir applicata in modo tanto ottuso e indiscriminato. Ha messo il timbro e apposto la firma (ho scoperto qui che il broker monomandatario ha gli uffici proprio di fronte, sul lato destro del corridoio: d'altronde, 40 euro per fare due passi sono una tariffa adeguata a una rendita parassitaria...). Ho riportato il modulo alla Dogana. Il funzionario mi ha detto che si occuperà lui di far avere la documentazione a FedEx per portare a termine la consegna, cosa che effettivamente è avvenuta 36 ore dopo.

L'Italia: uno Stato etico  che si pone come arbitro assoluto del bene e del male

Questa storiella minima è un interessante spaccato di come un’amministrazione borbonica soffochi l’Italia e gli impedisca di diventare un Paese moderno. Chiacchierando con i funzionari della Dogana e il medico di turno dell’Ufficio Sanità, sono entrato nella ratio della legge. Si parte da due flaconi di eau de parfum ma si arriva molto lontano.
LIBERALE O ASSOLUTISTA. Ci sono due possibili concezioni del ruolo dello Stato. Una è liberale e fa capo a John Stuart Mill, il filosofo britannico vissuto nell’800. Mill sosteneva che «su di sé, sul suo corpo e sulla sua mente, l’individuo è sovrano»: lo Stato non ha il diritto di intervenire per impedire che uno si faccia del male, se questo non provoca danni al resto della società.
Per capirci: un individuo può decidere di scalare le montagne, fumare o andare in biciletta in città; i suoi comportamenti preoccupano le compagnie di assicurazione e le mamme, ma sono giustamente tollerati dallo Stato.
Naturalmente ci sono alcuni gruppi sociali che hanno bisogno di una qualche forma di protezione (i bambini e i diversi tipi di tossicodipendenti, dalla cocaina all’alcool), ma quello che i governi devono fare è soprattutto educazione sanitaria.
L’altra concezione è assolutista: nasce con Thomas Hobbes, un altro filosofo britannico, vissuto nel 600, e viene perfezionata poi da Georg Wilhelm Friedrich Hegel, un filosofo tedesco vissuto fra il 700 e l'800. Il loro pensiero sta alla base delle grandi dottrine totalitarie, il comunismo e il fascismo: lo Stato si pone come fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male. L’Italia funziona secondo queste linee: è ancora in gran parte uno Stato etico.

L'ossessione da controllo e il ruolo di lobby e centri d'interesse

Lo Stato etico ha la pretesa, necessaria alla sua esistenza, di controllare tutto. Dunque è perfettamente logico che voglia anche il nulla osta per due flaconi di eau de parfum di evidente uso personale. Non ovunque. In Europa è così: l’Olanda, per fare un esempio, è molto più liberale; per uso personale puoi importare qualsiasi cosa, salvo che se scoprono che è illegale finisci in galera. Vale anche in altri settori. In Francia, crostacei e molluschi vengono venduti per strada senza particolari permessi; in Italia bisogna ottemperare a un’infinità di disposizioni previste dalle Asl. Il risultato è che il tasso dell’epatite a in Francia è molto inferiore rispetto a noi.
APPARATO COSTOSO. L’ossessione da controllo costa molto, in termini di apparato e di denaro, e produce risultati discutibili. «Il costo per lo Stato etico si può anche sostenere in alcuni casi», mi ha detto il medico di turno all’Ufficio Sanità di Malpensa, «ma questo è un Paese di azzeccagarbugli, dove un esercito di avvocati, commercialisti e notai si mette immediatamente al lavoro per trovare espedienti che aggirino qualsiasi disposizione legislativa. È un battaglia infinita e, dal punto di vista economico, perdente».
È lo stesso meccanismo per cui, se uno vuole avviare un’attività, deve passare sotto un’infinita sequela di forche caudine che possono anche fargli perdere anni. Mentre, in Paesi più liberali, si fa in sei settimane, sei giorni o addirittura sei ore. Ma smantellare lo Stato etico è un’impresa titanica. Vuol dire combattere potenti centri d’interesse, lobby corporative e gente che si è assicurata rendite parassitarie come il broker monomandatario di FedEx.

Sabato, 30 Giugno 2012

www.lettera43.it

 

"Per anni il mio lavoro è stato inviare curriculum e aspettare"




Davide, 34 anni, non trova più lavoro. Ha girato per agenzie interinali (è iscritto in oltre 40 agenzie, ma nessuna lo ha mai chiamato!), risponde alle inserzioni del Centro per l’Impiego, dove è iscritto, e a quelle che compaiono settimanalmente su tutti i quotidiani.
“Alla mia età, senza capitali da investire in un’attività mia, e senza conoscenze e agganci che mi consentano di lavorare come dipendente, è già finita! Ne ho tanti di amici che non lavorano, pur continuando a cercare e ad inviare curriculum, come faccio io. Il risultato è lo stesso, anche per loro. Viviamo tutti a casa dei genitori, come fosse facile, alla nostra età! Ma soprattutto senza avere la percezione di un possibile domani!”
 
Le agenzie interinali hanno tutto l’interesse a farti iscrivere, a prescindere dal fatto che abbiano o meno un lavoro da offrirti: quello che serve loro sono banche dati corpose per vendersi meglio alle aziende. Così si spiegano i tanti annunci civetta con cui attirano i candidati… Ma senza specifiche, particolari qualifiche, la possibilità di ricevere una telefonata è praticamente nulla!
 
Anche le aziende fanno la loro parte. Molte utilizzano gli annunci di lavoro come forma di pubblicità a costo zero. Basta girare per il corso di una qualunque delle nostre città per notare cartelli di ricerca del personale che rimangono esposti per mesi e mesi (provate a inviare il vostro curriculum… non risponderà nessuno). Questo perché un’azienda che offre lavoro dà di sé un'immagine sana, positiva
Così, sempre più persone, giovani e adulti, rinunciano a inviare la propria candidatura. Non hanno più fiducia nel sistema di reclutamento della forza lavoro. “Serve una spinta”, “Serve l’aggancio”, “Servono soldi per farsi raccomandare”. E non rinunciano certo per scarsa determinazione... Dopo che la ricerca affannosa di anni si traduce in soli 3 mesi di impiego, o in 6 mesi di stage come cassiera, l’autostima crolla (non solo nei giovani, ma anche in chi, in passato, si è messo alla prova in diverse occasioni) e la speranza è persa! 

Di tanta ricerca cosa rimane?
 
Davide mi guarda per un istante coi suoi occhi verdi e vibranti, che abbassa per rispondermi senza farsi travolgere dall’emozione: “Ormai sono così depresso, che invio curriculum solo per i miei genitori… tanto a cosa serve? Come si può lavorare così poco e poi inviare candidature che parlano di “esperienza” lavorativa? Quale esperienza, ormai? Per anni, il mio lavoro è stato propormi a chiunque, inviare curriculum, e aspettare… aspettare… Non ce la faccio più!”
 
di Maria Cabri
 

Orsos, è nata l’isola privata trasportabile ovunque


di REDAZIONE

Qualcosa di simile l’avevamo già segnalato: era la Yacht Island Design, una società che progetta esclusive barche ispirandosi a temi o location particolari. Quelle che propone la Orsos Islands si presentano invece come vere e proprie isole artificiali; o almeno, questa è l’idea. Non si tratta di yacht, ma di piattaforme galleggianti da piazzare dove si vuole, praticamente delle vere e proprie residenze marine. Certo, si possono spostare a piacimento, ma occorrono dei rimorchiatori e per i viaggi più lunghi è consigliato l’affitto di una nave da carico.
Ovviamente stiamo parlando di qualcosa di estremamente lussuoso. L’idea di Orsos Islands è di offrire il meglio del mercato immobiliare di terra, in termini di esclusività, comodità e stabilità, ma in versione galleggiante.
Ma perché uno dovrebbe acquistare un’isoletta semovente? Ad esempio per farsi una vacanza in intimità, ormeggiato in qualche baia meravigliosa raggiungibile solo via mare. Oppure per vivere ogni mese in un posto diverso, in giro per gli oceani, ma senza perdere il comfort di una casa. E c’è spazio in abbondanza per fare feste ed eventi, o magari mettere in piedi un piccolo albergo super esclusivo.

www.lindipendenza.com

Decide di cambiare sesso ad 84 anni



Cina – (Express-news.it) Un uomo ha deciso di sottoporsi ad un operazione per il cambiamento di sesso all’età di 84 anni.
Qian Jinfan è nato Jiaxing, a sud di Shanghai, esperto di calligrafia, studioso di letteratura, collezionista d’arte, ha condotto per decenni una carriera di funzionario di medio livello presso l’ufficio culturale di una citta’ del Guangdong, dove si e’ sposato nel 1982, a 54 anni. Poi, nel 2008, compiuti gli 80 anni, ha deciso di diventare donna.
Si è sottoposto ad una cura di ormoni, si è rifatto il seno ed ha iniziato a vestirsi da donna, ora si fa chiamare Yi Ling. I suoi parenti ed i suoi colleghi lo difendono e apprezzano la sua decisione.
Ora, si sente pronto per l’operazione di cambiamento di sesso per cambiare ufficialmente da uomo a donna.
“Questo è il mio vero io. Mi sono nascosto negli ultimi 80 anni”, ha detto al Qian Guangzhou Southern Metropolis. “Spero di resistere al pregiudizio che le persone hanno verso i transessuali. Voglio eliminarlo.”
La sua decisione di rendere pubblica la sua lotta per il riconoscimento dei diritti sessuali è stato elogiato dalle comunità gay, lesbica e transgender della Cina, che lo hanno dichiarato un eroe.

www.express-news.it

Ceramiche di 20.000 anni fa trovate in Cina




Cina – (Express-news.it) Frammenti di ceramica trovati in una grotta, nel sud della Cina, sono stati da poco datati a 20.000 anni fa, questo li rende la più antica ceramica conosciuta in tutto il mondo, secondo gli archeologi.
Teorie precedenti hanno sostenuto che l’invenzione della ceramica è avvenuta circa 10.000 anni fa, quando l’uomo cessò di essere cacciatore-raccoglitore e diventò agricoltore.



Il nuovo ritrovamento è stato datato con il metodo al radio carbonio da un team di ricercatori cinesi e americani e alcune evidenti bruciature indicano che potrebbero essere stati utilizzati in cucina.
Questi vasi spostano l’invenzione della ceramica a prima dell’ultima glaciazione – e gli archeologi stanno cercando di capire come e perché sono state fatte.
In un articolo su Science, il sig Shelach ha scritto che questi sforzi di ricerca ‘sono fondamentali per una migliore comprensione dei cambiamenti socio-economici (da 25.000 a 19.000 anni fa) e lo sviluppo che ha portato alla sedentarietà delle società agricole.’



Wu Xiaohong, professoressa di archeologia e museologia all’Università di Pechino è l’autore principale dell’articolo su Science e della datazione al radiocarbonio.






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Il mistero dei cerchi africani detti delle ‘fate’



(Express-news.it) Nella savana della Namibia, nel sud Africa, esistono delle misteriose chiazze glabre di vegetazione, appaiono improvvisamente e scompaiono dopo anni, sempre improvvisamente.
I cerchi più grandi, possono persistere fino a 75 anni, mentre quelli più piccoli scompaiono mediamente dopo 24 anni, secondo una nuova ricerca.
“E ‘molto difficile dire perché si formano”, ha detto il biologo Walter Tschinkel della Florida State University. “Ci sono un certo numero di ipotesi, ma l’evidenza non è molto convincente.”
Tschinkel nel 2005 si interessò dei cerchi delle fate mentre partecipava ad un safari, nella Riserva Nazionale del Namib Rand nel sud-ovest della Namibia nel deserto del Namib. Nella zona ci sono molte decine di migliaia di radure circolari. Nel corso del tempo, intorno al cerchio cresce l’erba alta e da lonatno la zona calva è indistinguibile dalla zona circostante.



Ci sono pochi ricercatori che hanno studiato i cerchi delle fate. Ciò è dovuto in gran parte perché sono a 180 km di distanza dal paese più vicino. Si tratta di un paesaggio arido in cui è facile incontrare struzzi, leopardi e altri animali di grandi dimensioni.
Attraverso immagini satellitari del 2004 e del 2008 messe a confronto, si è scoperto che i cerchi sono piuttosto stabili e l’erba ricresce molto velocemente. I piccoli cerchi sono delle dimensioni di circa 2 metri, mentre i maggiori hanno un diametro di 12 metri. La maggior parte dei cerchi durano tra i 30 ei 60 anni.
Tschinkel sta effettuando alcuni esperimenti, ma finora non può dire con certezza perché i circoli si formino. Non sembra siano creati dal vento, ne dall’acqua, forse è l’erba stessa che si ritira dal terreno, ma perchè?
Dato che nessuna ricerca oltre alla sua è in corso i cerchi delle fate probabilmente resteranno un mistero ancora per lungo tempo.



www.express-news.it

Animalisti cinesi salvano 505 cani destinati ai ristoranti

 

 

 

 

 

 

 

 

Cina – (Express-news.it) Un incredibile numero di cani, destinati ad essere macellati e serviti nei ristoranti cinesi, sono stati salvati quando il camion che li trasportava è stato intercettato dagli attivisti dei diritti degli animali.
Un camion che trasportava 505 cani, stipati in minuscole gabbie, è stato fermato sulla strada statale nella provincia dello Yunnan, nel tratto che va da Fumin a Kunming, dopo che era stato notato con il suo tragico carico.
Un gran numero di internauti aveva pubblicato immagini e commenti relativamente al carico dei poveri animali su Weibo ‘equivalente cinese di Twitter, costringendo la polizia a fermare il camion al casello successivo.
A quel punto gli agenti lo hanno intercettato e dirottato ad una stazione di polizia vicina dove gli amanti degli animali, allertati dalle notizie lette su internet, sono subito intervenuti.
Purtroppo, a causa delle terribili condizioni a cui erano sottoposti un certo numero di cani era già morto al momento dell’intevento.
Un attivista ha raccontato: ‘Erano sistemati in gabbie piccole. Una gabbia poteva contenerne almeno 7-8. E’ stata una scena straziante.
I volontari hanno scaricato le gabbie dal camion e hanno passato la notte a dare loro cibo e acqua.
I funzionari del Dipartimento locale di ispezione degli animali che ha seguito l’istruttoria della pratica ha scoperto che il trasporto dei cani era legale.
La persona che li trasportava possedeva una licenza e la polizia non ha potuto perseguirlo, nonostante si sospettasse che i cani fossero diretti ai ristoranti, per ricavarne carne.
Tuttavia, un centro di soccorso privato per cani ha sborsato 60.000 yuan (6.300 euro circa) ed ha acquistato tutti i cani dal proprietario.
Gli animali saranno ora curati fino a quando non si riuscirà a farli adottare da persone con un grande cuore.

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Salvati 60 cani destinati al macello nelle Filippine




Grazie ad un’operazione della polizia filippina, in un’isola settentrionale dell’arcipelago, sono stati salvati decine di cani destinati ad un macello.
All’interno di un furgone, la polizia ha trovato 60 cani vivi, ma altri 12 erano morti per soffocamento.
I musi e le zampe dei cani erano legati con lacci di plastica.
Il conducente del furgone e il suo assistente sono stati arrestati e accompagnati in prigione, il macello ubicato a San Carlos cittadina nella provincia di Pangasinan, si occupava ufficialmente di maiali e pollame .
Quando la polizia ha fatto irruzione, nella mezzanotte di mercoledì, il proprietario del mattatoio e alcuni operai sono riusciti a fuggire.
Il commercio di carne di cane è illegale, ma la carne di cane è considerata una prelibatezza in alcune parti delle Filippine.

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Cani randagi strangolati

Negli EAU un killer strangola 5 cani randagi

Austria – (Express-news.it) Un allevatore è stato multato perchè ha lasciato morire di fame decine di maiali.
L’uomo si sentiva depresso, questa sarebbe la motivazione, è stato sanzionato con una multa di soli 550 euro da parte dei funzionari comunali a Werndorf nei pressi di Graz in Stiria.
La corte ha sentito un veterinario che quando si è recato in visita presso l’azienda agricola in gennaio, per un controllo di routine, ha scoperto 35 maiali morti e gli altri così denutriti che i loro scheletri poteva essere facilmente visti attraverso la pelle. I maiali che erano ancora vivi sono stati trasferiti altrove e il responsabile locale del Consiglio per il benessere degli animali, Barbara Fiala-Köck, ha giustificato la decisione per l ‘ammenda irrisoria sostenendo che era dipendente dal reddito del contadino in questione, che era molto basso. L’uomo, un 44enne, è stato anche oggetto di una azione legale che potrebbe portare al divieto di possedere altri animali in futuro.

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Orsetto torturato per divertire i turisti di Euro 2012




Ucraina – (Express-news.it) Queste immagini, strazianti, in cui un cucciolo d’orso viene strappato alla madre, mentre si dispera, e rinchiuso in una piccola scatola, che viene poi inchiodata, sono state rese pubbliche per avviare una campagna di sensibilizzazione, al fine di rivedere riuniti i due animali, da una associazione di animalisti austriaca. L’orsetto di nome Nastia urla di terrore mentre viene portato via da un fotografo che lo utilizzerà per creare immagini per turisti nel Paese Ucraino ad Euro 2012.
Gli attivisti di Vier Pfoten (Quattro zampe) hanno pubblicato il video per mettere sotto pressione lo zoo in Lutsk e riunire madre e figlio di quattro mesi. Mentre il piccolo urla, la mamma viene mostrata mentre per la disperazione corre all’interno della gabbia e si getta sulla rete metallica nel tentativo di afferrare il suo cucciolo. Il cucciolo viene quindi spinto nella scatola di legno mentre piange disperato, poi viene inchiodata con una copertura. Il portavoce di Four Paws per l’Ucraina, il dottor Amir Khalil, ha dichiarato: “Le immagini sono state scattate nel maggio di quest’anno ed erano le più sconvolgenti che ho visto, un cucciolo di orso in natura trascorre due anni con la madre. Strappandolo alla mamma così giovane il piccolo orso resterà traumatizzato. “Inoltre essere usato come attrazione turistica sarà per lui un tormento, una vera crudeltà. La vendita di orsetti ai privati ​​dovrebbe essere illegale in Ucraina”.

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Politiche 2013, Grillo: “In campo per vincere. Senza apparentamenti”

Di Valentina Beli 

Beppe Grillo
(Foto: Reuters / )
Beppe Grillo 
 
Nessuna alleanza con i partiti e candidati scelti rigorosamente sulla Rete. Grillo fa sul serio e, a prescindere da quale sarà la legge elettorale vigente, si candida per vincere.
Per ora pochi punti del programma ma ben chiari. Nessuna richiesta di rimborso elettorale ma soprattutto la volontà di garantire ai cittadini la partecipazione attiva alla cosa pubblica tramite il mezzo di democrazia per eccellenza: il referendum. Stavolta propositivo e senza quorum.

Sostenitore dell'obbligatorietà della discussione delle leggi popolari in Parlamento con voto palese, il leader del Movimento 5 stelle affonda il piede sull'acceleratore: "Le elezioni si possono vincere o perdere, in realtà in Italia si pareggiano da sempre, sono elezioni truccate. Vincono tutti, si spartiscono rimborsi elettorali, testate giornalistiche, canali televisivi, banche, concessionari. Tutto".
Quanto alle intenzioni di voto i sondaggi danno il M5S super favorito, ormai a soli 2,4 punti percentuali dal Partito democratico o Pdmenoelle, come ironicamente lo definisce Grillo. Mentre per le Primarie, qualora si dovesse candidare, sarebbe Berlusconi il leader più votato con un corposo 46% seguito da Angelino Alfano, che fa registrare invece un più modesto 36%.
Il Centrosinistra vede tra i leader più accreditati Bersani, che si attesta attorno al 32%, seguito da Nichi Vendola con uno scarto di 10 punti percentuali.

it.ibtimes.com

 
 

«L’ultimo sorriso di Vittorio Anch’io avrei chiesto di morire»

Il fratello dell’ex assessore veneziano. «Decise tutto tre mesi fa». Il procuratore: «Nessuna inchiesta, Bisso è morto in Svizzera»

Vittorio Bisso durante le cure (archivio)Vittorio Bisso durante le cure (archivio)

DOLO - La chiamata per la fine del dolore è arrivata dalla Svizzera giovedì scorso per Vittorio Bisso, dirigente dei Comunisti Italiani ed ex assessore di Dolo ammalato di Sla. «Proprio quel giorno era morto nostro cugino Landino - racconta il fratello Sergio -. Quando gliel’ho detto, sa cosa mi ha risposto? Me ga fregà. Perché aveva finito di soffrire prima di lui. E’ l’ultimo sorriso che gli ho visto fare». Si spezza la voce al ricordo, ma il lutto non deraglia i principi nella famiglia Bisso: «siamo da sempre di sinistra e impegnati. Di sinistra e sportivi. Avrei fatto la stessa scelta di mio fratello. Vittorio non ce la faceva più. Gli ultimi giorni parlava con un filo di voce, non riusciva a mangiare, non aveva la forza di vedere gli amici, una processione di gente ogni giorno. Da cinque mesi non poteva neanche pigiare un tasto del computer, lui che ci stava sempre attaccato. A volte non voleva neanche me accanto a lui. Quando giovedì è arrivata la telefonata dalla Svizzera era pronto, non vedeva l’ora. Era tre mesi che ormai aveva deciso».
Quattro giorni per accomiatarsi dagli oggetti e dai luoghi familiari, lunedì è volato verso la Dignitas in Svizzera, associazione che aiuta il suicidio assistito. Lo hanno accompagnato la moglie Marisa Piovesan e il figlio Davide per l’ultimoabbraccio. Vittorio era lucido, consapevole, testimoniano gli amici. La sclerosi laterale amiotrofica consuma velocemente le capacità del corpo, non la dignità né la determinazione. Martedì alle 9,40 Vittorio Bisso, 54 anni, è morto. Sabato alle 11 allo Squero di Dolo ci sarà la commemorazione pubblica tra amici, politici, cittadini. E sarà l’ultimo capitolo di questa vicenda, visto che ieri il procuratore capo di Venezia Luigi Delpino ha assicurato che non ci saranno code giudiziarie: «La vicenda è avvenuta in Svizzera, quindi non è di nostra competenza - ha spiegato -. Non ci sarà alcuna autopsia». Né, tanto meno, verrà valutata l’ipotesi di un’istigazione al suicidio. Oggi la moglie, l’avvocato Massimilano Stiz e il partito terranno una conferenza stampa.
«Ora non me la sento di parlare», ha spiegato mercoledì ai giornalisti al suo ritorno a casa. Infermiera, nei mesi della malattia diagnosticata ad agosto del 2010 «ha sempre capito profondamente le evoluzioni del male e come cambiava la percezione di Vittorio. Una donna eccezionale », annuisce Renato Darsié, storico esponente del Pdci. Percezioni che mutano veloci con la malattia, dalla tenacia di sottoporsi alle cure ortodosse alla speranza per quelle sperimentali, ma sempre col fermo proposito «di non finire intubato in un letto a guardare un soffitto», spiega il fratello Sergio. «L’ho accompagnato anche in Thailandia per una terapia con le staminali, tutto inutile. Tanti soldi se ne sono andati, ma se sei malato non ci badi».
Ma c’è anche quel capitolo: «I lavori di ristrutturazione dell’appartamento per portare la camera da letto al piano terra, tutta l’attività di fisioterapia; per non parlare dei viaggi della speranza: tutto a carico della famiglia», scandisce il segretario del Pdci Francesco Di Cataldo. «Quando ha cominciato a peggiorare rapidamente - continua il fratello Sergio - si è buttato a capofitto su questa cosa della Svizzera. Tutto da solo ha fatto, come quella volta che si mise in testa di costruire lo stadio a Dolo e ci riuscì. Del resto, dall’inizio aveva sempre detto pubblicamente che lui non voleva finire come Piergiorgio Welby». «Mi confessò di essere ammalato la notte di Capodanno del 2011 - ricorda l’ex consigliere regionale Nicola Atalmi -. Aveva il terrore che lo intubassero per una crisi improvvisa e tenessero in ospedale così, lucido e inerme per vent’anni». Perciò a febbraio aveva designato la moglie come amministratore di sostegno, per evitare che altri prendessero scelte che non avrebbe più potuto esprimere. Non c’è stato bisogno, la telefonata dalla Svizzera è arrivata prima. «Ci inchiniamo alla dignità e alla forza del compagno Vittorio Bisso», il saluto del partito. «La sua scelta così forte deve indurre ad affermare finalmente il diritto delle persone di decidere le cure che vogliono o non vogliono ricevere senza dover andare fuori dall’Italia», il commiato del segretario del Pd di Venezia Michele Mognato.
 
Monica Zicchiero 
 

 

Mario Scialoja

Addio a Mario Scialoja, ambasciatore del dialogo 

Era una figura di spicco della comunità islamica in Italia. Andrea Riccardi lo ricorda come un appassionato sostenitore del dialogo tra le religioni e le culture



Ci ha lasciato oggi l'ambasciatore Mario Scialoja, consigliere del Centro culturale islamico che ospita la grande moschea di Roma, figura di spicco della comunità islamica in Italia e primo direttore dell'ufficio italiano della Lega Musulmana Mondiale. A dare la notizia è stata l'Unione della comunità islamiche italiane (Ucoii) esprimendole condoglianze per «l'improvvisa scomparsa». Il direttivo dell'Ucoii fa sapere che «la morte del fratello hajji Mario Scialoja ci colpisce dolorosamente. Con la sua personalità e il coraggio sempre dimostrato nel testimoniare la sua scelta religiosa, è stato e rimane un esempio per tutti i musulmani in Italia».

Già diplomatico italiano, Scialoja era nato a Roma il 29 luglio 1930. Il suo ultimo incarico è stato quello di ambasciatore in Arabia Saudita dal 1994 al 1996. Si era convertito all'Islam alla fine del 1988, quando era vice rappresentante permanente dell'Italia presso l'Onu a New York, con il rango di ambasciatore. Al termine della sua carriera, aveva deciso di dedicare i suoi ultimi anni al servizio della Comunità musulmana in Italia.

Il ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, Andrea Riccardi lo ricorda così: «Figura di spicco della comunità islamica in Italia, appassionato e intelligente sostenitore del dialogo e della convivenza tra le religioni e le culture». Per Zingaretti un uomo di pace: «Un uomo che in tutta la sua vita non ha mai smesso di lottare per affermare la pacifica convivenza tra le culture, le religioni e i popoli. Il suo valido esempio dovrebbe diventare per chi governa un modello da seguire e da imitare per favorire il dialogo e la pace. Alla sua famiglia va la vicinanza mia e di tutta la Provincia di Roma».

I funerali si svolgeranno domani alle 11 presso la grande moschea di Roma. «Invitiamo gli esponenti della nostra comunità - si legge nella nota dell'Ucoii - a unirsi a noi nell'esprimere il cordoglio e i sentimenti di vicinanza alla famiglia di questo nostro fratello che ha avuto tanta importanza nella storia della nostra istituzione, all'interno della quale ha ricoperto numerose cariche». 

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=24708

IN RICORDO DI MARIO SCIALOJA



La notizia della perdita di Mario Scialoja, già ambasciatore in Arabia Saudita, e poi figura di primo piano della comunità musulmana in Italia, non può che essere accolta con dolore e profondo rammarico, nella consapevolezza che con la sua scomparsa la società italiana e il dialogo interreligioso perdono un protagonista di grande spessore. In suo ricordo, riproponiamo la seguente intervista, da lui concessa tempo fa a Nuccio Franco
***
Mario Scialoja, romano, ex ambasciatore e dirigente della sezione italiana della Lega musulmana mondiale. E’ tra i maggiori e più influenti esponenti della comunità islamica.
Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio presso il Centro culturale islamico della Grande Moschea di Roma del quale è componente del CdA ed abbiamo affrontato alcuni tra i principali temi concernenti l’Islam, in primis quello relativo al fenomeno delle conversioni.
Dottor Scialoja,quello della conversione, rappresenta un fenomeno sociologico certamente degno di attenzione, sintomatico di un processo di ricerca, promosso da un forte desiderio di conoscenza che sfocia in un percorso personale e spirituale complesso. Da quanto tempo è avvenuta la conversione e quali sono state le ragioni alla base della scelta di abbracciare un credo diverso da quello d’origine? Quali sono state le tappe fondamentali del suo personale cammino di avvicinamento alla nuova religione? 
La mia conversione all’islam è avvenuta alla fine del 1988, all’età di 58 anni quando ero Rappresentante Permanente Aggiunto con il rango di Ambasciatore alle Nazioni Unite a New York. Non c’è stata nessuna particolare ragione a determinare questo mio avvicinamento all’Islam, nessun evento in particolare così come nessuno che abbia cercato di influenzarmi. Ho cominciato leggendo il Corano e sono stato attratto dal rapporto diretto tra i fedeli ed il Signore, senza intermediari dove per tali intendo non la gerarchia ecclesiastica ma anche questo mondo di santi e sante in Paradiso ai quali ci si rivolge in preghiera e che fanno miracoli cui non ho mai francamente creduto. In sostanza, si è trattato di una scelta esclusivamente personale e consapevole che non ha cambiato la mia vita dal punto di vista pratico, nella quotidianità personale e professionale. Anzi, ho mantenuto tutte le amicizie che avevo, sia in seno alla chiesa cattolica che tra gli ebrei. Devo confessare che quando ho deciso di rendere pubblica la mia conversione in un primo momento ho temuto per quelle che sarebbero potute essere le reazioni da parte del Ministero. Nulla di tutto questo. Soprattutto dal punto di vista professionale, forse avessi fatto un passo del genere negli anni ‘60 l’esito sarebbe stato diverso. Pensi che all’epoca un divorziato non poteva essere accreditato quale Ambasciatore presso la Santa Sede a Roma. Sono stato a New York per sei anni dopodiché mi sono trasferito a Riyad quando ero ormai già formalmente musulmano da sei anni. Ciò non ha avuto assolutamente alcuna influenza sulla mia scelta salvo concedermi la possibilità di poter fare più facilmente il pellegrinaggio alla Mecca
Tra le conversioni definite “relazionali” si parla esplicitamente di quelle avvenute per motivazioni non strettamente religiose. Un passo successivo o un diverso approccio è quello rappresentato dalle conversioni “razionali”, culmine di un cammino di ricerca. In quale di questi ambiti si inserisce la Sua esperienza ?
Assolutamente nell’ambito razionale, anche se devo dire che la maggior parte delle conversioni in Italia di persone di sesso maschile avviene per motivi relazionali, cioè per poter sposare una ragazza musulmana.
Una volta compiuto il passo, come ha vissuto la nuova appartenenza religiosa nei suoi tratti distintivi e fondamentali, cos’è cambiato a seguito di questo percorso nel quotidiano vissuto, in famiglia, al lavoro?
Come già detto non è cambiato nulla. Mia moglie è rimasta cattolica ed ha accettato serenamente la mia scelta. Anzi, per un certo periodo ha ricominciato ad andare a messa cosa che non faceva ormai da tempo. Devo dire però che durante la nostra permanenza a New York per un periodo era piuttosto seccata ma semplicemente perché le amiche le paventavano la possibilità che potessi diventare poligamo. E’ bastato rassicurarla (sorride, ndr).
La conversione, è un passaggio che segna differentemente i percorsi biografici femminili e quelli maschili?
Dal punto di vista dottrinale e della pratica religiosa non ci sono differenze tra uomo e donna. L’unico distinguo potrebbe essere ricercato nel fatto che in caso di matrimonio, la donna di fede islamica non è obbligata ad abbracciare quella del marito. Al contrario, l’uomo deve necessariamente convertirsi. La difformità, in questo caso, va ricercata nel fatto che la posizione predominante all’interno della famiglia è appannaggio degli uomini ed i figli devono essere allevati nell’Islam. Per quanto ci riguarda, onde evitare problemi, qui al Centro Islamico Culturale d’Italia siamo molto attenti e scrupolosi nel verificare la sussistenza di tutte le condizioni per un matrimonio valido. In particolare, per evitare casi di bigamia, quando uno dei nubendi è cittadino italiano chiediamo che venga esibito un certificato di matrimonio civile per poi procedere a redigere il contratto di matrimonio islamico.
Alla luce della Sua esperienza,cos’è per Lei l’Islam oggi ma, soprattutto, quali sono gli aspetti di somiglianza e di diversità fra la Sua ex religione e l’Islam? Qual è e come vive il rapporto individuo – collettività?
Nell’Islam c’è un rapporto meno stretto con la collettività, nel senso che in esso manca quella che nella religione cattolica è l’autorità centrale, sia un’autorità religiosa vera e propria in grado di dettare dottrine officiatorie valide erga omnes, sia un’autorità a livello locale. In sostanza, ognuno di noi vive la fede individualmente, partecipando ad attività sociali, di beneficenza o altro su base meramente volontaria e non sulla spinta di una struttura organizzata. E’ un rapporto molto informale basato sulla volontà di ciascuno. Non esiste il dogma dell’infallibilità pontificia, come quello dei cattolici che fu dettato da ragioni esclusivamente politiche volte a compensare la perdita del potere temporale. La differenza fondamentale risiede nel fatto che per l’Islam Gesù è un profeta seppur particolare nel senso che è stato l’unico ad essere stato concepito miracolosamente da una vergine e che non è morto ma è stato assunto in cielo. Direi che le similitudini sono tante, soprattutto per quanto concerne la visione dell’al di là, la resurrezione della carne il giorno del giudizio l’inferno ed il paradiso
A nostro avviso, i convertiti rappresentano un trait d’union tra la comunità islamica ed il resto della società ricoprendo un ruolo importante nell’Islam organizzato; certamente, è anche grazie a loro che l’Islam si è fatto più visibile nei media e più presente alle Istituzioni. Qual è stato l’atteggiamento della comunità nei Suoi confronti?E’ diverso l’ approccio ai temi ed alle problematiche di fede, sociali e politiche dell’Islam di un convertito?
E’ chiaro che l’educazione ricevuta in gioventù in qualche modo influenza l’approccio e si protrae ben oltre la conversione. Personalmente, su molte questioni ho un approccio non dico più razionale ma certamente più aperto rispetto a molti confratelli che vedono ed interpretano la religione in maniera molto più rigida, con interpretazioni che ritengo ingiustificatamente restrittive e che non tengono in conto i mutamenti della società.
In Italia l’Islam è la seconda religione. Sono circa 400 le moschee e i luoghi di culto islamici e sono quasi 300 gli imam per 1.354.000 fedeli: un imam ogni 5mila fedeli. È quanto rileva il Dossier Statistico Immigrazione 2010 redatto da Caritas/Migrantes. A questi luoghi di culto, prosegue il Dossier, vanno aggiunti 120 centri culturali e 275 associazioni islamiche. Si tratta di numeri che attestano quanto l’Islam sia parte integrante della nostra società. C’è chi parla di 10.000 chi addirittura di 60.000 convertiti. Quanti sono davvero? Un Suo commento su questi dati?
Con tutto il rispetto, devo confutare alcuni di questi dati. In Italia, le moschee che possono davvero definirsi tali sono solo due: quella di Roma e quella del cimitero di Segrate a Milano. In realtà, ce ne sarebbe anche una terza a Catania, finanziata dal colonnello Gheddafi che però non mi risulta sia stata mai aperta. Il resto sono luoghi di culto e si attestano tra i 750 e gli 800 stando alle ultime stime fornite dal Ministero degli Interni. In stragrande maggioranza si tratta di piccolissimi luoghi di culto anche se alcuni sono più grandi come quello di Brescia dell’Ucoii. Quanto agli Imam,la questione è delicata perché quelli formati per essere tali presso l’Università Al Azhar del Cairo, che hanno una formazione accademica mi risulta siano soltanto tre: uno a Roma, uno ad Ostia ed uno (credo) a Torino.Il resto lo sono informalmente, sono semplicemente coloro che guidano la preghiera. Quanto ai fedeli, si può ragionevolmente pensare che essi siano 1.500.000 (all’incirca) mentre i convertiti non superano le 15.000 unità, la maggior parte dei quali rappresentano conversioni relazionali. Sotto quest’aspetto c’è da sottolineare che molti dei convertiti motu proprio lo fanno in tarda età per un’esigenza di ascetismo aderendo per lo più a confraternite sufi.
Quella dell’Islam in Italia è una presenza antica che di recente ha conosciuto una accelerazione imprevista a causa dell’immigrazione. Sono almeno 10 le principali associazioni islamiche in Italia ufficialmente costituite. Non esiste però una intesa (ex art.8 della Costituzione) fra Stato Italiano e comunità islamica anche se esistono due bozze di discussione. Esiste forse un problema di reciproca organizzazione e riconoscimento tra le diverse comunità islamiche, un problema di rappresentanza?
Innanzitutto è utile procedere ad una precisazione sostanziale. La maggior parte delle associazioni sono registrate con atto notarile ma non sono riconosciute dallo Stato. L’unica  formalmente riconosciuta con DPR nel 1974 è il nostro Centro Islamico Culturale d’Italia.
Quanto alle intese esse presuppongono, appunto, il riconoscimento e la rappresentatività dell’associazione. Detto questo, attualmente ci sono in essere due vecchie intese – quella con i Testimoni di Geova e con Buddisti – firmate illo tempore dal governo D’Alema ma che tuttavia non sono mai state approvate per legge. Berlusconi, da parte sua, si è mostrato molto attento al problema ed ha da subito dimostrato ottime intenzioni in tal senso. Nel 2001 volle riavviare il discorso anche con riferimento all’Islam. All’epoca, riuscimmo a raggiungere un accordo informale con il Sottosegretario Letta. Esso prevedeva che nel caso in cui il Centro avesse eliminato dalla propria denominazione e dal proprio Statuto la dizione “culturale” – in quanto le intese sono negoziate con associazioni confessionali – ed attuato alcune modifiche statutarie si sarebbe aperto un tavolo negoziale. Non essendo riusciti a soddisfare rapidamente queste condizioni (che adesso lo sono) non si è riusciti a procedere in tal senso e temo che ciò non sarà possibile in un futuro immediato. Ciò vale più in generale anche per le altre confessioni.
Alcuni fatti di cronaca danno un immagine falsata dell’Islam. Esiste l’impressione, anche in conseguenza di questi fatti recenti, che un islam moderato faccia fatica ad affermarsi e che addirittura possa esistere come tale. Qual è la sua opinione?
Il problema del difficile rapporto tra l’islam e l’Occidente è di natura politica non di certo religiosa, così come politiche sono le radici del fondamentalismo. Nelle forme attuali, esso è nato nel secondo dopoguerra con la nascita di Israele e l’inizio del conflitto israelo palestinese. In seguito, in seno all’Islam sono nate correnti sempre più anti americane ed anti occidentali, alimentate dal dominio economico dell’occidente che ha creato una nuova forma di neocolonialismo che si è sostituito al vecchio colonialismo militare. Nei paesi islamici i giovani che non hanno di fronte a loro le stesse prospettive dei loro coetanei dei paesi sviluppati chiaramente non crescono ben disposti nei confronti dell’Occidente. Queste sono le ragioni che poi, purtroppo, si sono trasformate spesso in posizioni violente e radicali. Nella dottrina islamica non esiste nulla che spinga all’astio verso le altre religioni né, tantomeno, che induca al proselitismo inteso come sforzo attivo di convertire qualcun altro. La breve Sura 109 del Corano, che parla del rapporto tra le varie fedi, conclude con le parole “a te la tua strada e a me la mia”: il che significa la libertà, ed il diritto di andare ognuno per la propria strada. A tal proposito, nel Corano l’espressione jihad sta a significare lo sforzo che ciascuno deve fare per il bene ed evitare il male. Così come non esiste il concetto di Guerra Santa. Inoltre, c’è da aggiungere che il Corano, a differenza di quanto previsto da altre religioni, ammette esclusivamente la guerra di difesa mentre ad esempio secondo la Bibbia è permessa anche quella di conquista (Libro di Giosuè e la conquista della Terra Promessa). Di conseguenza, il concetto quaedista di Guerra Santa, di crociata contro l’occidente è una assurdità che va contro la dottrina e la religione. Purtroppo, le condizioni economiche e politiche della comunità internazionale sono quelle che sono; il giorno dopo l’11 settembre Bush jr venne fuori con la dichiarazione secondo la quale non era ulteriormente rinviabile la soluzione del conflitto israelo palestinese. Fu l’unica volta che egli citò il conflitto medio-orientale quale causa o concausa delle tensioni fra Islam ed occidente viste le reazioni di una certa parte che si sono immediatamente susseguite.
Esiste certamente un islam moderato soprattutto tra quelle fasce non politicizzate. Purtroppo, le correnti fondamentaliste riescono a fare proseliti e ad influenzare le masse anche a seguito di minacce, riuscendo ad ottenere un seguito apparentemente maggiore rispetto a quello che realmente hanno. L’islam autentico, che rispetta la dottrina, attualmente è certamente maggioritario seppur in difficoltà nel contenere spinte di un certo tipo.
Negli ultimi anni si è assistito alla crescita di un fronte islamico-liberale, che chiede riforme democratiche, multipartitismo; donne e uomini condividono sempre più valori di laicità e di cultura liberale e delle libertà. D’altronde, leggendo i grandi pensatori islamici ci si accorge che molti di questi ritengono che l’Islam sia, innanzitutto e soprattutto, una religione del dialogo e della fede. Qual’è il Suo parere sull’argomento e quali, a Suo avviso, i margini futuri di sviluppo di questa corrente?
Certamente, nei paesi islamici esiste una maggioranza silenziosa che chiede riforme, apertura, valori di laicità e libertà che si scontrano ancora con tradizioni abbastanza radicate. In molti paesi, anche in Iran, si stanno affermando correnti di pensiero che distinguono anche nel Corano fra la dottrina religiosa, ossia le Sure meccane, immutabili, e le norme racchiuse nel periodo medinese che riguardano il sociale e la politica che non hanno a che fare con la dottrina e che di conseguenza possono essere reinterpretate ed adeguate alle mutate condizioni sociali. Il libanese Mohamed Sammak, ad esempio, fa una distinzione molto precisa tra il testo del Corano e l’interpretazione che è un’opera umana ed in quanto tale fallibile e modificabile, che va certamente aggiornata secondo le mutate condizioni sociali. Pensi che la stessa Sharia è ormai ampiamente modificata in molti paesi. In Marocco, tanto per citare un esempio, è stato largamente riformato ed innovato il diritto di famiglia che è stato adeguato a standard quasi occidentali; in Tunisia è stata abolita la poligamia così come in Turchia, mentre in Marocco con la riforma essa è stata quasi abolita de facto. Nella stessa Arabia Saudita, ad eccezione dei membri della famiglia reale, la poligamia è scarsamente diffusa. La si può ancora trovare nei centri rurali. Dei sauditi che ho personalmente conosciuto, operatori economici, politici, etc nessuno era poligamo.
Una questione di estrema attualità: il divieto di indossare il niqab. La Francia ha già adottato una legge ad hoc. In Italia sono all’esame del parlamento alcuni disegni di legge. Modernità e tradizione, identità e futuro. E’possibile trovare una sintesi tra diverse esigenze e come?
Quello del niqab è un discorso altrettanto delicato. Di esso non c’è traccia nel Corano. Nel versetto 31 della Sura 24 della “Luce” è detto esclusivamente che le donne devono stendere un velo sui seni. Ci sono però delle espressioni che si prestano a delle interpretazioni estensive ma si tratta pur sempre di interpretazioni. Se facciamo riferimento alla Sunna, troviamo vari hadith che menzionano l’hidjab ma mai il niqab o il burqa. Dato che l’hidjab è menzionato nella Sunna, personalmente reputo che sia preferibile che le donne lo indossino. purché su base volontaria. Paradossalmente dove il hidjab non è prescritto per legge esso porta ad un risultato contrario a quello desiderato: anziché proteggere la modestia delle donne attira gli sguardi su di esse.
Un’ultima battuta sul Comitato per l’Islam. Lei si dimise nel corso della riunione di insediamento, polemizzando sulla circostanza che due tra i più importanti temi da affrontare, ossia la formazione degli imam e le moschee in Italia, fossero stati affidati a relatori non musulmani. Da allora è cambiato qualcosa?
Sul Comitato per l’Islam la mia posizione non è cambiata. Reputo che esso non sia in grado di ottemperare alle funzioni per cui era stato concepito.
  
Nuccio Franco

Gli astenuti


Gli italiani sanno tutto. Tutto dei rapporti Stato-mafia. Tutto sulle stragi e sui delitti eccellenti. Sanno chi c'è dietro e anche chi c'è davanti. In qualunque libreria ci sono libri con nomi, cognomi, indirizzi di chi ha distrutto la Repubblica. Siamo sommersi dalla verità. La nostra Repubblica è nata due volte sul sangue, la prima volta dal sangue della Resistenza, subito tradita, la seconda dal sangue dei giudici e degli attentati. Il segreto di Stato in Italia non esiste, non è mai esistito. Quando morì Salvo Lima, anche la casalinga di Voghera sapeva dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Al tempo di Craxi non c'era impresa che lavorasse con il pubblico che non fosse a conoscenza del pizzo socialista (di listino dal 10 al 30%). I giudici, quando sono messi in grado di intervenire, sono sempre anticipati dalla vox populi di almeno qualche anno. Le banche sapevano del crack Parmalat e ne vendevano i bond fino all'ultimo minuto secondo. Berlusconi e Tremorti sapevano dell'abisso del debito pubblico da loro alimentato in totale incoscienza, ma sempre negato con il ghigno sulle labbra. La conoscenza, in Italia, estesa, reiterata, diffusa fino alla nausea, senza però alcuna possibilità di intervenire ha generato un senso di impotenza di cui molti sono prigionieri. L'italiano non crede al cambiamento, guarda la televisione e vede pontificare i politici che lo hanno portato alla rovina. Non capisce come questo sia possibile e cambia canale. Altrove, quei politici, sarebbero inseguiti per le strade. Qui ci prendono per il culo ogni sera con il sostegno dei giornalisti di regime. Il senso di impotenza genera il rifiuto, l'isolamento e, al momento delle elezioni, l'astensionismo. Metà del Paese si astiene dal voto, non è interessato a chi lo governa, non vuole avere a che fare con la politica che considera lontana, estranea e immonda. "Il voto non serve, tanto fanno sempre ciò che vogliono". Ad esempio cancellare i risultati dei referendum e non mettere in discussione alle Camere le leggi di iniziativa popolare. Pdl e pdmeneolle pari sono. Fanno il cazzo che vogliono, comunque. Questa metà dell'Italia, che oggi vive sottocoperta, può salvare il Paese. Bisogna riportarla al voto per spazzare via le oligarchie, i partiti, i mafiosi, l'informazione corrotta. Da qui alle elezioni del 2013 chiunque segue il MoVimento 5 Stelle deve darsi come compito informare gli astenuti che si può voltare pagina, spiegargli il nostro Programma. Portarli alle urne convincendoli che, per la prima volta nella loro vita, potranno votare per sé stessi. Loro non si arrenderanno mai (noi neppure). Ci vediamo in Parlamento.

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Comunicato politico numero cinquantuno




Il MoVimento 5 Stelle parteciperà alle prossime elezioni politiche qualunque sia la legge elettorale. Non ci sarà alcuna alleanza con i partiti. I candidati saranno votati in Rete che rimarrà centrale durante il mandato elettorale sia come supporto agli eletti che come garanzia del rispetto del programma. Non dico nulla di nuovo, ma è opportuno ribadirlo. Le elezioni si possono vincere o perdere, in realtà in Italia si pareggiano da sempre, sono elezioni truccate. Vincono tutti, si spartiscono rimborsi elettorali, testate giornalistiche, canali televisivi, banche, concessionari. Tutto. Il MoVimento 5 Stelle partecipa per vincere e vincerà in ogni caso. Sia nel caso straordinario che venga chiamato a responsabilità di governo, sia che, come forza di opposizione, faccia da sentinella per i cittadini. Il MoVimento 5 Stelle non prenderà un solo euro di rimborsi elettorali, così come ha fatto per le elezioni regionali e proporrà l'abolizione di ogni contributo diretto e indiretto ai giornali. Dopo le recenti proiezioni di voto al 20% e la vittoria di Parma, il M5S è diventato il mostro da abbattere. Ogni problema del Paese viene in secondo piano rispetto a una guerra mediatica che sta assumendo proporzioni così gigantesche da farla apparire ridicola. L'obiettivo dichiarato del MoVimento 5 Stelle è di dare ai cittadini la responsabilità delle scelte attraverso strumenti come il referendum propositivo senza quorum, l'obbligatorietà della discussione delle leggi popolari in Parlamento con voto palese e la votazione diretta del candidato. I partiti hanno fatto della legge elettorale carne da porco e ne discutono ogni giorno sopra le spalle della Nazione, come se fosse roba loro, con il solo intento di spartirsi i voti. Discutono sul nulla. Un 4-4-2 all'italiana o un 3-5-1 alla tedesca o un fritto misto dalemacasinibersani o, ultimo nato, un provincellum. La partecipazione diretta degli italiani alla cosa pubblica è il motivo di esistenza del MoVimento 5 Stelle. I partiti sono un muro che ogni giorno ha una nuova crepa. Nessun partito governerà a lungo sulle macerie che ha creato. La cura Monti ha fatto aumentare il debito pubblico e lo spread continua salire, e di conseguenza gli interessi che paghiamo sui titoli pubblici. Il PIL è sceso a meno 2,4 e scenderà ancora. Nel cratere ci siamo già dentro. Una precisazione sull'euro. Io non sono contrario all'euro in principio. Ho detto che bisogna valutare i pro e i contro e se è ancora fattibile mantenerlo. Ma, se usciremo dall'euro, sarà solo a causa del nostro enorme debito pubblico. Chi oggi accusa il sottoscritto di anti europeismo farebbe bene a guardarsi allo specchio e sputarsi in faccia. Il debito lo hanno creato i partiti, Pdl e pdmenoelle in testa, e lo stanno facendo pagare ai cittadini con l'aumento delle tasse, la disoccupazione e il taglio dei servizi. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere". 

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Politica e antipolitica

Il grande fisico Einstein aveva anticipato, molti decenni fa, l'attuale discussione politica sulla situazione italiana ed in parte anche europea. La sua riflessione affrontava i rapporti, ed in particolare il conflitto tra entità di carica diversa. Aveva anche formulato, tra molti dubbi, anche un'ipotesi.

Speriamo che avesse ragione!