domenica 30 settembre 2012

Alessandra Mussolini e la "canzone pedofila": assolta perché è parlamentare



Pubblicato  da Guido Del Duca


Nei giorni in cui si parla tanto del reato di diffamazione a mezzo stampa, grazie alla vicenda che coinvolge Alessandro Sallusti, un’altra storia di segno opposto fa capolino nelle cronache politiche. La riporta in un trafiletto Il Messaggero di oggi, e dà da pensare, oltre a far discutere sui privilegi che toccano ai nostri rappresentanti in Parlamento.
La vicenda è questa: nel 2009 Alessandra Mussolini rilasciò all’Unità un’intervista in cui se la prendeva con una canzone di Gino Paoli, Pettirosso, definendola “istigazione alla pedofilia” e dicendo testualmente “Quello è un testo pedofilo, sembra scritto da uno che conosce bene l’argomento”. Ne era seguita inevitabile la denuncia da parte del cantautore, ma ieri il tribunale di Roma non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero, disponendo il non luogo a procedere per la nipote del duce. Perché? Perché la Mussolini è un parlamentare, e le opinioni di un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni sono insindacabili.

Effettivamente la Mussolini, in qualità di presidente della Commissione Infanzia, ha titolo a parlare di argomenti che riguardano quel settore, resta però da capire quanto in là possa spingersi. Perché un conto è criticare il contenuto di una canzone, e quello è diritto di critica, un altro definirla “istigazione alla pedofilia” (che quantomeno andrebbe provata), un altro ancora insinuare neanche troppo velatamente che chi l’ha scritta sembra “conoscere bene l’argomento”. Perché ci sono pochi dubbi sul fatto che questa sia una diffamazione e non un’opinione. Ma la Mussolini è una parlamentare, e quindi può dire ciò che le passa per la testa.
La vicenda dà molto da pensare soprattutto vista la contemporaneità con la vicenda Sallusti. In quel caso il direttore di un giornale rischia la galera per omesso controllo sul contenuto di un articolo di opinione ritenuto diffamatorio, mentre con questa decisione sembra sancirsi il principio per cui qualsiasi opinione espressa da un parlamentare sia insindacabile. Se questo principio fosse stato sancito con qualche settimana d’anticipo, Renato Farina (che è anch’egli parlamentare Pdl), avrebbe potuto confessare di aver scritto l’articolo diffamatorio, senza rischiare la galera e risparmiandola a Sallusti.

Lo stomaco dell'anaconda


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Chi grida "Forza Grillo!", come una volta si gridava "Viva Zapata o Pancho Villa" non ha capito che è lui e solo lui l'artefice di un possibile cambiamento. Non deve votare per il MoVimento 5 Stelle, ma per sé stesso e se non rischierà nulla, se farà il guardone della politica nell'attesa di un nuovo vincitore, l'Italia rimarrà il Paese pietrificato degli ultimi 150 anni. E lui, come cittadino, non conterà mai uno, ma zero, il numero che contraddistingue chi resta alla finestra, chi non si impegna per la società in cui vive.
In Italia, come disse Ennio Flaiano, si accorre sempre in soccorso del vincitore, qui milioni di fascisti divennero democristiani e comunisti nel giro di una notte di aprile, nel 1945 a guerra perduta. E' un Paese senza colpe, che non processa mai sé stesso, che ha persino vinto la Seconda Guerra Mondiale dopo l'otto settembre, ma che senza l'intervento degli Alleati avrebbe oggi statue al duce in ogni piazza d'Italia. Che bombarda la Libia di Gheddafi subito dopo aver firmato un trattato di pace. Un Paese femmina, che ama l'uomo forte, si chiami Craxi, Berlusconi o Mussolini, ma che lo appende per i piedi alla prima tempesta. Una penisola di particolarismi, di familismi, di favori dati e ricevuti, di consorterie, di massonerie e mafie. Un cerchio magico formato da chi vive di Potere e da coloro che sopravvivono con le briciole che gli vengono lanciate sotto il tavolo. Milioni di persone partecipano al banchetto dello Stato da decenni, come a un ristorante che fornisce pasti gratis.
L'italiano vive in Italia da turista, come se fosse all'estero, come se la strada in cui abita, la città in cui è nato, lo Stato non gli appartenessero. Vive in un mondo a parte, con indifferenza, talvolta con la spocchia dell'osservatore che non si mette mai in gioco. Crede ai miracoli, che in questo strano Paese talvolta avvengono, e confida nella Divina Provvidenza mentre critica ferocemente le Istituzioni seduto in poltrona quando ascolta i talk show delle solite facce, a cui delega la sua vita, e dei soliti vuoti ritornelli che nessuno canta più. Questo Paese ha digerito tutto, dalle leggi razziali, al fascismo, alla P2, ai patti tra lo Stato e la mafia, alle stragi, alle morti dei suoi eroi da Borsellino ad Ambrosoli. Ha lo stomaco di un anaconda che digerisce un coccodrillo. Nessuno lo può aiutare, niente lo può cambiare, nulla lo può salvare, se prima non cambia sé stesso.

Se la grammatica ti protegge dai vampiri


LIBRI


Il metodo Birattari per salvare l'italiano.

di Anna Madron
La grammatica è un gioco da ragazzi. Parola di Massimo Birattari, redattore, traduttore, consulente editoriale, ma soprattutto grande appassionato di scrittura (ha curato per il Corriere della Sera un corso in 24 volumi, Io scrivo), convinto che sia più facile scrivere bene che scrivere male, come recita anche il titolo di uno dei suoi libri più curiosi sull'uso della lingua italiana.
E come alla fine dimostra anche la sua ultima opera, pensata per gli alunni di elementari e medie, La grammatica ti salverà la vita, edizioni Feltrinelli Kids, manuale di sopravvivenza nel senso letterale del termine, visto che sbagliare un congiuntivo può costare la vita così come scambiare un soggetto per un complemento oggetto o appioppare incautamente a un verbo intransitivo la forma passiva.
UN MANUALE IN FORMA DI GIALLO. Succede a Villa Torcibudella, dove una classe di quinta elementare trascorre una settimana da brivido, ospite di un misterioso imprenditore interessato più a verbi, coniugazioni, complementi che al digestivo che produce al punto da organizzare per i suoi piccoli ospiti sette giorni di staffetta grammaticale che si riveleranno un incubo e insieme una gara mozzafiato, visto che a ogni errore commesso l'attacco di vampiri, fantasmi, lupi mannari e licantropi è assicurato.
Il racconto strizza l'occhio a Frankenstein e a Twilight e a tutte le creature delle tenebre immaginabili (e care ai teenagers) per difendersi dalle quali occorre saper usare la punteggiatura, non confondere un pronome con un aggettivo, destreggiarsi con la sintassi.
Missione possibile? «Credo di sì perchè i concetti si fissano più facilmente se l'apprendimento è anche divertente. Per questo ho pensato di dare al libro la veste del giallo, tenendo alta la suspence fino all'ultimo capitolo riservato al colpo di scena finale», risposte Birattari che in giro per le scuole elementari d'Italia ha incontrato più di 1.200 bambini ai quali ha parlato della grammatica come di un gioco che ha precise regole da rispettare, argomento affrontato anche nel libro precedente, Benvenuti a Grammaland, edito sempre da Feltrinelli.
«Qui però», ha spiegato, «l'obiettivo è più ambizioso, parlare non solo di grammatica, ma anche di sintassi per far capire alcuni concetti fondamentali, per riuscire a parlare e scrivere bene, nella consapevolezza che quello che si impara da piccoli non si scorda più».
SMS E MAIL STRAVOLGONO LA LINGUA. Nell'era degli sms, delle mail, dei neologismi inventati dagli adolescenti a loro (quasi) esclusivo uso e consumo, ma anche dell'ignoranza ostentata del mondo adulto, Birattari, laureato in Storia alla Normale di Pisa, lancia un appello per salvare la lingua italiana dalla sciatteria imperante. «Non sono un grammatico», precisa, «ma lo sono di fatto diventato lavorando con le case editrici e quindi con i libri degli altri. E ho imparato che la consapevolezza di ciò che non si sa è fondamentale e che il problema non è tanto l'errore ma il fatto di non rendersi conto di sbagliare». Insomma sbagliare è umano, perseverare e non dubitare di se stessi un po' meno, monito rivolto a tutti gli studenti italiani ai quali Birattari raccomanda chiarezza, semplicità, niente complicazioni sintattiche o lessico ridondante, quest'ultime fatiche inutili che non pagano e appesantiscono la scrittura come zavorre.
Ma l'ultimo Sos riguarda proprio la grammatica. «Impararla fa la differenza», conclude Birattari, «von Karajan diceva che è possibile non conoscere perfettamente un brano, ma se c'è la tecnica ci si può concentrare meglio sulla resa della musica».

Alla Fiat che fugge ponte d’oro



Anna Lombroso per il Simplicissimus
Un Paese dove l’ultimo ponte in ordine cronologico, quello di Calatrava – peraltro prossimamente e pudicamente offuscato dall’edificazione di un falansterio – risulta essere bello e impossibile, una macchina celibe che già tentenna, divorando soldi di manutenzione, quel Paese,dicevo, dovrebbe arrendersi al buonsenso. Ma sul Ponte dello Stretto non sventola bandiera bianca: ci informa la schizofrenica Repubblica – che sui temi ambientali dà un consenso intermittente al Governo Monti, proprio per non tradire del tutto le sue originarie battaglie, quelle di Cederna o di Argan – che Pietro Ciucci – uno dei più formidabili testimonial del conflitto di interessi, amministratore delegato di Anas, commissario governativo per il ponte e numero uno della Società Stretto di Messina, fondata negli anni Ottanta con il compito di progettare e realizzare l’opera – reclamando il carattere di priorità dell’opera, ha inviato un ricorso straordinario al Capo dello Stato, in cui considera di fatto illegittimo il definanziamento di 1,6 miliardi del progetto, deciso dal Cipe nel gennaio scorso.
A conferma così che la convezione che la società ha sottoscritto con lo Stato non è mai stata abrogata, è ancora attiva e se non si procede con il mostro è solo per mancanza di fondi.
Si sa che quando un manager richiama all’ordine, il governo, zelante, risponde: il Ministero dell’Ambiente – si, paradossalmente continua a chiamarsi così – ha riattivato nel luglio scorso l’iter della procedura di valutazione di impatto ambientale (Via), iniziata nove anni fa. Il Ministro dello Sviluppo – anche quello continua a chiamarsi così, nel paese leader del rigore senza crescita – senza attendere la necessaria Via ha indetto la conferenza dei servizi, cioè l’organismo di coordinamento incaricato di fornire tutte le autorizzazioni necessarie sul progetto definitivo per far partire l’opera.
Il definanziamento del Cipe era servito a zittire temporaneamente gli invertebrati alleati: perfino loro consideravano esagerato lo spirito di adattamento dei finti tecnici al visionario delirio di onnipotenza degli speculatori amici di Berlusconi.
E la causale della decisione del Cipe, a monte dell’esplosione dei costi, della scarsa trasparenza, delle procedure discutibili, dell’accertato danno ai territori, della mancanza dei collegamenti con la rete infrastrutturale, era ineccepibile e dovrebbe esserlo ancora: l’incubo di un Ponte sullo Stretto non si era mai dotato di un piano definitivo, che tanto un progetto della Fiat tramite Impregilo si presenta da sé e non ha bisogno di orpelli.
Nel frattempo il suo costo è lievitato dai 6,3 miliardi dell’aprile 2010 agli 8,5 del luglio 2011 (+34 per cento in un anno). In un dossier depositato l’8 settembre 2011, abborracciato come spesso succede quando c’è la Fiat di mezzo come progetto definitivo, mancherebbero sia il calcolo costi-benefici, sia il piano economico finanziario dell’opera (fonte WWF). E lo stesso Ciucci, forse per invogliare gli imprenditori disposti a investire in interventi di project financing, ha dichiarato nel novembre 2011 che fino ad allora, “aveva speso 283 milioni di euro, con un raddoppio in sei anni dei costi sostenuti nei precedenti 12”, come a dire che là circolano monete sonanti.
Niente spending review dunque su un intervento che lo stesso ministro Passera in un baleno di resipiscenza aveva dichiarato di non annoverare tra le opere fondamentali. E che nel frattempo, indisturbata, aveva succhiato risorse per mantenere l’impalcatura, foraggiare Impregilo e pagare penali, come raccontato con dovizia di particolari qui.
È che il Ponte ereditato da Berlusconi appaga i desideri di questo governo che lo intende come una cattedrale eretta alla sua religione, un pilastro della sua ideologia, un omaggio a quel gigantismo, a quella smania di grandezza e illimitatezza che è alla base della crisi. E risponde a quell’equilibrismo retorico che secondo il quale per riavviare la crescita lo Stato dovrebbe investire, soprattutto in grandi infrastrutture, in particolare in quelle di trasporto (vedi linea Torino-Lione, le preferite da sponsor politici e industriali. Tempo fa un certo professor Prud’homme dell’Università di Lione, prudente ma non poi troppo, ha condotto un’analisi che ha definito indiziaria sul rapporto tra la spesa in investimenti in infrastrutture di trasporto in 8 paesi europei e Pil. Pur auto denunciano la limitatezza dei dati e del campione, si è arrischiato a affermare che i risultati smentiscono il luogo comune che recita “più grandi investimenti in trasporti = più crescita economica”. E un Paese in difficoltà potrebbe trarre una lezione dalla storia: il Giappone: negli anni Novanta spese un’enorme quantità di denari pubblici in infrastrutture per rilanciare la crescita economica, con l’unico risultato di una spettacolare crescita del debito e di livelli di corruzione altrettanto spettacolari.
Anche Omero sonnecchia e anche Keynes prese delle solenni cantonate, oltre a quella di pensare che un giorno i ricchi avrebbero capito che non si può vivere di profitto per dedicarsi alle delizie della vita. E non è certo più tempo, se mai lo è stato, di “impiegare i disoccupati anche a scavar buche e riempirle”. Le Grandi Opere oltre a partecipare pesantemente alla voragine della spesa pubblica, creano poca occupazione, qualitativamente poco rilevante e per giunta lentamente. Creano poca occupazione, perché oggi nelle opere civili si fa quasi tutto a macchina (si pensi per esempio alle “talpe” per scavare tunnel). Il costo diretto del lavoro non supera il 25% dei costi totali. Non la creano rapidamente perché i cantieri durano 10 anni, e il “picco” di addetti necessari è spostato in là, quando si arriva ai lavori di finitura e messa in opera.
Ma al governo Monti le sue Piramidi interessano anche perché gli si addicono particolarmente quegli strumenti cari alla finanza creativa, iProject Bond e la “golden rule”, quelle “garanzie” europee sui prestiti (bond) che i privati possono fare per realizzare progetti, come la Tav, per scavare e riempire buche, pensati prima della crisi, di importo molto elevato e con orizzonti temporali molto lunghi. Garanzie su un futuro secondo le regole dei giocatori d’azzardo che non vogliono rischiare: così se poi l’opera si rivela scarsamente utile e avrà poco traffico, l’Europa, cioè ancora le casse pubbliche, pagheranno.
E siccome le Grandi Opere sono fondate, in genere, su non meno Grandi Previsioni e su ancora più gigantesche Grandi Patacche, si tratta di una pura e semplice speculazione che induce un ulteriore debito pubblico, mascherato e rimandato nel tempo.
Eppure la grande Tav europea perde pezzi: via Lisbona e via Kiev, niente Slovenia, Ungheria e Polonia, la Spagna non ha soldi. E l’alta velocità si conferma per Madrid il più grosso fattore di default producing.
È probabile ci sia un’indole suicida in governi schiavi di un modello economico che vuole curare la malattia con i suoi germi patogeni. E forse in previsione della sua fine vuole costruirsi i suoi monumenti funebri.

http://www.tzetze.it/2012/09/alla-fiat-che-fugge-ponte-doro.html

Achille Lauro sarebbe orgoglioso


Napoli il comune lancia una nuova “moneta”. Si chiama, molto fantasiosamente,Napo, ed è in realtà un buono sconto, cioè un sussidio ai commercianti, che il comune erogherà ai turisti ed ai cittadini napoletani che fanno “qualcosa di buono per Napoli”. E quest’ultimo criterio è piuttosto interessante.
Perché, a titolo di esempio, per usare le parole di Marco Esposito, assessore al Commercio ed alle Attività Produttive del comune, “fare qualcosa di buono” per Napoli vuol dire anche pagare le tasse. Ecco quindi premiato quello che dovrebbe essere uno spiacevole obbligo, e che diventa invece qualcosa da incentivare opportunamente. Ma ci sono anche altre categorie di comportamenti meritevoli, sempre con le parole di Esposito, che avvicinano il Napo al compenso per lavori socialmente utili:
«L’elemento caratterizzante del napo è che te lo devi in qualche modo meritarefacendo qualcosa di positivo per la città. Un turista che viene a Napoli si è meritato il napo, così come il napoletano che paga correttamente le tasse, che fa attività per il sociale o volontariato. Stiamo pensando a varie formule per premiare il senso civico dei cittadini»
La logica del buono sconto è lineare: i Napo possono essere spesi negli esercizi commerciali cittadini aderenti all’iniziativa, i cui titolari potranno pure utilizzare il buono sconto come “resto”. In tal modo il sussidio resta in circolazione entro la città, come si tende a fare ogni volta che si creano “monete” locali (cioè in tempo di crisi acuta), il cui scopo principale è quello di evitare “deflussi” di potere d’acquisto fuori dai confini della comunità locale.
In soldoni, si tratta semplicemente di spesa pubblica per sostenere la domanda locale, e come tale occorrerà valutare quale “moltiplicatore” riuscirà ad attivare. Sarebbe poi utile sapere quanta parte del bilancio comunale è stata destinata all’iniziativa, ed occorrerà comunque tenere gli occhi ben aperti sui beneficiari residenti di tali mance. Che dovrebbero, come detto fare qualcosa di più che “pagare le tasse” o “volontariato”. Non per essere i soliti cinici, ma il rischio di buttare nello sciacquone soldi pubblici è altissimo, in simili iniziative. Dai pacchi di pasta di Achille Lauro al Napo di De Magistris, la tradizione si innova ma si rispetta.

Tumore: Harvard apre a Roma- intervista al prof. P.P. Pandolfi, Harvard Boston




Intervista al prof. Pier Paolo Pandolfi, George C, Reisman Professor of Medicine- professsor of pathology Harvard medical school- Director of research Beth Israel Deaconess cancer center- Director cancer genetics program- Chief division of genetics department of medicine.

Un nuovo centro di ricerca contro i tumori nascerà a Roma in collaborazione con l' università di Harvard. E' già stato sviluppato un progetto di fattibilità per la ricerca che rappresenta un ponte tra il nostro Paese e gli Usa. L'obiettivo non è solo frenare la fuga di cervelli ma far sì che ne arrivino anche nella penisola. Ci sono finanziamenti bilaterali e si prevede una sede italiana e una statunitense. Il progetto è stato approvato dal CIPE lo scorso anno e si attende l'operatività con finanziamenti da parte del Ministero dell'Ambiente e sotto il patrocinio del Consiglio dei Ministri.

http://www.tzetze.it/2012/09/video-ricerca-tumore-harvard-apre-a-roma--intervista-al-prof-pp-pandolfi-harvard-boston.html

Inventato il più piccolo magazzino digitale di dati: 2 centimetri quadrati



HITACHI

Una lamina trasparente di cristallo di quarzo grande appena due centimetri quadrati per 0,2 di spessore. Sono le dimensioni del più pìccolo dispositivo per l’immagazzinamento digitale di dati, un prototipo creato, immaginate un po’ da chi? Dai giapponesi della Hitachi.
A detta dei freaks nipponi delle tecnologie informatiche e dell’ingegneria più avanzata del pianeta, questi pezzetti di cristallo sono capaci di conservare i dati per centinaia di milioni di anni… chiaro, se non si rompono prima…
La struttura è “semplice”: i dati vengono immagazzinati in quattro strati di punti stampati con un laser sul cristallo; ogni strato ha la capacità di 40 Mb, ampliabile aumentando lo spessore della lamina. La lettura delle informazioni sarà possibile attraverso l’uso di un microscopio.
“Questa tecnología ci permetterà di immagazzinare qualsiasi tipo di informazione d’importanza storica, scientifica, culturale o política – spiega il Kazuyoshi Torii, ricercatore della multinazionale nipponica – è una tecnologia che sarà di grande aiuto per musei ed istituzioni, ad esempio,  che potranno inviarci i loro dati per farli codificare”.
Saranno necessari altri tre anni circa per poter comprare una di queste lamine, dove immagazzinare tutti i nostri documenti. Bello, vero? Mah, per me non più di tanto, non è che mi affascina immaginare i miei nipoti entrare in una biblioteca e consultare lamine trasparenti con un microscopio. Preferisco la carta e i pesanti tomi polverosi.
Matteo Vitiello

"DEMOCRAZIA, NATURA, AMORE". CICCIOLINA TORNA IN POLITICA



L'ex pornostar torna in campo e fonda un nuovo partito col compagno. Primo punto del programma? Riaprire le case chiuse


L'ex pornostar torna in campo e fonda un nuovo partito col compagno. Primo punto del programma? Riaprire le case chiuse
Cicciolina ci riprova. Memore della stagione a Montecitorio, l'ex pornostar si attrezza assieme al suo compagno, il 'sexy avvocatò Luca Di Carlo, per tornare in Parlamento, ma questa volta con un soggetto politico tagliato su misura, il DNA, acronimo di 'democrazia, natura e amore. Tra i punti principali del nuovo soggetto politico, la riapertura delle case chiuse e il riconoscimento della professione di prostituta.

«No. I radicali questa volta non c'entrano e non abbiamo intenzione di allearci con nessuno», spiega Di Carlo all'Ansa conversando al telefono dal suo studio di via Cassia a Roma, da ieri (dopo la firma costitutiva davanti al notaio) sede del DNA. «Non stiamo nè a sinistra, nè a destra, nè al centro - dice - siamo al di sopra. E la poltrona della presidenza la dividiamo in due. Così come siamo entrambi candidati alla premiership».

«L'idea del DNA è un'esigenza sociale - aggiunge Di Carlo - quando la gente ferma Ilona per strada capita spesso, che oltre agli autografi le chiedano soldi per comprare cibo, o aiuto nella ricerca di un lavoro. E lo stesso accade anche su Facebook. Così nasce l'idea di un impegno per le fasce più umili. Vogliamo che in Parlamento arrivino i mestieri del popolo. Insegnanti, fabbri, idraulici, agricoltori, e perché no, anche le prostitute, dato che esercitano una professione».

I partiti tradizionali, il sexy avvocato, li definisce «senescenti, incapaci di portare benefici al popolo, in guerra solo per difendere i propri interessi». Beppe Grillo invece «è un grande artista che si affaccia alla politica», ma Ilona è più «polivalente, perchè è un'artista e una politica consolidata». Berlusconi? «Simpatico ed elegante». Bersani e Renzi? «no comment».

La conferenza stampa di presentazione del DNA è prevista per ottobre, ma già sul sito «cicciolinaonline.it» vi è una traccia. «Abbiamo fatto un esperimento con le amministrative di Monza. Quando si è sparsa la voce della nostra candidatura - racconta - i sondaggi ci hanno dato al 4%. Poi abbiamo rinunciato. Il nostro obiettivo sono le politiche». E dalle prossime settimane inizieranno il loro tour attraverso l'Italia, per stare tra la gente. 

RICICLO CREATIVO: NUOVA VITA AI BARILI DI PETROLIO



Parcheggi per le bici, sgabelli, armadietti, fioriere decorative. I barili di petrolio protagonisti di nuovi interessanti progetti di upcycling


Parcheggi per le bici, sgabelli, armadietti, fioriere decorative. I barili di petrolio protagonisti di nuovi interessanti progetti di upcycling
Siamo portati a pensare all'oro nero come ad un bene prezioso o come una minaccia per l'ambiente, a seconda dei punti di vista, ma forse non pensiamo mai al destino dei barili che lo contengono, che sono di recente diventati protagonisti di alcuni progetti di upcycling. Il designer italiano Roberto Volpe è l'autore di un'idea originale in proposito, che consiste nel trasformare i barili di petrolio inparcheggi per le bici. Come mostra l'immagine sotto, il barile è stato diviso a metà nel senso della lunghezza ed intagliato in modo da formare una rastrelliera dove possa trovare spazio la ruota anteriore di una bicicletta.


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La realizzazione di parcheggi per bici non è l'unica possibilità per restituire nuova vita ai barili di petrolio. Vi è infatti anche chi ha pensato di trasformarli in comode sedie, poltroncine o sgabelli, sagomandoli in maniera funzionale. Le sedute ricavate dai barili di petrolio sembrano una soluzione perfetta per arredare locali in stile contemporaneo ed all'insegna del riciclo creativo.

Un'altra idea riguarda la loro trasformazione in veri e propri armadietti con ripiani interni, adatti ad essere posizionati in cucina o in camera da letto. I barili sono stati dotati di uno sportello apribile e di ripiani interni, oltre che essere stati rifiniti nei dettagli e riverniciati in colori sgargianti dall'olandese Lockengelot.
Che dire, infine, della loro trasformazione in deliziose fioriere decorative da giardino o in supporti per un tavolo davvero elegante?


Ecco la fotogallery:

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http://www.tzetze.it/2012/09/riciclo-creativo-nuova-vita-ai-barili-di-petrolio---foto---cadoinpiedi.html

Nato agnellino con due teste


(Express-news.it) In Arabia Saudita è nato un agnellino con due teste, due bocche e due soli occhi, un eventualità veramente rara.
L’evento si è verificato nella città meridionale di Sawalha e il suo proprietario ha detto che al momento è in buone condizioni.
“E ‘la prima volta che vedo un caso del genere … la madre ha partorito dopo un travaglio durato diverse ore”, ha detto Khalil Al Salhi.
“Molte persone che sono venute e sono rimaste sorprese … alcune di loro hanno fotografato l’agnellino e postato la foto su Facebook e Twitter”, ha concluso il felice allevatore.
Guarda la galleria di altri casi simili



Lupo giustiziato in Arabia Saudita


Arabia Saudita – (Express-news.it) Un contadino saudita ha catturato un lupo, colpevole di aver attaccato i suoi cammelli e il bestiame nelle fattorie vicine, intrappolandolo con una corda, poi lo ha lapidato fino ad ucciderlo.
Il contadino ha detto di aver pedinato il lupo per diversi mesi prima di riuscire a catturarlo vivo in una trappola fatta di corde e legno appena fuori dal suo villaggio Thamama a est della capitale Riyadh.
“L’ho trovato la mattina che cercava di liberarsi … ho continuato a lanciargli sassi fino a quando non è morto … Ho quindi utilizzato un grande barra in acciaio per colpirlo sulla testa, per assicurarmi che fosse morto”, ha detto il contadino.
Orgoglioso l’agricoltore ha poi impiccato il lupo su un palo di legno come “simbolo della vittoria” e mostrare i residenti locali che la minaccia del lupo è finita.
Approfondimento sul lupo arabo
Il lupo arabo (Canis lupus arabs Pocock) è una sottospecie di lupo grigio diffusa un tempo in tutta la Penisola Arabica, ma ridotta attualmente in piccoli branchi sparsi in Israele meridionale, Oman, Yemen, Giordania, Arabia Saudita e, probabilmente, in alcune zone della Penisola del Sinai, in Egitto.
I lupi arabi sono i soli lupi grigi ad avere le due dita centrali dei piedi fuse insieme, caratteristica ritenuta un tempo unica dei licaoni. Gli occhi sono gialli, come quelli di tutti i lupi, ma si trovano anche molti esemplari con gli occhi castani – il che indica certamente che almeno una parte della popolazione non è più di sangue puro, ma che i predecessori di tali individui si sono incrociati con cani rinselvatichiti. Ciò pone delle minacce molto serie alla sopravvivenza di questa sottospecie.

http://www.tzetze.it/2012/09/la-velina-bionda-ammette-che-il-cane-stato-soppresso-expressnewsitalia.html

Lupo ferito si nasconde in un ufficio, viene catturato, curato e liberato


Cina – (Express-news.it) Un lupo sfuggito ad una trappola lasciata dai bracconieri, si è nascosto all’interno di un ufficio delle imposte a Huangnan, nella provincia di Qinghai.
Il giorno dopo, gli impiegati dell’ufficio, hanno scoperto il lupo ferito che cercava di nascondersi in una sala d’attesa.
La polizia intervenuta per catturare il lupo ritiene che l’animale fosse rimasto intrappolato in un laccio forse usato dai bracconieri, riuscendo a liberarsi ma restando ferito.
Aveva la zampa malconcia ma nonostante questo, zoppicando per la città, ha raggiunto la palazzina ed ha trovato rifugio nell’ufficio.
La polizia ha faticato non poco a catturare il lupo riuscendo infine a neutralizzarlo, legato ed infilato in un sacchetto è stato portato prima dal veterinario e successivamente rimesso di nuovo in libertà.
Uno degli impiegati, Yang Jian, ha detto: “Aveva perso molto sangue dalla ferita sulla zampa ma ha lottato con tutte le forze, in silenzio, per non farsi catturare.»

Cane intrappolato in un cancello salvato dai passanti


Cina – (Express-news.it) Yueyang, provincia di Hunan, Cina meridionale. Un povero cane rinchiuso, non si sa bene da quanto tempo, in una sorta di giardino, aveva probabilmente deciso di tentare la fuga cercando di passare tra le sbarre del cancello, ma si è messo in guai peggiori.
Per sua fortuna è passato lì davanti Park Ting, 38 anni, che vedendo il cane intrappolato mentre cercava disperatamente di divincolarsi senza riuscirsi, ha deciso di aiutarlo.
“Si era bloccato il bacino andando in avanti, e allora nel tentativo di tornare indietro attraverso un altro passaggio, aveva complicato la situazione, incastrandosi anche con il dorso. Il poveretto non riusciva a muoversi di un millimetro e quasi rantolava”, ha raccontato Park.
Aiutato da altre persone del posto, a poco a poco, è riuscito a gradatamente a sfilare il cane, che non ha opposto alcuna resistenza, fino a quando non è riuscito a liberarlo.
“Il cane, senza attendere altro tempo, se ne è subito andato scodinzolando, evidentemente felice di essere stato liberato”, ha aggiunto Park.

Lasciano il cane in giardino senza acqua e cibo e vanno in ferie



Foto presa da web, non è il cane dell’articolo
Roma – (Express-news.it) Un povero cane, da sempre maltrattato, è stato lasciato solo in un giardino, all’alberone, un quartiere della capitale, senza acqua ne cibo, era talmente malridotto che hanno dovuto sopprimerlo.
I condomini hanno sollecitato l’intervento di vigili e asl vedendo il cane allo stremo. Erano anni, a loro dire, che il cane era sempre all’aperto, al freddo ed al caldo, riceveva poco cibo, tanto che in molti gli gettavono del cibo dalle finestre. Pochi giorni fa i suoi poco amorevoli proprietari sono partiti in ferie e il cane è rimasto senza acqua ne cibo, ma non solo, già sofferente di artrite gli si era paralizzata una zampa e non riusciva più a sollevarsi in piedi.
I condomini impietositi, si sono decisi finalmente a chiamare aiuto, meglio tardi che mai. Ma giunti sul posto i medici della Asl non hanno potuto far altro che sopprimerlo tanto, a loro dire, era malconcio. Ci domandiamo se per caso questi premurosi condomini avessero denunciato prima questa situazione assurda, hanno infatti assistito ad un reato per anni ma non lo hanno mai denunciato, il cane si poteva salvare. In tutto questo l’associazione Earth, che si occupa del benessere degli animali, avrebbe presentato una denuncia contro i proprietari.
Questo cane non ha mai conosciuto l’affetto, non ha mai ricevuto una carezza, ma neanche cibo a sufficenza, o almeno una ciotola di acqua pulita, lo hanno confermato i condomini. Immaginiamo che il terreno fosse ricoperto di cacca, ma a quanto pare neanche questo ha indotto i premurosi condomini ad intervenire prima. Ora, dopo aver denunciato il fatto si dichiarano impietriti e dispiaciuti da quanto accaduto, ma noi non gli crediamo, i fatti dimostrano il contrario, era più facile gettargli qualche avanzo ed avere la coscienza a posto piuttosto di mettersi contro la famiglia di aguzzini.
Complimenti a tutti.

Un labrador veglia su un altro cane investito da un’auto



Usa – (Express-news.it) Un labrador nero, ha sfidato il traffico di Los Angeles per assistere un altro cane che era stato investito, rimanendo ucciso, da una macchina.
L’animale è stato da tutti lodato per la sua lealtà.
Un automobilista di passaggio si è fermato ed ha sistemato dei coni stradali per avvisare gli altri automobilisti. Nel video si vede come il cane nero si accucci accanto a un labrador chiaro immobile sulla strada, mentre i veicoli passano pericolosamente vicino. Intorno alla testa del cane investito una macchia di sangue.
Il cane spaventato ma illeso è stato successivamente trasferito al canile. Secondo il personale del rifugio il cane nero dovrebbe avere circa 2 anni, è una femmina ed è stata ribattezzata Maggie. Sembra ben curata ma finora, nessuno si è presentato per riconoscerla e non ha chip. Da allora è stata data in adozione.

La velina Bionda ammette che il cane è stato soppresso


La velina bionda, Giulia Calcaterra, ammette: “Il cane è stato fatto sopprimere per una malattia accertata e certificata dal veterinario. Mi aggrediva e ha aggredito anche mio fratello. La situazione non poteva più essere gestita e non sono riuscita a trovare nessuno che potesse occuparsene come un cane in quelle condizioni avrebbe richiesto. Ho fatto davvero di tutto per evitarlo”.
Qualcosa però non torna, aveva una malattia accertata e certificata dal veterinario!?!?!? Mi aggrediva e ha aggredito anche mio fratello!?!?!?!? Non sono riuscita a trovare nessuno che potesse occuparsene come un cane in quelle condizioni avrebbe richiesto!?!?!?!? ma insomma è stato soppresso perchè malato o perchè aggrediva lei e il fratello?
Giulia Calcaterra mente, sapendo forse di mentina, ma non è che voleva solo liberarsene? e il veterinario è stato complice di questo omicidio?
E allora perchè la redazione di Striscia aveva fatto sapere che il cane stava bene e che non era stato soppresso, anzi era stato adottato?
Lorenzo Croce , Presidente dell’Aidaa, ha presentato denuncia ai carabinieri affinchè venga accertata la verità, non possiamo che augurarci che le forze dell’ordine si diano da fare e se nel caso chi ha sbagliato paghi!!


Ambiente: Ponte sullo Stretto, si riparte

da Andrea Spinelli Barrile


Potrebbe riprendere forza quello che è stato il grande sogno infrastrutturale berlusconiano, il Ponte sullo Stretto di Messina, la grande opera più discussa del sud Italia (e più costosa) nonostante di fatto non ne sia stata posata nemmeno una pietruzza.
Nonostante l’agenda dei tecnici al governo avesse di fatto cancellato l’ipotesi di una lingua d’asfalto che unisse Scilla e Cariddi, anche grazie al Piano d’investimenti Ue che, nei trenta progetti prioritari fino al 2020, il ponte nemmeno lo menzionava, sembra che negli ultimi giorni l’argomento sia tornato magicamente negli italici desideri.
Quando, il 20 gennaio scorso, Monti depennò definitivente l’ipotesi Ponte alla riunione del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economia), disponendone il definanziamento per 1,6miliardi, erano stati in molti a tirare un sospiro di sollievo; d’altra parte, perchè finanziare un’opera per la quale manca, dopo tanti anni, un progetto definitivo?
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La Società Stretto di Messina è nata nel 1971 proprio con l’arduo compito di progettare e realizzare l’opera; un compito molto arduo, talmente tanto che a distanza di quasi trent’anni ancora nulla è stato fatto, se non spendere una cifra che secondo la Società è di 270milioni di euro, ma che molti alti sostengono sia superiore ai 400milioni.
Non c’è ancora una scelta definitiva, tuttavia io non considero il Ponte sullo Stretto di Messina tra le infrastrutture prioriarie.
aveva dichiarato il ministro Corrado Passera lo scorso giugno; eppure meno di un mese dopo, il 16 luglio, il Ministero dell’Ambiente ha riattivato la commissione per la Via (Valutazione d’Impatto Ambientale) per il Ponte e il 27 settembre scorso il dicastero retto proprio da Passera (Infrastrutture e Trasporti) ha aperto la Conferenza dei servizi (l’unico organismo in grado di dare tutte le autorizzazioni per questa grande opera).
Foto | TmNews

Iraq: forze speciali assaltano carcere Tirkit, 12 morti


Di IBTimes |

Le forze speciali dell'esercito iracheno hanno assaltato questa mattina il carcere di Tirkit, a nord di Baghdad, caduto ieri dopo una rivolta carceraria sotto il controllo dei detenuti, buona parte arrestati per la loro appartenenza ad al Qaeda. Secondo quanto riferisce la tv irachena 'al Sumaria', già nella notte gli uomini della sicurezza, con l'ausilio degli elicotteri, hanno tentato di riprendere il controllo del carcere. In una serie di attacchi sono morti 12 uomini delle forze speciali. Sono inoltre stati fermati più di 40 detenuti che nel frattempo erano riusciti ad evadere.



al_Qaeda
(Foto: Reuters / )
Un militante di al Qaeda


http://www.tzetze.it/2012/09/cicciolina-torna-in-politica-nasce-il-partito-democrazia-natura-amore.html

Cuba, arrestati quattro giornalisti italiani


Di Redazione IBTimes | 29.09.2012 12:19 CEST
Ilaria Cavo, giornalista di Mediaset e inviata di Videonews, è stata arrestata a Camaguey, Cuba, mentre realizzava un reportage sull'omicidio di Lignano per il programma Domenica Live. Lo riferisce TgCom24. Insieme a lei, sono stati fermati Fabio Tricarico, suo operatore, Domenico Pecile, cronista del Messaggero Veneto, e Stefano Cavicchi, fotoreporter del Corriere della Sera.


Cuba
(Foto: Reuters / Enrique de la Osa)
Una bandiera cubana sventola all'Havana, in piazza della Rivoluzione.


Il Ministero degli Esteri ha confermato l'arresto aggiungendo di essere "in costante contatto con l'ambasciata".
Il fatto sarebbe avvenuto ieri sera quando la giornalista insieme ai suoi compagni stava tornando a l'Avana. Secondo TgCom24, la giornalista non avrebbe fatto nulla di illegale ed avrebbe realizzato unicamente interviste lecite.
Secondo Repubblica, Pecile e Cavicchi sarebbero già stati liberati. Quest'ultimo sarebbe stato fermato per irregolarità nel visto. Secondo queste fonti, infatti, i quattro inviati erano in possesso unicamente di un visto turistico pur trovandosi a Cuba per motivi di lavoro.
Fonti: TgCom24, Repubblica


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Microchip nell'uomo: sicurezza e salute le motivazioni ufficiali


Di Valentina Beli | 13.09.2012 10:32 CEST
Cucito in una divisa scolastica, iniettato sottopelle per ragioni mediche o addirittura impiantato nel cervello. Dopo gli animali, neppure l'uomo sembra sfuggire al microchip.


Microchip
(Foto: Reuters / )
Il primo passo è negli ospedali e nelle scuole. Oltre 1700 bambini già "microchippati"


Negli adulti potrebbe consentire una catalogazione di tutti i pazienti, offrendo alle aziende ospedaliere il quadro clinico di ogni soggetto. Nelle scuole, potrebbe monitorare l'ingresso e l'uscita dall'istituto di ogni alunno, velocizzarne l'iscrizione ai corsi di studio oppure accelerare i passaggi in biblioteca per prendere in prestito un libro. Il tutto finalizzato all'obiettivo ben più ambizioso di creare una vera e propria carta dello studente digitale. Almeno, queste sono le motivazioni ufficiali addotte dai Governi di più Paesi in favore dell'utilizzo del microchip sull'uomo.
E i microchip si sono già "impossessati" anche dei bambini. Più di qualche asilo -con il consenso dei genitori- ha scelto di monitorare molto da vicino -tramite dei chip inseriti nelle divise scolastiche- i passi delle future generazioni. Sono già 1700 i bambini 'microchippati'. Un esempio per tutti è l'asilo di Sant'Antonio, in Texas, dove i docenti hanno approvato l'utilizzo del cosiddetto SLP (Student Locator Project), in fase sperimentale alla Jay High School e alla Jones Middle School.  
La tecnologia utilizzata è la RFID. "In telecomunicazioni ed elettronica RFID (o Radio Frequency IDentification o Identificazione a radio frequenza) è una tecnologia per l'identificazione e/o memorizzazione dati automatica di oggetti, animali o persone (AIDC Automatic Identifying and Data Capture) basata sulla capacità di memorizzazione di dati da parte di particolari dispositivi elettronici (detti tag o transponder) e sulla capacità di questi di rispondere all'interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili chiamati per semplicità lettori (in realtà' sono anche scrittori) a radiofrequenza comunicando (o aggiornando) le informazioni in essi".
D'altronde, i primi passi in questa direzione sono stati mossi con i VeriChip. Ammessi dalla Food and Drug Administration, sono dei dispositivi piccoli come granelli di sabbia che vengono inseriti sotto la pelle del braccio o della mano mediante una puntura. Il chip contiene un codice identificativo che permette, nell'eventualità che il paziente si presentasse in ospedale in stato di incoscienza, di risalire alla sua cartella clinica. Non è un caso che il nodo cruciale della Obamacare sia proprio questo: entro il 2013 tutti i cittadini americani dovrebbero essere dotati di microchip.
 Fece molto clamore la frase provocatoria del candidato Repubblicano al Congresso USA Pat Bertroche:"Se posso mettere un microchip al mio cane per ritrovarlo quando scappa, perché dovrebbe essere illegale fare lo stesso con un messicano?" E' evidente: le degenerazioni di un sistema simile potrebbero essere pericolosissime. E qual' è il confine tra sicurezza e manipolazione?


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