giovedì 31 gennaio 2013

Condanna di Strasburgo: l'Italia non garantisce i padri separati



La condanna della Corte di Strasburgo: 'A rischio il rapporto tra genitori e figli, sentenze inapplicate'


 Un padre separato fotografato durante la sfilata in via dei Fori Imperiali per rivendicare il loro diritto alla paternita'

Dal 2003 chiede di poter incontrare con regolarita' la figlia che oggi ha 12 anni, ma finora Sergio Lombardo, nonostante diverse sentenze gli abbiano dato piu' volte ragione, non c'e' riuscito. La colpa, come ha decretato oggi la Corte di Strasburgo condannando l'Italia, e' da imputare soprattutto ai tribunali incapaci di mettere in atto misure concrete che diano attuazione alle loro decisioni. Il calvario di Sergio Lombardo comincia dopo la separazione dalla compagna che dieci anni fa ottiene dal tribunale di Roma l'affido esclusivo della bimba.
Il tribunale decide che il padre puo' vedere la figlia due pomeriggi a settimana, un weekend su due, tre giorni a Pasqua, sei a Natale e dieci durante le vacanze estive. E Lombardo comincia cosi' a fare la spola da Roma, dove vive, a Termoli, dove si e' trasferita l'ex compagna. Ma in un mese non riesce a vedere la figlia che una volta per pochi minuti in presenza della madre e di uno zio materno della bimba. In poco piu' di un anno Lombardo si rivolge tre volte al tribunale dei minori di Termoli per far valere il suo diritto di visita. Tutte le volte il tribunale riafferma questo diritto, ma la situazione non cambia, anzi peggiora. Lombardo ricorre allora numerose altre volte davanti ai tribunali di Roma e Campobasso ma continua a non poter vedere la figlia quanto dovrebbe e vorrebbe. E la situazione non e' cambiata di molto fino ad oggi.
Nel suo ricorso a Strasburgo Lombardo ha sostenuto che le autorita' italiane, sia i tribunali che i servizi sociali, non hanno fatto quanto avrebbero dovuto per proteggere i suoi diritti di genitore. E la Corte europea dei diritti umani oggi, condannando l'Italia, gli ha dato pienamente ragione. Nella sentenza i giudici hanno sottolineato che i giudici, tra il 2003 e il 2011, si sono limitati principalmente a osservare la non esecuzione delle loro sentenze. In particolare, e' stato evidenziato che i "tribunali non sono stati all'altezza di quello che ci si poteva ragionevolmente attendere da loro poiche' hanno delegato la gestione degli incontri tra padre e figlia ai servizi sociali". Inoltre, secondo la Corte, ''la procedura seguita dai tribunali e' stata fondata su una serie di misure automatiche e stereotipate'' che hanno di fatto determinato una rottura del legame tra padre e figlia. Per i giudici di Strasburgo, in situazioni come questa i tribunali dovrebbero prendere rapidamente misure piu' dirette e specifiche per ristabilire i contatti fra genitore e figlia perche' il passare del tempo puo' avere conseguenze irrimediabili sulla relazione tra il bambino e il genitore che non vive con lui.
(ANSA)

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