martedì 30 aprile 2013

Twitter, Cuba e le menzogne


di Fabrizio Casari
L’agenzia di stampa spagnola Efe, nell’affanno di trovare quotidianamente storie - vere o inventate, ma meglio ancora se inventate - che stabiliscano che Cuba reprime i suoi cittadini, stavolta ha preso un granchio. Oggetto dell’infortunio è Internet a Cuba. Nei giorni scorsi Tomas Bilbao, ex funzionario dell’Amministrazione Bush e noto esponente della destra statunitense più reazionaria, oggi direttore esecutivo del “Cuba study group”, accusava infatti Cuba di impedire l’invio di messaggi a Twitter via cellulare e non perdeva l’occasione d’inviare i suoi insulti al governo dell’isola.
Tutto era cominciato nella sera tra il 4 e il 5 ottobre, quando la famosa blogger cubana Yoani Sanchez, che opera in Twitter sotto l’account @yoanisanchez, avvertiva che da tre giorni non poteva pubblicare messaggi su Twitter via SMS. Insinuava inoltre il dubbio che il responsabile di questo malfunzionamento potesse essere il governo cubano. La Sanchez vive (bene) di questo; menzogne a quintali nel caso di Cuba rendono denaro a fiumi. Bilbao, che con la Sanchez ed altri suoi compari a Cuba intrattiene rapporti e manda istruzioni utilizzando gli sms via Twitter, ha cominciato a strepitare.
L’agenzia Efe gli è subito corsa in aiuto, scrivendo numerosi lanci contro il governo dell’Avana che bloccherebbe i social network. Ovviamente non è vero, ma questo potrebbe risultare un dettaglio per un’agenzia non certo nota come la quinta essenza del giornalismo puro. Come El Pais, una parte della stampa spagnola vive in guerra ideologica contro Cuba: servire Washington è un modo per continuare a credere di recitare un ruolo in America Latina, quale che sia. Fare giornalismo, invece, significa servire solo la verità. Tra le due cose, come si può immaginare, c'é differenza.
Dall’Avana, il vice ministro per l’Informatica, José Luis Perdomo, aveva immediatamente chiarito che "il governo cubano non blocca e non interferisce con le comunicazioni sui social network da e verso Cuba". Perdomo aveva anche specificato che Twitter non ha nessun accordo con la società di telecomunicazioni cubana (Etecsa), mentre invece ne ha con decine d’imprese in altri paesi. Sono accordi che prevedono l’utilizzo gratuito dal telefono cellulare per inviare messaggi alla rete. E Twitter non ha firmato accordi con Cuba non perché Cuba non voglia, ma perché gli USA impediscono a Twitter di stipulare accordi con Cuba. Ma la dichiarazione e le precisazioni di Perdomo non venivano prese in considerazione, non essendo funzionali alla campagna mediatica contro l’isola.
Ovviamente, Bilbao non aveva nemmeno tentato di capire come mai l’invio e la ricezione dei messaggi fosse inibita, ma quale occasione migliore per ribadire che Cuba impedisce l’accesso alla Rete per i suoi cittadini? Eppure, è proprio il governo degli Stati Uniti che impedisce lo sviluppo della rete a Cuba e tutto si può dire meno che Bilbao non lo sappia. Washington, infatti, sanziona duramente con arresti e multe pesantissime qualunque azienda o singolo cittadino che proporzioni a Cuba tecnologia o servizi di comunicazione.
Conviene ricordare, infatti, che la Legge Torricelli del 1992, denominata "Cuba democracy act", nei suoi regolamenti attuativi, concesse la connessione dell’isola alla Rete per via esclusivamente satellitare, con la condizione che ogni trasferimento di megabyte (dunque il livello di velocità della connessione) dovesse essere contrattato con imprese statunitensi e loro società partecipate e approvato dal Dipartimento del Tesoro USA.
Le multe per chi non adempie a queste condizioni ammontano a 50.000 dollari per ogni violazione e vengono comminate “a chi favorisca, dentro o fuori gli USA, la vendita di componenti o il pur minimo beneficio al governo dell’isola o a coloro che l’appoggiano”. Da qui provengono le difficoltà della connessione cubana alla Rete. L’obbligo di connettersi attraverso il satellite ed alle condizioni del governo Usa, infatti, riduce enormemente la velocità di connessione ed aumenta pazzescamente i costi per l'isola.
Ma questa situazione dovrebbe essere superata a breve. Il Viceministro cubano di Informatica e Comunicazioni, Alberto Rodriguez, ha annunciato che nel luglio del prossimo anno sarà operativo un canale sottomarino a fibra ottica tra Cuba e Venezuela. Il cavo, che passerà dalla Jamaica, sarà lungo 340 chilometri e renderà la trasmissione dei dati, immagini e audio molto più veloce, una stabilità nella connessione maggiore e un risparmio di costi pari al 25%. L’opera verrà portata a compimento della società mista Gran Caribe S.A. e costerà 70 milioni di dollari. Il progetto, finanziato dall’Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América) permetterà così il superamento delle imposizioni statunitensi per le comunicazioni alla Rete cubana.
Dal marzo scorso, intanto, Washington ha eliminato alcune restrizioni disposte dalla Legge Torricelli, disponendo un nuovo Regolamento del Dipartimento del Tesoro. Questo, alla sezione 515 delle “regolamentazioni dei beni cubani”, toglie le sanzioni contro le imprese che favoriscano gratuitamente le applicazioni di posta elettronica, chat e quant’altro di simile, tra cui Twitter. Mantiene però il divieto assoluto per quanto riguarda le connessioni telefoniche di qualunque tipo, MMS e SMS compresi. Sarà questo il segnale del nuovo corso che prometteva Obama?
Ove si pensasse che questa iniziativa sia un passo avanti nel riconoscimento dell’anacronistico e criminale blocco contro Cuba, precondizione minima per un’auspicabile normalizzazione delle relazioni tra Washington e L’Avana, meglio ricredersi. E’ bene, infatti, avere lo sguardo attento. Le modifiche alla Legge Torricelli sono state apportate al solo scopo di utilizzare la Rete contro il governo cubano. Non a caso lo stesso Bilbao, con un documento di 58 pagine della sua organizzazione, aveva proposto a Obama di togliere alcune sanzioni riguardanti la Rete a Cuba, con l’obiettivo di utilizzare proprio Internet (“efficiente ed utile”) come “piattaforma per la lotta per la libertà contro il regime cubano”.
Nel mentre, a chiarire l’entità grossolana della campagna ci ha pensato lo stesso Twitter, che in un messaggio pubblicato sul blog “Havana note” riconosce che é stat una sua scelta quella di bloccare il servizio di messaggeria via cellulare da Cuba verso la sua piattaforma e non certo il governo dell’isola. In poche parole, Twitter non consente più l’invio dei Twitter-SMS utilizzando direttamente il proprio numero di cellulare (il cosiddetto codice “lungo”) ma solo con un codice speciale diverso da paese a paese (codice “corto”). “Abbiamo disabilitato causa problemi tecnici” hanno affermato. Problemi non meglio specificati, ma che, probabilmente, hanno a che vedere con la politica USA verso Cuba più che con le connessioni di rete.
Dunque Twitter ha, in definitiva, operato una scelta politica e a Bilbao, colto con le balle nel sacco, non è rimasto altro che chiedere scusa, mentre Yoani Sanchez, la bloguera dell'impero a un tanto al rigo, non ha avuto neppure questo sussulto di decenza. Tanto Bilbao che la sua più famosa amica vivono di bugie, che gli assegnano rendite che mai, diversamente, potrebbero sognare. L’appuntamento quindi è con la nuova menzogna per la solita campagna.


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