sabato 1 giugno 2013

Il fantastico mondo delle janare


Si narra che nel corso dell’anno 1500 esistevano nelle campagne del Beneventano e dell’Irpinia le Janare, orride donne dedite a riti diabolici e maledizioni varie, esse operavano tralatro  nei famosi sabba consistenti in grandissimi pentoloni ove ci cuocevano pipistrelli, topi, rospi, civette e quant’alltro portatori di maledizioni e che servivano per confezionare pozioni che venivano fatte bere con stratagemmi vari alle persone designate ad essere maledette in qualche caso fino alla morte.
Costoro in prevalenza erano contadine ed usavano cospargersi il corpo con unguenti misteriosi che le portavano addirittura a passare inosservate in punti incredibili come finestre chiuse camini strettissimi e buche delle serrature, proprio per paura di queste orrende creature gli abitanti dei paesi delle regioni sopracitate usavano mettere fuori dell’uscio delle abitazioni scope di saggina al contrario cioe’ con il manico in basso perche’ costoro che amavano contare le saggine prima di entrare nelle abitazioni andavano via perche’ essendo molti fili  avrebbero perso molto tempo e desistevano passando ad altri designati.
Questa pratica della scopa di saggina era molto d’uso nei portoni delle stalle perche’costoro nottetempo ‘’periodo che operavano’’ amavano cavalcare nude massacrando cavalli in molti casi portandoli a morte oppure amavano entrare nelle stalle e creare delle inestricabili trecce sulle criniere dei cavalli generando rabbia e collera degli stallieri.
Ti racconto uno stringato aneddoto che sta agli atti negli archiivi dei studiosi della materia e raccontato in un rarissimo libro dal signor Pietro Piperno Beneventano ed edito nel 1640 a Napoli da Giacomo Gaffaro.
Un contadino aveva dei sospetti sulla moglie perche’ nottetempo si eclissava dalla casa colonica e tornava la mattina, costui una notte dell’anno 1527 nel territorio di Paduli facendo finta di dormire notava  la moglie cospargersi il corpo con unguento riposto in un misterioso vasetto ed uscire malgrado finestre e porta chiuse, la mattina l’ha aspettata e gli ha detto bastonandola dove fosse andata e il perche’ della misteriosa uscita notturna, ella lo porto’ allora sul dorso di un caprone pregandolo di non nominare il nome di Dio nel famoso noce del Beneventano e lo fece assistere a pratiche diaboliche ad opera di un satanasso, per farla breve, tutto ritorno’ nella normalita’ perche’ il marito pronuncio’ il nome di dio.
Tuttocio’ ti fara’ sorridere, ma credimi tutt’oggi nelle succitate campagne e negli usci delle case usano mettere la scopa di saggina con il manico in basso e nel muro perimetrale della casa colonica una maschera protettiva apotropaica a protezione della casa.
Antonio Bacolini.


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