sabato 30 novembre 2013

Su L’Unità: Non solo Campania: un Tour contro l’Italia al veleno 

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[Marica Di Pierri/ A Sud su L'Unità del 10/11/2013] La drammatica eco che ci arriva dalla Terra dei Fuochi, le cui statistiche di incidenza di tumori ed altre malattie hanno portato il ricercatore italoamericano Tony Giordano a parlare della Campania come di un “laboratorio di cangerogenesi a cielo aperto”, disegna la reale entità di una emergenza ambientale, sociale e sanitaria non più rimandabile.   In Campania il fenomeno, allarmante e diffuso, seppur ancora poco raccontato, ha assunto un nome di forte impatto: Biocidio. Un termine scelto per sottolineare il nesso indissolubile tra contaminazione ambientale e rischio sanitario e che indica il lento ed inesorabile avvelenamento della popolazione, perpetrato attraverso decenni di sversamenti di rifiuti urbani, industriali, tossici nei terreni, sotto le strade, nelle cave grazie a un intreccio mortale che lega a doppio filo criminalità organizzata, imprese e pezzi di istituzioni pubbliche omissive quando non complici.  Biocidio significa sistematica esposizione della popolazione ad agenti inquinanti che determinano gravi danni alla salute umana.   Non c’è da stupirsi se proprio in Campania si è sviluppata con forza inimmaginabile negli ultimi mesi una ampia coalizione sociale che raccoglie comitati locali e cittadini sotto lo slogan Stop Biocidio: un fiume in piena che scende in piazza ormai quasi quotidianamente per difendere il diritto alla salute e chiedere l’immediata bonifica del territorio e che si ritroverà in piazza, a Napoli, sabato prossimo, per una manifestazione regionale che si preannuncia partecipatissima.   In Italia i Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche sono 57, di cui 44 inclusi nello studio Sentieri, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato nel 2011. Da Casale Monferrato a Porto Marghera, da Sassuolo a Piombino, al litorale Domizio Flegreo e Vesuviano, a Taranto, Crotone, Gela, Porto Torres il rapporto attraversa da nord a sud tutto il paese rimandandoci al concetto di Giustizia ambientale, che è anche una rivendicazione, quella di una distribuzione equa dei vantaggi e degli svantaggi delle attività umane. Partendo dal presupposto che scegliere di far pagare solo ad alcuni il prezzo, in termini ambientali, sociali, sanitari ed economici di modelli di produzione insostenibili e devastanti produce una forma nuova di razzismo, quello ambientale, che finisce per abbattersi laddove le condizioni socioeconomiche sono già vulnerabili.   Anche in Lazio, dove la crisi dei rifiuti ha aperto una nuova fase di forte conflitto sociale, le zone gravemente contaminate sono molte. Dalla Valle Galeria, che ospita tra l’altro i 240 ettari di buco nero della discarica di Malagrotta, alla devastata Valle del Sacco, al Frosinate (oggetto delle stesse “attenzioni” riservate dalla Camorra al territorio campano).   Dare visibilità a queste emergenze e denunciare gli impatti di politiche di gestione del territorio insostenibili è il duplice obiettivo della due giorni di Biocidio Tour, organizzata sabato 9 e domenica 10 dall’Associazione A Sud per portare nei luoghi colpiti di Lazio e Campania una delegazione internazionale di accademici, ricercatori ed attivisti per la giustizia ambientale, i partner di un progetto internazionale di ricerca – Ejolt – che ha fatto della Giustizia ambientale il suo asse. Dall’economista Joan Martinez Alier al Procuratore argentino Gustavo Gomez all’attivista nigeriano Godwin Ojo all’epidemiologo ecuadoriano Adolfo Maldonado fino al premio Goldman Pablo Fajardo, avvocato della causa portata avanti dalle comunità indigene dell’amazzonia contro il colosso Texaco. Una geografia di comunità che resistono alle aggressioni di un modello economico in crisi profonda costruendo alleanze globali per rispondere a sfide di portata globale.   

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