domenica 29 giugno 2014

“Nessun medico ha mai capito
cosa avesse il nostro Nicola”


LA TRAGEDIA


Parla la mamma del giovane di Bardineto trovato morto nei boschi
Il dolore a Bardineto davanti alla casa della famiglia di Nicola Mazza

BARDINETO
Sarà effettuata domani, presso l’obitorio del cimitero di Zinola, l’autopsia sulla salma di Nicola Mazza disposta dal pm Maria Chiara Venturi. Un atto dovuto, dopo il ritrovamento, mercoledì pomeriggio, sulle sponde del torrente Varatella, nelle vicinanze del Salto del lupo, sopra Toirano, del corpo del giovane ventottenne di Bardineto che si era allontanato da casa domenica 23 febbraio.  

La mancanza di segni esterni evidenti, farebbe comunque presumere che il giovane si sia spento per il freddo, la fatica e la fame che hanno minato il fisico già provato dopo l’ultima fuga, lo scorso gennaio. Solo una lenza improvvisamente impigliata, che ha costretto un pescatore a risalire il torrente, spostandosi di qualche metro all’interno, ha permesso di ritrovare il corpo. Il ragazzo aveva scelto quel nascondiglio – e che fosse lì da qualche tempo lo fanno presumere le impronte intorno al masso che aveva scelto per trovare un po’ di riparo – proprio perchè in una zona impervia, a qualche centinaio di metri dal sentiero, e a tre o quattro dalla sponda del torrente. Probabilmente quando ha sentito le forze venire sempre meno si è assopito, accucciandosi contro quel masso, e si è addormentato per sempre. Forse, finalmente libero da ogni paura. 

Questa, insieme al conforto della fede, potrebbe essere l’unica consolazione nel pozzo di disperazione dei genitori, come confessa, tra le lacrime, mamma Carla, dando sfogo ad un vortice di emozioni: «Chi non vive certe situazioni non può capire. Il cervello... Non è come se hai mal di pancia, e fai un’ecografia per capire. Sa quanti psicologi, psichiatri, medici abbiamo interpellato? E quanti, alla fine, ci salutavano con un “buona fortuna”, come a dire “siete soli”?... Incapaci di capire cosa attanagliava nostro figlio perchè lui non sapeva, o non voleva, spiegarlo? Spiegare perchè bastasse l’odore di un detersivo, o il gusto diverso di una pietanza per farlo credere in pericolo? Chi non lo vive non può capire. Anche perchè l’unica alternativa era, forse, un altro ricovero o l’aumento di quegli psicofarmaci che lo soffocavano, lo avvilivano nel fisico e nei pensieri, e che per lui erano, insieme all’ospedale, la paura più grande». 

E dopo l’ultima fuga, tre settimane nei boschi di Boissano che gli avevano fatto perdere 13 chili, aveva implorato i genitori di sospendere per un po’ quei farmaci che odiava, che gli rendevano le gambe pesanti ed il fiato corto, che l’avevano spinto a scappare. «L’abbiamo accontentato, per vedere come andava, e forse è stato il nostro grande errore perchè non c’è stato il tempo per capirlo. Nicola si sentiva “rinato” nel fisico, nelle gambe, e forse, quando è arrivata la crisi, ancora più profonda senza farmaci, proprio quella sensazione di benessere l’ha tradito nel freddo di quei boschi». 
Dubbi anche sugli occhiali. indispensabili per Nicola, che non sarebbero stati trovati dai soccorritori ma che forse il giovane aveva perso nella sua fuga nei boschi. 


http://www.lastampa.it/2014/03/07/edizioni/savona/nessun-medico-ha-mai-capito-cosa-avesse-il-nostro-nicola-COY13r9UAA0F40rAJcm0eL/pagina.html

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