giovedì 31 luglio 2014

“In Italia facevo il magazziniere, ora in Cina ho la mia scuola di italiano”

Marco Zambon, 35 anni di Padova, ha perso il lavoro a seguito di un infortunio alla spalla. Un incidente che si è rivelato un'opportunità: dopo, infatti, è partito per Nanchino. Dove i ragazzi che vogliono imparare la nostra lingua e assaporare la cultura del Bel Paese sono in aumento

“In Italia facevo il magazziniere, ora in Cina ho la mia scuola di italiano”

Un incidente alla spalla gli fa perdere il posto di magazziniere. Poi arriva la svolta: parte per la Cinae avvia la sua scuola di lingua. Fino al 2011 quella di Marco Zambon, veneto, di 35 anni, era una storia come tante. Una laurea a Padova in Storia e Filosofia, le difficoltà per trovare un impiego e alla fine un lavoro precario in un’azienda. Finché, tre anni fa, l’infortunio e il lavoro perduto diventano l’opportunità per cambiare vita. 
“Rimasto disoccupato, nel gennaio 2012 ho deciso di cercare lavoro all’estero”, racconta Marco. “Ho scelto di andare a Nanchino appoggiandomi da un’amica. Dopo qualche settimana che lasciavo curriculum in aziende e negozi mi hanno preso in alcune scuole private di lingua, per sostituire una ragazza che rientrava in Italia. Qui sono sempre di più i centri cinesi che stanno aprendo corsi di italiano e quindi la domanda di docenti madrelingua è forte”. In due anni Marco ha avuto più o meno 220 alunni e, grazie agli accordi che queste scuole hanno con le università cinesi, ha potuto tenere lezioni anche agli studenti di Medicina e Design.
Ma sono tanti i ragazzi cinesi che vogliono imparare l’italiano? “Sì, e le motivazioni sono le più disparate: ho insegnato a cantanti lirici che intendevano migliorare la pronuncia e a persone che desideravano leggere i classici della nostra letteratura in lingua originale. Ma la ragione più comune è quella di poter andare a studiare in Italia“, prosegue. In Cina la vita e le tasse universitarie costano molto meno rispetto ad Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna e i corsi offrono comunque una preparazione di alto livello. “E per molti cinesi è un sogno poter vivere nel nostro Paese, per il cibo, l’arte e la cultura”.
Ma la vera svolta nella vita di Marco è avvenuta nel 2013, quando ha conosciuto Diletta Caprilli e il suo fidanzato Long Yang. Entrambi 26 anni, lei di Pistoia, laureata in lingue a Bologna e lui di origine cinese ma in Italia da nove anni, dove ha lavorato come guida turistica per i suoi connazionali. “Diletta insegnava italiano in una scuola gestita da cinesi a Prato, dove c’è una delle più grandi comunità italiane. Mi ha contattato su Facebook la prima volta lo scorso anno per sapere come funzionavano le docenze a Nanchino. Da lì, chattando, è nata l’idea di aprire una nostra scuola”.
Così Diletta e Long si sono trasferiti in Cina e nel febbraio di quest’anno, con Marco, hanno affittato un appartamento adatto a ospitare un ufficio e tre aule. “Abbiamo investito di tasca nostra. Ma le spese e le tasse, a differenza dell’Italia, non sono proibitive. Il vero scoglio invece è la burocrazia. Si viene rimbalzati da un ufficio a all’altro e se non capisci bene la lingua e sei straniero può essere un ostacolo insormontabile. Per questi aspetti – continua Marco – è stato prezioso Long, che si è occupato di tutto”.
La loro scuola ha un nome dal profumo italiano: “Basilico Nanjing“. Offre sia corsi di lingua italiana sia cinese. “Le classi sono di massimo 15 allievi, più agevoli da gestire rispetto ai 50 o 60 di molte altre scuole”. Marco e Diletta cercano di calare i loro studenti nella “nostra cultura e nel nostro modo di vivere“. Ai ragazzi danno un nome tipico del Bel Paese e spesso li portano a mangiare in locali italiani, “per immergerli in situazioni reali, fargli scoprire i nostri piatti e il nostro approccio alle cose”.
Attraverso la scuola offrono anche un servizio di assistenza per andare a studiare in Italia: dalla preparazione per la certificazione della lingua (che deve essere almeno al livello B2), ai contatti con gli atenei. “Adesso ad esempio – spiega Marco -, stiamo facendo un accordo con l’Università della Calabria per mandare alcuni studenti nel loro campus”.
Sulla pagina Facebook della Basilico sono tanti i docenti italiani che si propongono, pronti a trasferirsi anche subito a insegnare in Cina. “Io rispondo sempre e do consigli. Ora non posso assumere nessuno – dice Marco – ma spero in futuro di poter ampliare la scuola e offrire lavoro. Perché qui le possibilità ci sono e la domanda è in crescita”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/30/cina-in-italia-facevo-il-magazziniere-ora-in-cina-ho-la-mia-scuola-di-lingua/1014904/

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