giovedì 31 luglio 2014

Moisés, un altro subcomandante zapatista

Gloria Muñoz Ramírez

L’esercito zapatista di liberazione nazionale ha un nuovo subcomandante: l’ex maggiore Moisés. Non accadeva dal gennaio del 1994, quando, mentre Marcos guidava gli indigeni che prendevano San Cristóbal de las Casas, un altro subcomandante, Pedro, veniva ucciso in combattimento alla testa del secondo assalto zapatista, quello di Las Margaritas. Il nuovo, straordinario incarico per Moisés è un nuovo segnale di come il 2013 sia un anno particolarmente importante per la storia dell’Ezln
GLORIA MUÑOZ RAMÍREZ*
Visionario, stratega militare e organizzatore di popoli, sono alcune delle caratteristiche del nuovo subcomandante dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln). Conosciuto nei primi giorni del gennaio 1994 come Maggiore Moisés, sarebbe passato nel 2003 a occupare l’incarico di Tenente Colonnello. Oggi è stato presentato dal subcomandante Marcos, capo militare e portavoce zapatista, come il nuovo subcomandante delle forze insurgenti.
“Vogliamo presentarvi uno dei molti lui che noi siamo, il nostro compagno Subcomandante Insurgente Moisés.  Lui sorveglia la nostra porta e nella sua parola parliamo i tutti e le tutte che siamo. Vi chiediamo di ascoltarlo, cioè, di guardarlo e così di guardarci, segnala il subcomandante Marcos nel rendere pubblico il nuovo incarico.
Moisés è uno dei comandanti insurgenti più conosciuti nella vita pubblica dell’Ezln. Il 16 febbraio del 1994, durante la consegna del generale Absalón Castellanos, prigioniero di guerra dell’Ezln, lo si è visto per la prima volta alla testa di quello che sarebbe stato il primo degli atti pubblici zapatisti dall’inizio della guerra. Un atto pieno di simbolismo con il quale si concretizzò lo scambio tra l’ex governatore del Chiapas, noto per le sue azioni spietate, e cento prigionieri zapatisti, catturati durante i primi giorni della guerra. Un atto, quello del 16 febbraio 1994, che fu utilizzato per la presentazione etica di un movimento che condannò l’ex governatore ad assumere il perdono di coloro che aveva umiliato, incarcerato e assassinato.
“Sono venuto a consegnare un prigioniero di guerra, il generale Absalón Castellanos Domínguez. In poche parole: l’Esercito del popolo, l’Esercito zapatista di liberazione nazionale, ha rispettato i patti come si fa tra guerrieri e avversari. Vale l’onore militare, come unico ponte. Lo usano solo gli uomini veri. Quelli che lottano con onore e parlano con onore”. Furono queste le prime parole dell’allora maggiore Moisés, in uno degli avvenimenti più emozionanti di questi 19 anni di lotta: la prima presentazione delle basi di appoggio zapatista a Guadalupe Tepeyac.
Il subcomandante Moisés è entrato nell’organizzazione zapatista, come ha raccontato lui stesso, nel 1983. Di origine tzeltal, all’inizio, come parte dell’addestramento, gli è toccato insediarsi in “città”, e lì, in una casa clandestina, ha conosciuto il subcomandante Pedro, che poi sarebbe stato il suo comandante e di cui poi sarebbe divenuto il braccio destro. Più tardi, Moisés è divenuto un uomo molto vicino al subcomandante Marcos. Moisés è uno di quelli che vanno aprendo i villaggi della valle tojolabal de Las Margaritas. Visita villaggio dopo villaggio, famiglia dopo famiglia, spiegando le ragioni della lotta.
Di bassa statura ed enorme generosità e visione politica, indossando sempre il berretto militare nero, padrone di un senso dell’umorismo che fa onore agli Tzeltales della profondità, a Moisés è toccata la ritirata accanto a Marcos in occasione del tradimento del governo del 9 febbraio del 1995. È questa la ragione per la quale molta della letteratura prodotta in quel periodo li raffigura sempre insieme, come se Moises fosse l’aiutante.
Testimone di uno degli ultimi incontri tra il subcomandante Marcos e il subcomandante Pedro, il suo secondo nel comando militare, Moisés ha raccontato che i due comandanti discutevano perché entrambi volevano andare alla guerra. Ed entrambi dicevano che l’altro doveva restare fuori, perché se uno fosse caduto, l’altro avrebbe dovuto rimpiazzarlo. Uscirono fuori entrambi, il primo a prendere San Cristóbal de las Casas e il secondo a Las Margaritas, dove morì in combattimento in quella stessa alba. In quel momento, con lo scompiglio nelle truppe insurgenti, quello che ora è un nuovo subcomandante assunse il comando e il controllo dell’attacco nella regione.
Più avanti, dopo la consegna del generale Absalón, dei dialoghi della Cattedrale e dell’apertura del territorio ribelle alla società civile e alla stampa, la gran maggioranza delle attività pubbliche zapatiste si spostarono alla valle tojolabal, dove il subcomandante Marcos appariva regolarmente insieme all’allora maggiore Moisés e al comandante Tacho, tra gli altri comandi militari e civili della regione.
Durante quei primi mesi e anni, Moisés, oltre ai suoi lavori all’interno dell’organizzazione, si presenta come l’interlocutore per buona parte della società civile nazionale e internazionale; rilascia interviste con la stampa spiegando gli inizi della lotta zapatista, il contenuto delle sue iniziative politiche e pacifiche e, più tardi, il funzionamento delle Juntas de Buen Gobierno, rispetto alle quali è promotore del primo precedente, la Asociación de Municipios Autónomos.
Nel 2005, con il lancio della Sexta Declaración de la Selva Lacandona, viene incaricato di curare gli affari internazionali, per conto della Comandancia General, in una commissione conosciuta come “La Intergaláctica”. In questo periodo, mentre il delegato Zero percorre il paese con La Otra Campaña, l’allora Tenente Colonnello riceve le visite provenienti dagli altri paesi e porta i saluti agli incontri internazionali.
Aperto, noto per la pazienza e l’abilità, in occasione del ventesimo anniversario della nascita dell’Ezln, ha detto: “Noi sappiamo fare prima la pratica e poi la teoria. Ed è stato così, dopo il tradimento, quando i partiti politici e il governo rifiutarono il riconoscimento dei popoli indigeni, abbiamo cominciato a vedere come fare”.
Il subcomandante Moisés può sottoscrivere senza dubbio le sue parole con orgoglio: “Penso che se dobbiamo essere rivoluzionari, occorra esserlo fino alla fine, perché il fatto di non arrivare alle estreme conseguenze o di abbandonare la gente e cose simili non vale niente. Noi, quelli che lottano, gli altri fratelli di altri stati, di questo stesso paese, Messico, e del mondo, dobbiamo assumere questo compito…”. E lui lo assume.

‪* Fonte: Desinformemonos.org‬

La redazione di Desinformemonos ha avviato una collaborazione ampia con Comune-info, pubblicando ad esempio una «non-notizia» settimanale («Los_de_Abaj) e promuovendo l’incontro del 13 aprile a Roma con Gustavo Esteva.

http://comune-info.net/2013/02/moises-un-altro-subcomandante-zapatista/

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