giovedì 31 luglio 2014

Quasi quasi prendo il treno

 Il 16 febbraio non è solo il giorno della grande manifestazione di Pisa per l’ex colorificio e per tutti gli spazi liberati, è anche un giorno di mobilitazione in tutte le stazioni d’Italia: l’obiettivo è rilanciare le ferrovie come bene comune.
L’iniziativa parte dal Ciufer (Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali), un’associazione spontanea di cui fanno parte decine di Comitati di pendolari del treno e molti cittadini. Il punto di partenza dell’iniziativa è ovviamente la trasformazione che sta subendo il sistema ferroviario. «Si è scelto di privilegiare l’Alta Velocità – scrivono quelli del Ciufer – concentrando ingentissime risorse su nuove linee e su servizi destinati ad una componente di utenza limitata. Nell’ultimo decennio gli investimenti per servizi ordinari e regionali sono stati minimi, di contro ingentissimi quelli per l’alta velocità (rapporto 4:100), mentre il rapporto fra utenza (pendolari) sulla breve percorrenza e utenti del Tav risulta del tutto inverso (2,9 milioni spostamenti locali giornalieri contro 300 mila spostamenti sulla lunga distanza)».
In realtà lo squilibrio è pesante sotto diversi altri punti di vista: la Tav favorisce le relazioni fra le metropoli, marginalizzando il resto del territorio (a cominciare dalle aree collinari e montane); la Tav è fruibile solo dalle popolazioni del Nord (si ferma infatti in Campania); la Tav presenta tariffe costose (accessibili solo a ceti a reddito medio-alto) e quindi è discriminante. Ma sostenere la Tav significa anche degradare «un patrimonio di infrastrutture, strutture e stazioni che era stato edificato in oltre un secolo e che aveva contribuito ad unire l’Italia, a favorire gli scambi di persone, culture, merci, a sviluppare intere aree del paese».
Il comitato delinea quindi quali sono le azioni deleterie che hanno riguardato il sistema ferroviario:
• Manutenzioni ritardate o non eseguite, fino a rendere le linee impraticabili o spezzate in tronconi di scarsa utilità;
• Eliminazione dei binari di precedenza e d’incrocio, specie nelle stazioni di testa (c. d. Rete snella);
• Tagli di migliaia di km di linee (solo nell’ultimo anno sono state falcidiate decine di linee regionali in tutta la penisola);
• Cancellazione di migliaia di corse;
• Cancellazione dei treni a lunga percorrenza fra Nord e Sud del paese e treni notte;
• Autoservizi sostitutivi, spesso di qualità modesta, in parallelo;
• Coincidenze estremamente scomode;
• Invecchiamento del materiale rotabile, senza rinnovo o potenziamento adeguato;
• Peggioramento continuo dei servizi in termini di offerta e qualità (pulizia, servizi agli utenti, sicurezza);
• Orari mal concepiti, non coordinati, spesso modificati senza preavviso, sempre più frequenti soppressioni di corse.
«Quindi non riuscendo le manifestazioni locali dei pendolari e dei cittadini, pur numerose e frequenti, a smuovere i vertici di governo – proseguono i promotori della mobilitazione – si è scelto di organizzare le singole azioni ed attivare forme di rivendicazione più incisive chiamando a raccolta i movimenti diffusi sul territorio per dar loro una stessa voce ed attraverso iniziative di mobilitazione a scala nazionale». La prima di queste iniziative prevede il presenziamento di tutte le stazioni d’Italia da parte dei sindaci, delle associazioni e dei singoli cittadini sensibili alla Vertenza, sabato 16 febbraio, non a caso una settimana prima della data delle elezioni politiche.
L’azione prevede di viaggiare su un treno regionale in giornata anche per un breve tragitto, in modo da riempire tutti i treni e le stazioni. Dibattiti, letture di poesie e brani di letteratura, distribuzione di volantini, discussioni sui temi della Vertenza avranno luogo in tutte le stazioni. Laddove i treni sono stati cancellati si farà una marcia a piedi simbolica lungo la ferrovia in adiacenza alle stazioni. Verrà, quindi chiesto ai politici candidati di firmare la vertenza.

http://comune-info.net/2013/02/quasi-quasi-prendo-il-treno/

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