mercoledì 30 luglio 2014

Sul verbo accordarsi

Gustavo Esteva

Alla fine dello scorso anno, gli zapatisti sono tornati a chiedere il riconoscimento costituzionale dei diritti e delle culture indigene sanciti nel 1996 e poi disattesi dal governo e da tutti i partiti. Governiamo e ci governiamo da soli, come stabiliscono gli accordi di San Andrés, dicono. Il dialogo è difficile: «Voi e gli zapatisti parlate sempre di dignità. Vorremmo che ci spiegaste bene a cosa vi riferite», chiesero i consiglieri governativi a quelli dell’Ezln. Le spiegazioni non bastarono. L’autonomia e la dignità sono concetti che restano lontani dalla comprensione di chi pensa di poter risolvere ogni problema comprandone la soluzione
Gustavo Esteva

 I problemi costituzionali, diceva Lasalle, non sono problemi di diritto ma di potere.
Le riforme costituzionali negoziate a San Andrés il 16 febbraio del 1996 non avevano alcuna forma giuridica. Erano materia di un potere misteriosamente esercitato da una capacità politica piena di immaginazione.
Eravamo preparati per la guerra, non per il dialogo, diceva perplesso il subcomandante Marcos nel marzo del 1994, appena tre mesi dopo l’insurrezione, di fronte al dialogo nella Cattedrale (1). Gli zapatisti non sapevano come intavolarlo, il dialogo… però impararono presto. E se quel dialogo non si sviluppò non fu solo per l’assassinio di Luis Donaldo Colosio. Fu perché dall’altra parte non imparavano. Pensavano, con Camacho in testa, che tutto si sarebbe potuto risolvere con il denaro: un buon programma di sviluppo per i poveri indigeni emarginati, con l’elettricità, l’educazione, la salute e tutto il resto. La corda si spezzò quando i poveri indios inserirono nel dialogo la libertà, la giustizia e la democrazia e affermarono che tutto era una questione di dignità.
Ancora non si racconta la storia dei dialoghi di San Andrés, che invece merita un resoconto puntuale e dettagliato. Dopo la minuziosa trattativa sulla forma a San Miguel, l’Esercito Zapatista di Liberazione nazionale (Ezln) produsse la prima sorpresa con i suoi consiglieri: oltre un centinaio di persone variopinte, tra le quali validi dirigenti indigeni si mescolavano con illustri intellettuali e specialisti.
Gli zapatisti non avevano alcun bisogno di consigli per negoziare sulle loro cose. Ma non andavano per questo a San Andrés. Quando un consigliere chiese del loro concetto di autonomia al fine di orientare la consulenza, risposero sorridendo: «Abbiamo il nostro pensiero, quello che applichiamo tutti i giorni. Non è l’unico, né necessariamente il migliore che c’è nel paese. Vi abbiamo invitato per portare nel negoziato un concetto di autonomia che rifletta ciò che vuole l’insieme dei popoli indigeni».
È il tono che definisce gli zapatisti. Sono in gran parte indigeni ma non costituiscono un movimento indigeno: non riducono le loro rivendicazioni alla questione indigena né a loro stessi. Per tutti tutto, niente per noi non è lo slogan di una campagna ma un principio etico rigorosamente rispettato.
Pochi passi in avanti furono fatti nelle prime due sessioni del dialogo. Mentre i consiglieri dell’Ezln lavoravano freneticamente alla ricerca del consenso e delle proposte da formulare, pochi e cattivi segnali arrivavano dalla parte del governo. Il comisionado (vedi nota sotto, ndt) convocò alcune riunioni urgenti tra i consiglieri: «Voi e gli zapatisti parlate sempre di dignità. Vorremmo che ci spiegaste bene a cosa vi riferite». Le spiegazioni non bastarono. Il tema restava chiaramente al di là della loro capacità di comprensione.
Tra la seconda e la terza sessione del dialogo, l’Ezln convocò il Forum nazionale indigeno. Per la prima volta in 500 anni, i popoli indigeni del paese si riunirono di propria iniziativa. Centinaia di degni rappresentanti discussero per molti giorni fino a che scaturì un mandato chiaro. Dal Forum sbocciarono la decisione e la spinta che diedero poi vita al Congresso Nazionale Indigeno. Le sue idee continuano a essere fonte di ispirazione.
Una nuova trattativa, quando gli accordi si impantanarono, sboccò in una iniziativa di riforma costituzionale. Sebbene formalmente solo il governo federale sottoscrisse l’accordo, lo fecero anche tutti i partiti del Congresso. Fu un accordo di Stato che continua a restare incompiuto.
Quaranta milioni di messicani parteciparono agli incontri della carovana che attraversò dieci Stati nel 2001 per portare al Congresso il punto di vista degli zapatisti nella Marcia del Colore della Terra. Migliaia di organizzazioni e milioni di persone sostennero l’«iniziativa della Commissione di concordia e pacificazione (cocopa)». Non una sola organizzazione vi si oppose pubblicamente. Eppure tutti i partiti del Congresso produssero una controriforma. La Corte Suprema si lavò le mani. http://web.peacelink.it/tematiche/latina/comunicato%20EZLN.txt
Che fare quando i tre poteri costituiti rifiutano di accettare la volontà maggioritaria della nazione? Che fare quando violano di continuo la legge che hanno imposto alla popolazione, quando abusano di quella legge e instaurano uno stato di eccezione? Che fare quando continuano a pensare che basterà una spruzzata di denaro e sviluppo, come quella che offrirono a Las Margaritas?
In modo silenzioso seppure non intimorito; a partire dalla volontà naturale che forma il loro ordine interno; come capacità di resistenza che trasforma la degna rabbia in un coraggio agente di cambiamento; come degna risposta di fronte all’orrore che si instaura dall’alto; i popoli creano il proprio stato di eccezione. Ha diverse forme, diversi tempi e nomi in differenti geografie. Ma sono lì. Passo dopo passo. Ogni volta più forti. Aperti all’intesa, a un accordo tra loro capace di fermare l’orrore che si propaga. Come gli zapatisti, adempiono e rispettano gli accordi di San Andrés. Per molti, sono la legge.

(1). 21 febbraio-2 marzo: dialogo nella cattedrale di San Cristóbal fra i dirigenti dell’EZLN e il rappresentante del governo, il ministro degli esteri Manuel Camacho Solís, primo comisionado para la paz. Il mediatore è don Samuel Ruiz, vescovo di San Cristóbal.
23 marzo: mentre è in campagna elettorale, viene assassinato a Tijuana il delfino di Salinas, candidato del Pri alla presidenza della repubblica, Luis Donaldo Colosio.
24 marzo: l’EZLN condanna l’omicidio di Colosio, si dichiara in alerta roja e sospende le consultazioni con la sua base.

Fonte: la jornada
Traduzione per Comune-info m. c.


Sabato 13 aprile Gustavo Esteva sarà ospite di Comune-info per un incontro pubblico alla Biblioteca Fabrizio Giovenale di Roma (nei prossimi giorni pubblicheremo tutte le informazioni sull’iniziativa)
 *Gustavo Esteva ama dichiararsi un intellettuale deprofessionalizzato ed è il fondatore dell’Universidad de la Tierra, a Oaxaca, Messico. La sua vita è fatta di molte rotture: nei primi anni ’60 è giovane dirigente della Ibm e poi della Banca pubblica del commercio, mentre comincia il suo impegno in gruppi di ispirazione marxista che poi abbandona per le loro posizioni sulle lotte contadine. Dal 1970 al 1976 è un funzionario del governo del presidente Echeverría. Economia e alienazione è il titolo del suo primo libro, scritto per mettere in discussione lo sviluppo statalista. Poco dopo comincia il suo lavoro per organizzazioni non profit e diventa amico e collaboratore di Ivan Illich, ma anche consulente per l’Esercito zapatista di liberazione nazionale in Chiapas ai negoziati con il governo.
«Ho il sospetto che la rottura più importante della mia vita – ha raccontato – si è verificata quando ho cominciato a ricordare le esperienze con mia nonna da bambino. Non poteva venire a casa nostra a Città del Messico perché era indigena. Mia madre non le permetteva di parlare con noi in zapoteco o raccontarci storie della sua comunità. Ma io adoravo mia nonna e durante le vacanze riuscivo a stare con lei molto tempo…». Dalla fine degli anni ’80, Esteva vive nello stato di Oaxaca e ha dedicato il suo lavoro di ricerca alla critica profonda dell’idea di modernità occidentale, partendo dal punto di vista e dall’idea di cambiamento di alcune comunità indigene.
Esteva è autore di numerosi saggi per riviste e di diversi libri, tra quelli tradotti in italiano, Elogio dello zapatismo per Karma edizioni e La comune di Oaxaca per Carta. L’ultimo è Antistasis. L’insurrezione in corso, edito da Asterios.

http://comune-info.net/2013/02/sul-verbo-accordarsi/

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