domenica 31 agosto 2014

ALLA RICERCA DI ATLANTIDE

atlantide sulla dorsale atlantica

E’ difficile quando si parla di Atlantide esimersi dal partire dalla fonte originaria cioè dal Timeo e dal Crizia, scritti da Platone in cui si narra del legislatore Solone che, durante un viaggio in Egitto, viene a conoscenza dell’esistenza (oltre le colonne d’Ercole) di Atlantide e della sua magnificenza, fino al suo inabissamento avvenuto quasi diecimila anni prima della nascita di Cristo. Per chi volesse in un capitolo a parte lascio uno stralcio dell’opera per gustarla nella sua originalità.
 A differenza di quanto si crede nel periodo post platonico altri scrissero direttamente ed indirettamente di questa isola: dal viaggio del cartaginese Annone, allo pseudo Aristotele che narra di un isola oltre le colonne d’Ercole, a Diodoro Siculo che racconta di un’isola simile a quella descritta da Platone, Plutarco cita due isole atlantiche, Plinio il vecchio (naturalista) sa di Atlantide, quindi diciamo che la notizia è stata “nell’aria” per parecchio tempo.
Il primo studio serio lo dobbiamo ad un gesuita appassionato di archeologia, Kircher, che nel XVII secolo ci propone una carta geografica (disegnata nell’antico Egitto e arrivata in Europa in periodo di Roma antica) in cui è rappresentata l’Atlantide.

kircher

Come si vede lui la completò con le conoscenze della sua epoca, cioè inserendo i nomi delle terre circostanti, il fatto che la carta fosse “rovesciata” (cioè il nord verso il basso) fu creduto poco importante, in quanto gli Egiziani credevano che il sud, non il nord, fosse in cima al mondo. Per loro questo aveva senso poiché era la direzione da cui scorreva il Nilo. E poiché il Nilo era così importante per loro, la sua sorgente doveva trovarsi in cima al mondo.
Ora abbandoniamo questa carta e procediamo cronologicamente con i vari studiosi che si sono appassionati ad Atlantide.
Donnelly nel 1870 identifica nella dorsale atlantica la posizione in cui si trovava Atlantide prima dello sprofondamento, purtroppo i suoi studi furono in parte inficiati da ricerche portate avanti da esoterici che allontanarono il panorama scientifico dalle sue giuste osservazioni.
Gli assertori dell’esistenza di questo continente puntavano il dito sulla presenza in più popolazioni distanti tra loro di inequivocabili analogie: una su tutte il mito del diluvio e il modo con cui veniva spiegato ciò che accadeva in quei momenti, il sole che tremola, il cielo che cade, più o meno ciò che avrebbe visto un ipotetico abitante di Atlantide mente la terra cedeva sotto i suoi piedi. Queste leggende si trovano in razze particolarmente diverse tra loro, perfino tra gli indiani d’America, in cui si narra di un’isola nell’emisfero australe, in antiche culture indiane e medio orientali è presente un’isola paradisiaca ora ghiacciata, in Messico abbiamo Aztlan isola bianca scomparsa, gli Olmechi parlavano di Atlaintika, i Vichinghi di Atli, i Fenici e i Cartaginesi, di Antilla; i Berberi di Atarantes e gli Irlandesi di Atalland..
Veniamo ora a studi più recenti, ad Istambul nel 1929 fu ritrovata una carta geografica fatta nel 1513 ma fu solo dopo vent’anni che scoprì una inaspettata notorietà: il docente americano di storia della scienza, dottor Hapgood, ad un attento esame notò una parte di costa sotto al Sud America che identificò con l’Antartide. Il particolare è che questa terra venne scoperta solo nel 1818 e mappata grazie ad apparecchi tecnologicamente sofisticati solo nel 1949! Al di là dei ragionevoli dubbi sulle affermazioni di questo docente (le più convincenti identificano questo lembo di terra con la Terra del Fuoco) è però singolare il ragionamento che lo ha condotto a questo ragionamento: innanzitutto l’ammiraglio turco (Piri Re’is) che ha disegnato la carta scrisse che non era frutto di suoi rilievi ma eseguita grazie a carte antichissime, ciò è confermato anche dalle mancanze e da alcuni tratti di costa disegnati due volte, il tutto accompagnato dagli studi del dott. Hapgood che ipotizzava uno scorrimento della crosta terrestre, tesi che in quegli anni ebbe un avallo illustre in Albert Einstein, nel suo scambio epistolare con il docente.
piri re'is
Se viene accettata la loro teoria sui repentini cambi climatici e lo slittamento dei continenti si potrebbe meglio accettare ad esempio la presenza accertata di mammut in Siberia, un esemplare è morto e si è conservato grazie alla bassissima temperatura e nel suo stomaco è ancora stato trovato dei resti di vegetali di cui si stava cibando! Questo cambio di clima, le leggende che parlano di “sole tremolante” potrebbero anche essere il frutto di tre eventi contemporanei che interessarono la Terra nel periodo in cui Platone indica lo sprofondamento di Atlantide: la precessione degli equinozi che avviene ogni 26.000 anni (La ragione di ciò risiede nella forma della Terra, che non è esattamente sferica ma risulta rigonfia nella zona equatoriale e leggermente schiacciata ai poli. L'attrazione che il Sole, la Luna, ed in misura minore i pianeti esercitano su questo rigonfiamento fanno sì che l' asse di rotazione descriva un cono in circa 26000 anni. Ora l’eclittica punta la stella polare, allora leone), la forma dell’orbita terrestre che nell’arco di 100.000 anni passa da circolare a ovale e l’inclinazione dell’asse terrestre (determina la luce) da 21,8° a 24,4°, ogni 41.000 anni i ghiacci non si sciolgono in estate sommandosi coi successivi.
 Hapgood non volle “tirare” delle conclusioni, ma lo fecero parecchi saggisti sulla fine del XX secolo, identificando Atlantide con l’Antartide, forti anche del parere dei paleobotanici che indicarono con un periodo approssimativo dal 13000 a.C. al 4000 a. C. l’ultimo periodo scoperto dai ghiacci dell’Antartide, questo poteva voler dire che la carta geografica in questione sia stata copiata da carte eseguite in quel periodo, mentre non vi erano ghiacci sulle coste…
ANTARTIDE
Anche in questo caso il fato ci mise del suo, il discredito su queste già dubbie affermazioni avvenne grazie ad un romanziere, che ipotizzò che la carta di Piri Re’is fosse stata fatta dagli Ufo…
Proviamo però a seguire gli ultimi studi, ritornando sulla carta del kircher:

KIRCHER

se ora immaginiamo di trovarci di fronte ad un Antartide spostato verso nord proviamo a confrontarlo con le carte odierne:

il mondo visto dall'Antartide

Ecco, si ipotizza che ciò che Kircher immaginò come Spagna e Africa fossero invece sud Africa e Madagascar da una parte, e l’America fosse invece quella del sud.
Di queste carte ve ne sono altre: quella del Finneus in cui l’Antartide è disegnato in modo più preciso ma più grande, 1559, quella del Buache, del 1737, in cui l’Antartide è divisa in 2, come si è scoperto solo nel 1958. Ho ovviamente citato solo le carte che presentavano stranezze relative all’Antartide, rimandando ad altri studi le numerose carte antiche che presentavano posti non ancora scoperti come il nord America.
A parziale conferma della possibilità che Antartide e Atlantide fossero la stessa isola vi è un passo di Platone, in cui indica che la regione era ben al di sopra del livello del mare e che vi erano numerose montagne, infatti l’Antartide ha una altezza media oltre i 2000 metri.
 Tutto questo inaspettato interesse scientifico e pseudoscientifico generò non pochi tentativi di portarsi “a casa propria” Atlantide, per ovvi motivi anche turistici.
Così questo continente è stato “ritrovato” in Grecia a Santorini (distrutta da una eruzione vulcanica nel 1550 a. C.) ovviamente il fatto che Platone indicasse un luogo oltre le colonne d’Ercole e 8000 anni prima non risultò un motivo sufficiente per farli desistere…
Poi venne la volta della Spagna con una statua (Dama di Elche, del IV o III secolo a.C.) ospitata nel museo nazionale di archeologia di Madrid, che dovrebbe raffigurare la regina di Tartesso, popolazione che commercializzava con Atlantide.

dama di elche

Infine fu ritrovata anche in America, studiando antiche popolazioni con terminologia simile a quella conosciuta nel nostro continente su Atlantide, tra cui gli Olmechi fino ad arrivare a Bimini.
Diciamo che il problema maggiore resta il fatto che non vi siano reperti. Ipotizzando l’esistenza di Atlantide e il successivo abbandono di parte della popolazione per l’impossibilità di restare su quest’isola dobbiamo ricercare qualcosa che ci abbiano lasciato. Innanzitutto niente di scritto, non abbiamo nulla che attesti la loro esistenza, però abbiamo delle carte geografiche particolarmente accurate e delle opere architettoniche che sembrano essere state costruite in periodi diversi da quelli dichiarati dagli storici.
L’esempio più discusso è quello della Sfinge, composta da pietra calcarea, il ricercatore West coadiuvato da Schoch (Stratigrafo, studia gli strati delle rocce sedimentarie), da un architetto, un geologo, un oceanografo e un geofisico arrivarono alla conclusione che la Sfinge non potesse essere stata edificata nel 2500 a. C., perché su di essa compaiono erosioni dovute all’acqua ed il periodo piovoso risale approssimativamente al 5000-7000 a. C. Infatti a non più di quindici chilometri vi sono delle tombe costruite con lo stesso materiale che non presentano tracce di erosione. E non vi è nemmeno la possibilità che si tratti di vento o Sole, infatti ripulendola dalla sabbia resta scoperta per non più di un quarto di secolo, per poi ricoprirsi.
Purtroppo in mancanza di dati certi (in questo caso mancano reperti di popolazioni vissute in quella zona in quel periodo) l’ultima parola spetta agli storici, e quindi la data di costruzione della Sfinge resta nel 2500 a. C.

sfinge

Fu il lavoro di un saggista americano, Colin Wilson, ad aprire una strada inaspettata. Egli ipotizzò che esistesse un’intera “biblioteca” Atlantidea sulla Terra, solo che le nostre capacità non ci permettevano di vederla. Egli come esempio utilizza i cristalli, che trattengono memoria (i computer a questo scopo utilizzano il silicio) e la casualità per cui da sempre i sensitivi guardano nelle sfere di cristallo per “vedere” passato e futuro. Qui si apriva un campo vastissimo: abbiamo occultisti che con la meditazione si mettono in contatto con l’universo e/o con Dio, Rudolf Steiner e Scott Eliott che ci parlano degli archivi Akashic (una conoscenza a cui ognuno può attingere e che esiste solo nell’etere), la Blavatsky e l’etere psichico, Buchanan e Denton che parlano di psicometria (la capacità di alcune persone di “sentire” la storia degli oggetti tenuti in mano)… ma non vi sono solo personaggi del paranormale: Jung, in una conferenza del 1936 illustra la sua idea di inconscio collettivo, cioè la possibilità di una comune presenza di simboli tra tutti gli uomini.
Gli studi dovevano quindi passare per le funzionalità del cervello, in particola modo quelle sopite.
Tutti noi conosciamo le due parti che risiedono nella nostra testa, un lato sinistro del cervello che funziona in modo matematico e l’altro in modo artistico. Alcuni grandi artisti arrivavano addirittura ad entrare in contatto in modo distaccato con la parte artistica, che sonnecchia risvegliata il più delle volte solo dall’alcool o durante i sogni (io ci aggiungo anche col pendolino, se la domanda che poniamo è seria, tipo “cosa provo realmente per quella persona?” il subconscio potrà rispondere, trovo inutile chiedere cosa provi qualcun altro o cosa accadrà domani).
Un egittolo di confine, De Lubicz, immaginò infatti che gli stessi geroglifici andassero letti con entrambi le parti del cervello, e per questo erano un disegno. In modo di darne una visione a 360°, cioè una idea oggettiva (la parola) ed una soggettiva (disegno).
Quando lessi per la prima volta questi esperimenti non sorrisi perché da poco avevo letto una E-mail scherzosa che mi fece riflettere, cioè su come poco noi conosciamo il nostro cervello e che esso tenta di riconoscere ogni parola come insieme di lettere e non leggendole singolarmente, i più avranno capito di cosa parlo, per chi non se lo ricorda o non lo ha mai visto lo ripropongo:

SNEOCDO UNO SDTIUO DLEL'UNTISVERIÀ DI CADMBRIGE, NON IRMPTOA CMOE SNOO SCTRITE LE PLAROE, TUTTE LE LETETRE POSNSOO ESESRE AL PSTOO SBGALAITO, È IPMTORTANE SLOO CHE LA PRMIA E L'UMLTIA LETRTEA SAINO AL PTOSO GTSIUO, IL RTESO NON CTONA. IL CERLVELO È COMQUUNE SEMRPE IN GDRAO DI DECRAIFRE TTTUO QTUESO COAS, PCHERÉ NON LGEGE ONGI SILNGOA LTETREA, MA LGEGE LA PALROA NEL SUO INSMIEE.

Provate per un attimo ad immaginare le potenzialità che si avrebbero utilizzando nella sua interezza il nostro cervello e, di contro, la meschinità dell’abbandono graduale del lato destro a cui la nostra civiltà ci ha obbligato. Il lato sinistro letteralmente ci “mangia” il presente, rappresentandolo come futile, si parla solo di futuro o di passato, quando abbiamo un problema sogniamo come sarebbe bello non averlo, poi una volta risolto non riusciamo a godere di questo fatto se non per poco tempo. Non riusciamo ad essere contenti per le difficoltà che non abbiamo. Un ultimo esempio, quanto è più bello il desiderare un oggetto che non il possederlo? Quando non lo abbiamo ancora lo “immaginiamo”, in un certo qual modo lo portiamo dentro di noi e ci inebriamo del pensiero di averlo. Una volta ottenuto lo trattiamo col lato sinistro, è un oggetto e basta.
Da questa chiacchierata ci restano tre concetti: la possibilità dell’esistenza di Atlantide, che c’entri con un modo diverso di utilizzare le nostre capacità, che esista in noi una risposta ai quesiti.
Colin Wilson identifica due personaggi che hanno ottenuto informazioni su Atlantide:
il primo è Lovecraft scrittore horror che cita nei suoi racconti il Necronomicon, in cui si racconta di queste Antichi (sono Dei) imprigionati dopo che la loro stesse malvagità avevano messo fine alla loro civiltà (praticamente le stesse parole utilizzate dagli occultisti quando si riferiscono agli abitanti di Atlantide). Migliaia di appassionati si gettarono a capofitto alla ricerca di questo testo, di cui Lovecraft scrisse anche una breve cronologia dei tomi esistenti. Alla domanda diretta sulla sua esistenza egli però disse sempre che questo libro non esiste, ma per chi aveva conoscenze atlantidee non poteva essere vero, conteneva troppi indizi (narra ad esempio di un Antartide ricco di testimonianze di epoche antichissime e sede di civiltà scomparse, questo nel 1931, molto prima delle supposizioni nate dallo studio del dottor Hapgood). Wilson decise invece di credergli e di dare maggior valenza ad altre sue parole: egli dice di raccontare semplicemente i suoi incubi che per lui erano la punizione inflitta all’anima per peccati commessi nelle precedenti incarnazioni.
Lovecraft
Il secondo è Aleister Crowley, un occultista. Egli afferma di aver scritto alcuni testi ascoltando una voce dentro di lui e ci insegna passo passo le tecniche meditative yoga per entrare in contatto col nostro subconscio, da dove si potrebbe attingere ad una conoscenza che abbiamo represso, nel suo caso specifico attingerebbe a entità molto simili a quelle lovecraftiane, quindi Atlantidee.

Crowley

Ad oggi gli studi continuano, sto conducendo due studi separati, il primo è legato al sistema utilizzato per la manipolazione dei sogni, studiata dal settore delle SS Ahenerbe che si occupava della ricerca di Atlantide per riuscire ad incontrare i Superiori Sconosciuti. Potrebbe essere una utile variante al sistema di Crowley.
L’altro sullo studio del numero delle dimensioni e sull’interrelazioni tra di esse, sto ipotizzando, come già si crede in fisica da anni, che esista un numero di dimensioni oltre a quelle che conosciamo e che, partendo dal principio che ognuno vede esclusivamente un numero di dimensioni inferiore a quelle in cui vive, potremmo arrivare a scoprire dati inimmaginabili se riuscissimo a trovare il sistema di effettuare il salto dimensionale.


Resto ovviamente aperto ad ogni confronto e/o rettifica nel caso riscontriate inesattezze e a collaborazioni se qualcuno di voi conduce esperimenti su alcune parti inerenti a ciò che ho scritto. Potete inoltrare le vostre E-mail all’indirizzo necronomiconet67@yahoo.it

di Walter Brussolo

www.emule.it

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