martedì 30 settembre 2014

Da mezzadri a proprietari: l’ex bracciante diventa gigante del vino


Imprenditore abruzzese Di Sipio compra l’azienda dove lavorava da contadino col padre: «Ora produciamo 120 mila bottiglie l’anno. Voglia di rivalsa? Solo passione»

di Nicola Catenaro




Nicola Di Sipio
Nicola Di Sipio
RIPA TEATINA (CHIETI) – Il figlio ha impiegato ben 42 anni per realizzare il sogno del padre ma, alla fine, si è tolto tutte le soddisfazioni. Anche più di quelle che sperava. Nel 2001 ha comprato l’azienda dove lui e il genitore lavoravano come braccianti agricoli e oggi, con una tenuta che copre 66 ettari su una collina tra Chieti e Pescara da cui si ammira l’Adriatico, produce 120 mila bottiglie l’anno. È la storia di Nicola Di Sipio, imprenditore abruzzese noto soprattutto per i successi nel settore dell’automotive: le fabbriche del suo gruppo, Ap Raicam, specializzato nella produzione di freni e frizioni per auto, danno lavoro a 550 persone in Italia e in Inghilterra con un fatturato annuo superiore ai 100 milioni di euro.
Passione e fortuna
«Per carità – tiene a precisare - non è stata la voglia di riscatto o un sentimento di rivalsa a farmi diventare anche produttore di vino, ci ho messo solo tanta passione e ho avuto un pizzico di fortuna». Fortuna, sì, ma anche una buona dose di determinazione. Quella che, lo si intuisce sfogliando l’album di famiglia, nasce dalla situazione di miseria in cui tante famiglie italiane, dopo la guerra e prima che il boom economico bussasse alle loro porte, erano costrette a vivere. «Sì, è vero, eravamo poveri, ma la nostra era una povertà dignitosa – racconta Di Sipio -, mio padre Giuseppe era un mezzadro e lavorava la terra a Ripa Teatina per conto delle suore del convento di Villa Magna. Ma spesso non bastava e così, quando arrivava la stagione della raccolta, si offriva come bracciante agricolo nella tenuta dei marchesi Mezzanotte. Io, che allora avevo sei o sette anni, gli davo una mano». Chissà se sono stati i desideri del padre, sussurrati a mezza bocca durante le ore di fatica, a restare impressi nella mente di Nicola. Fatto sta che, quando le sue fortune nel settore metalmeccanico già lo avevano imposto all’attenzione del mercato nazionale e internazionale, l’imprenditore tornò a far visita a quella terra dove si era rimboccato le maniche da bambino raccogliendo uva e olive. E acquistò in blocco 60 ettari di terra.
Da New York a Parigi a Hong Kong
Il padre, un agricoltore dallo spirito vivace (anche oggi che ha 96 anni), riuscì a stento a crederci quando lo seppe. È stata forse la gioia più grande della sua vita. «L’idea iniziale – racconta Di Sipio - era di comprare la tenuta per fare seimila bottiglie di bollicine, la mia passione. Le cose però sono andate diversamente. Oggi produciamo 120 mila bottiglie non solo di spumante, bianco e rosé, ma anche di altri vini: Montepulciano, Riesling, un vino nordico prodotto in un’area della tenuta che si presta particolarmente, Falanghina, Cerasuolo e Trebbiano. All’estero vendiamo bene a New York, prima città per esportazioni, a Parigi, Mosca, Hong Kong e siamo presenti in Cina». 
Dei tre tipi di Montepulciano che Di Sipio produce, ce n’è uno che riposa cinque anni in un tino di legno da trenta quintali, bucce e mosto insieme, prima di essere imbottigliato. «Lo chiamiamo Di Sipio 5 ed è un vino estremo – spiega l’imprenditore –, lo produciamo in una porzione di terreno in cui coltiviamo anche l’ulivo. Qui ogni pianta di uva porta uno o due grappoli, non di più. La raccolta avviene molto tardi, chicco per chicco, ed è per questo che facciamo solo duemila bottiglie l’anno, quest’anno forse quattromila».
Cameriere e agricoltore
Per Di Sipio il segreto del successo non è un segreto. «Non bisogna mollare mai quando si crede in qualcosa». Parla chi, per sbarcare il lunario, a quindici anni faceva il cameriere di notte e l’agricoltore di giorno e a ventinove anni vendette la sua Fiat 128 Coupé per meno di tre milioni di lire e diede il via alla sua prima attività. «Rigeneravo ganasce usate e le andavo a vendere alle officine meccaniche». L’avventura imprenditoriale iniziò nel febbraio dell’82, l’anno della vittoria azzurra ai mondiali di calcio in Spagna. Dopo trentadue anni, Di Sipio conta tre stabilimenti in Italia (Pescara, Ancona e Bruzolo in Val di Susa) e uno in Inghilterra e sta per aprire anche in India e Brasile. «Ma la terra e il vino sono un’altra cosa, sono la mia storia e non la posso dimenticare».


http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_29/da-mezzadri-proprietari-l-ex-bracciante-diventa-gigante-vino-d83b18f2-47b8-11e4-85be-0ddddac1a56f.shtml

Nessun commento:

Posta un commento