martedì 30 settembre 2014

Riforme, il punto di vista della sinistra. Ferrero: “Renzi, un fallimento su tutta la linea”

FerreroGea Ceccarelli-Un tempo erano Pci e Dc.
Oggi, i due grandi partiti non esistono più: al loro posto un Pd guidato da un ex dirigente del Ppi e una sinistra extraparlamentare che prosegue con le proprie battaglie, lontano dai palazzi di potere.
In essa, trova posto Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista, da sempre in prima linea a fianco dei lavoratori e sempre interessato a quanto accade nel panorama della politica nostrana.
E in questi giorni di lotta tra sindacati e governo, la sua voce è tornata ad alzarsi. Lui non ha dubbi: la riforma del lavoro con l'abolizione dell'Articolo 18 è nient'altro che un pretesto per "coprire il completo fallimento del governo Renzi-Berlusconi".
Già nei giorni scorsi il politico aveva, d'altronde, ampiamente attaccato la decisione del Presidente del Consiglio di metter mano allo Statuto dei Lavoratori, sostenendo come, attraverso la "libertà di licenziamento" avesse intenzione "introdurre la precarietà a vita, la precarietà come unica forma di lavoro" e, allo stesso tempo, volesse "distruggere il sindacato, cioè la possibilità dei lavoratori di organizzarsi."
"Renzi getta la maschera e come Berlusconi e Monti fa il servo della Merkel e dei banchieri contro i lavoratori", aveva aggiunto, in un altro intervento. "Il governo usa la disoccupazione di massa e la precarietà che è il frutto delle sue politiche per giustificare la volontà di abolire l’articolo 18", ma è "del tutto evidente che l’abolizione dello stesso aumenterebbe la precarietà del lavoro e quindi ridurrebbe i salari e dunque i consumi interni, contribuendo così pesantemente ad aggravare la crisi", aveva proseguito.
E mentre nel dibattito si inserisce anche la Cei, Ferrero, intervistato da Articolotre, conferma le sue impressioni, parlando di "operazione pessima", basata sull'idea di creare lavoro attraverso la rimozione dei diritti dei lavoratori, penalizzandoli e concretizzando, di fatto, i piani del centrodestra: "Il PD ha adottato il programma di Berlusconi e della P2?", si era d'altronde già chiesto, pubblicando il suo quesito sulla propria pagina Facebook.
Non è difficile, in realtà, comprendere ciò che il segretario di Rifondazione Comunista intende quando sostiene che, attraverso la riforma del lavoro, si spalanca la porta alla generalizzazione del precariato e all'iper-sfruttamento di alcune classi di lavoratori. Un decreto del governo di Renzi prevede infatti che ogni azienda possa assumere dipendenti con contratti a termine, per un massimo tre anni. Al termine del terzo dovrebbe entrare in vigore il contratto a tempo indeterminato. Idea illuminante, se l'Italia fosse una sorta di Eden dove nessuno tenta di sfruttare nessun altro. In pratica, invece, il decreto si rivelerà un'arma a doppio taglio, offrendo la possibilità ai datori di lavoro, semplicemente, di non rinnovare il contratto al termine dei tre anni e assumere così un altro dipendente, per il triennio successivo.
A questo ora si aggiunge l'abolizione dell'articolo 18. Un tema che è stato causa anche di una frattura interna al Pd, con "minoranze" del partito che spingono affinché Renzi torni sui suoi passi e non tocchi uno dei simboli della sinistra. Civati lancia l'allarme su un rischio scissione, mentre Bersani e D'Alema ricordano come ormai Renzi ascolti e rispetti soltanto più Berlusconi e Verdini. I quali, da parte loro, ovviamente si dicono più che soddisfatti della riforma sul lavoro, quasi a confermare il loro ruolo di gran visir dell'ex sindaco di Firenze. "Renzi dice che è attaccato dai poteri forti: come se Totò Riina dicesse che è attaccato dalla mafia", era stata la stoccata di Ferrero a fronte delle lamentele del premier.
Perché sì, Renzi sostiene che siano i poteri forti ad ostacolarlo nelle riforme. Una convinzione, la sua, che potrebbe presto portare a nuovi stravolgimenti in casa Pd, i quali farebbero, di fatto, vacillare il premier. Ben ha ragione Bersani nel ricordare che Renzi governa anche con il suo 25%: in assenza di questo, accuserebbe un pesante colpo e il suo "40%" scenderebbe vistosamente, indebolendolo. Se a ciò aggiungessimo gli scandali giudiziari che lo stanno investendo e i continui moniti della Bce di Draghi, che richiede la sovranità a fronte dell'assenza di riforme strutturali efficaci, si potrebbe quasi supporre che il suo tempo sia giunto alla fine. Si tratta, però, di una sentenza che Ferrero non si sente di scrivere: "Non me la sento di fare un'osservazione del genere", spiega, interpellato da Articolotre. "Certo è che Renzi è stato un fallimento su tutta la linea, ha presentato tante promesse, garantendo che avrebbe cambiato tutto, anche in merito ai rapporti con l'Europa, cosa che invece non è minimamente accaduta." Una presa di posizione che ricorda quella di D'Alema, il quale, nei giorni scorsi, aveva attaccato il premier sottolineando come, attraverso l'abolizione dell'articolo 18, si cercasse di fatto "uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti".
"Tante promesse, ma non è cambiato niente", ribadisce Ferrero. E quando è cambiato qualcosa, lo è stato forse in peggio. Basti pensare all'Italicum, la legge elettorale nata a seguito del controverso e tanto discusso patto del Nazareno, a cui prese parte Silvio Berlusconi. Una legge che, tra l'altro, risulterebbe inutile qualora venga deciso di ricorrere alle elezioni anticipate, come ultimamente si sussurra nei palazzi di potere. Al suo posto, si dovrebbe utilizzare il "consultellum", che richiederebbe, a sua volta, un accordo tra Forza Italia e Pd per l'assegnazione dei seggi. Una nuova larga intesa che potrebbe scoraggiare maggiormente i cittadini.
"Noi siamo sempre stati convinti che la soluzione idonea sia una legge proporzionale, com'è oggi il consultellum", ci spiega Ferrero, evocando il sistema in uso in Germania: proporzionale personalizzato con meccanismi di correzione. In pratica, esso prevede il collegio unico nazionale e con la ripartizione proporzionale dei seggi su tutto il territorio nazionale. "Soprattutto", aggiunge il leader di Rifondazione Comunista, "permette anche ai cittadini di esprimere preferenze." In pratica? "L'esatto contrario di quello che ha fatto Renzi."
 
Insomma, anche in questo caso si è trattato di "un fallimento pieno, che ha tradito le aspettative di quanti hanno sperato in un cambiamento." Come lo è stato nel momento in cui si sarebbe dovuto parlare di immigrazione: il Canale di Sicilia continua a rivelarsi un cimitero, mentre l'Ue e l'Italia si scambiano tra loro la patata bollente senza raggiungere alcuna soluzione. Intanto, il fenomeno del razzismo e quello dellaxenofobia dilagano, supportati dalla minaccia del terrorismo islamico e dell'espandersi dell'emergenza Ebola. Colpa anche, secondo Ferrero, della "mancata socializzazione a livello europeo dei problemi" relativi all'immigrazione. "La strada per fronteggiare la situazione sarebbe appunto quella, affiancata all'assistenza", ribadisce ancora il segretario di Rifondazione Comunista. D'altronde, già in passato aveva offerto la propria "ricetta" per contrastare l'emergenza. Rispondendo ad alcune accuse di Beppe Grillo, allora non ancora politico, scriveva come fossero necessarie tre priorità: "aumentare nettamente gli aiuti dei paesi “sviluppati” ai paesi più poveri, costruire una seria cooperazione – come Italia e come Europa – per favorire lo sviluppo sociale ed economico a partire dal Nord Africa;
superare la legge Bossi Fini perché sostanzialmente questa legge non rende possibile l’ingresso legale degli immigrati in Italia e li costringe alla clandestinità e a diventare preda dei criminali che organizzano la tratta delle persone. Per poter entrare legalmente in Italia è infatti oggi necessario che un datore di lavoro italiano faccia richiesta nominativa al paese d’origine dell’immigrato. Non accade mai perché i datori di lavoro vogliono prima conoscere le persone e poi assumerle; una lotta spietata alla malavita che organizza la tratta delle persone."
Era il 2006: 8 anni dopo, nonostante Mare Nostrum e le tante parole spese, la situazione è tutt'altro che migliorata malgrado le linee guida dettate dall'allora ministro della Solidarietà Sociale.
Ma la discriminazione si manifesta non solo nei confronti degli stranieri: ultimamente, sempre di più, a fare i conti con l'odio sono gli omosessuali, bersagli di campagne infamanti riguardo alla loro condizione, ritenuta "innaturale". Attualmente, il dibattito riguarda in particolar modo i matrimoni gay e le adozioni da parte di coppie di uno stesso sesso: diritti, questi, che in alcuni paesi dell'Europa sono già garantiti, a differenza dell'Italia, dove, a detta del leader comunista, "siamo all'anno zero". Anche in questo caso, il governo di Renzi aveva promesso di grandi rivoluzioni, poi ridimensionate attraverso la proposta di un disegno di legge sulla scia del modello tedesco: stessi diritti delle coppie etero, niente adozione classica ma stepchild adoption e cioè l'adozione dei figli del partner. A oggi, però, poco o niente è stato compiuto. "Renzi ricorda, in qualche modo, un novello Calindri", ironizza Ferrero, richiamando una nota pubblicità in cui l'attore recitava la frase: "Ho fatto ho fatto, ma non s'è visto niente". "Ecco, con Renzi è piuttosto un "chiacchiera chiacchiera e non s'è visto niente", ci dice.  Anche in questo caso, già in passato Ferrero aveva avuto modo di chiedere atti concreti "per il riconoscimento delle unioni, dei matrimoni e delle adozioni per tutte le coppie". "I diritti delle persone omosessuali e transessuali vengono costantemente negati", aveva dichiarato. "Noi pensiamo che oltre a combattere la discriminazione, oltre a fare battaglie culturali che sono importantissime, occorra un’inversione di tendenza a livello parlamentare". Gli anni sono trascorsi e siamo ancora al punto di partenza.
Al Parlamento, d'altronde, sembrano interessare altri punti. Gli F-35, per esempio: nei giorni scorsi la Camera ha deciso di dimezzare il budget destinato al programma di acquisto dei supercaccia ma ha rifiutato nettamente di cancellarlo, come invece richiesto dal Movimento Cinque Stelle e come sperato da Rifondazione. "Noi lo aboliremmo totalmente", ci conferma Ferrero. "E' un programma inutile, uno spreco", per quelli che aveva già definito "ciofeche". Piuttosto, secondo il segretario comunista, le risorse -anche considerato il tempo di crisi- dovrebbero essere utilizzate per "servizi assistenziali e sociali, nonché per il lavoro". "Evidentemente", conclude amaramente Ferrero, "a qualcuno continua ad apparire conveniente il mantenimento di un alto tasso di disoccupazione per poter ricattare i lavoratori."
Nonostante ciò, nonostante il Pil a ribasso e la crescita lenta, la politica continua a prospettare nuovi posti di lavoro. Sia attraverso la fabbricazione degli F-35 che mediante l'attuazione di trattati internazionali come il TTIP, un accordo di libero scambio tra Europa e Nord America, che prevede l'abolizione dei dazi doganali  e l'uniformazione dei regolamenti dei due continenti. Positivo? Tutt'altro, secondo Rifondazione. "Le conseguenze di una loro attuazione sarebbero devastanti", ricorda Ferrero, che punta il dito non solo contro il segreto che vige su tali accordi (a oggi i cittadini ne sono pressoché ignari) ma anche sulla loro pericolosità: "L’uniformazione dei regolamenti tra Usa e Ue produrrà tendenzialmente unauniformazione al ribasso", aveva già avuto modo di spiegare il leader di Rifondazione Comunista, secondo cui tale conseguenza "avrebbe delle ricadutedisastrose sull’Europa ed in particolare sull’Italia."
Di fatto, concludeva allora e conferma adesso, la messa in atto del TTIP "distruggerà il livello di civiltà che abbiamo conquistato in Europa dopo la seconda guerra mondiale e con esso i diritti dei lavoratori e buona parte della democrazia; contribuirà a centralizzare i capitali e a dividere ulteriormente tra paesi e aree ricche e paesi ed aree deboli", portando "in sé la certezza della guerra commerciale e i germi della guerra guerreggiata."
Un liberismo sfrenato, in sintesi, che soffocherebbe l'economia italiana a favore delle solite lobby in grado di arricchirsi sulla pelle dei cittadini.

http://www.articolotre.com/2014/09/riforme-il-punto-di-vista-della-sinistra-ferrero-renzi-un-fallimento-su-tutta-la-linea-2/

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